Il ricordo di Chiara Lubich a 6 anni dalla morte: in corso le fasi preliminari della
causa di beatificazione
In molte città del mondo ieri è stata ricordata Chiara Lubich, fondatrice del Movimento
dei Focolari, nel sesto anniversario della morte avvenuta a Rocca di Papa il 14 marzo
2008. Celebrazioni di ringraziamento ed eventi di vario tipo sono state occasione
per riflettere sui diversi profili della sua figura e per confrontarsi con la sua
eredità tutta centrata sull’obiettivo della fraternità universale. Di Chiara Lubich
sono in corso le fasi preliminari della causa di beatificazione dopo la richiesta
formale al vescovo di Frascati, mons. Raffaello Martinelli, firmata lo scorso 7 dicembre
dall’attuale presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce. Del significato di
questo traguardo, Gabriella Ceraso ha parlato con la vice postulatrice, Lucia
Abignente:
R. - Il 7 dicembre
era un giorno significativo per noi: ricorreva il 70.mo della consacrazione di Chiara
a Dio. Maria Voce ripeteva che questo atto invitata tutti noi a una santità ancora
più grande, costruendola giorno per giorno. Penso che questo sia corrispondente a
quello che è stato sempre il desiderio di Chiara. Si può dire che Chiara abbia teso
alla santità per tutta la vita. Il desiderio di Chiara non era tanto il guardare alla
santità canonizzata, ma il portare a Dio le persone e semmai parlare di una santità
insieme, di una santità di popolo, di aiutarsi l’un l’altro a far sì che Dio fosse
il tutto della nostra vita.
D. - Nella quotidianità questo che significava?
R.
- Per esempio l’importanza di vivere in pienezza quello che Dio ci chiede, momento
per momento, ma anche di far sì che alla base di tutte le nostre azioni ci sia l’amore
e l’amore scambievole: una caratteristica tipica del cammino di Chiara, che lei ha
voluto vivere anche con persone di altre Chiese, con persone di altre religioni.
D.
- Guardando alla figura femminile di Chiara, alla sua spiritualità, al suo pensiero,
alle sue opere - a suo parere - qual è il contributo che lei può dare o ha dato alla
vita della Chiesa?
R. - La vocazione ad essere Maria, che è stata tipica del
cammino di Chiara. Lei diceva: quando la donna è altra Maria - il che significa vergine,
madre, sposa, ma soprattutto portatrice di Dio - allora la donna può fare molto per
tutti, perché la donna, se è donna, è il cuore dell’umanità. Ripensando a quello che
il Papa diceva nell’Evangelii Gaudium, quando parla di Maria come stella della nuova
evangelizzazione, penso che anche nel comportamento di Chiara ci sia stato sempre
questo stile mariano, che è stato anche la capacità di cogliere i segni di Dio nella
storia. Per cui Chiara è stata attenta alle sfide che venivano, le ha colte e ha dato
una risposta credendo al disegno di Dio sull’umanità e anche una risposta piena di
speranza, piena di fiducia per l’avvenire.
D. - Lei lavora e si occupa del
Centro Chiara Lubich, che è un centro particolare proprio perché custodisce il patrimonio
letterario, ma anche video, audio che riguarda Chiara. Le chiedo se in questi anni
di lavoro sono emersi degli aspetti inediti, che poco si conoscono…
R. - Da
un punto di vista storico, mi sembra che sempre di più emerga la profonda fedeltà
di Chiara a Dio e alla Chiesa. Il che non è stato indolore! Anche se nel corso della
sua vita, Chiara non ha parlato tanto di quanto avesse sofferto. Gli anni dai Cinquanta
fino al ’62 sono stati anni molto intensi di prove: da una parte la certezza che Dio
volesse qualcosa da lei; dall’altra la difficoltà proprio perché donna, che questo
qualcosa di nuovo venisse approvato. Io penso che col tempo questo patrimonio sarà
sempre di più donato a tutti, e anche scoperto. Certamente non è l’unico aspetto,
perché nel patrimonio che lei ci ha lasciato penso che verrà più in luce la dottrina
che riguarda un patrimonio teologico molto forte e anche le varie discipline. Io penso
che siamo ai primi anni, che c’è tutto un percorso da fare e che ci sono tante piste
che riveleranno la grandezza di questo carisma che Dio ha donato al mondo.
Nel
telegramma di cordoglio inviato per il giorno dei funerali di Chiara Lubich, nella
Basilica di San Paolo fuori le Mura, Benedetto XVI riconosceva in lei, tra l’altro,
la testimonianza di un’esistenza “spesa nell’ascolto dei bisogni dell’uomo contemporaneo
in piena fedeltà alla Chiesa e al Papa” ed esprimeva l’auspicio “che quanti l’hanno
conosciuta e incontrata ne seguano le orme mantenendone vivo il carisma”. Sentiamo
al microfono di Adriana Masotti, Joaquin Salzberg, un giovane argentino
impegnato nel Centro mondiale dei Giovani del Movimento:
R. – Nel Movimento
dei Focolari ho trovato un sogno: “Che tutti siano uno” quindi, lo scopo dell’unità,
del mondo unito e questo è qualcosa per cui io voglio vivere e questo è ciò che Chiara
Lubich ha insegnato a tanti. Rispecchia molto anche la mia vita personale perché sono
figlio di padre ebreo e di madre cristiana e questa esperienza del dialogo interreligioso
che Chiara ha sviluppato ha significato nella mia vita questo paradosso: ho conosciuto
il Movimento attraverso mio padre che era ebreo. Io ringrazio Chiara per questo, perché
sono riuscito a vivere tante cose insieme a mio padre, a vivere questa diversità di
credi come una ricchezza che ci fa essere persone migliori e non in conflitto tra
noi, grazie proprio all’ esperienza che Chiara ha portato avanti.
D. – Dopo
la morte di Chiara tutti i membri del Movimento hanno sentito di doversi assumere
una responsabilità maggiore per garantire il proseguimento della sua Opera. Tu come
stai vivendo questa cosa?
R. – Prima di tutto vorrei dire che io Chiara l’ho
incontrata solo una volta, quando avevo otto anni, in Argentina. Da bambino partecipavo
sempre al Movimento dei Focolari insieme ai miei genitori; quando ho compiuto 15 anni
però mi sono allontanato – nell’adolescenza ero un po’ ribelle - ma nel 2008, quando
Chiara è partita per il Cielo, ho sentito subito un sentimento di responsabilità ma
anche di entusiasmo e ho sentito la voglia di lavorare per uno scopo così grande,
ovvero, quello del mondo unito che era il sogno di Chiara, perché era quello di Gesù
e anch’io sento che questo oggi è veramente il mio sogno.
D. – Recentemente
il Movimento ha maturato una convinzione, quella che è necessario aprirsi ancora di
più alle necessità di tutta l’umanità. È un andare a largo in piena sintonia con Papa
Francesco. Come vivi anche da giovane questa dimensione, questa proposta…
R.
– La vivo come una necessità. Mi sembra che sia una cosa logica: se il desidero è
volere un mondo unito, è necessario parlare con tutti, andare verso tutti, specialmente
verso quelli che sono più lontani, così come dice Papa Francesco, come ha fatto Chiara
nella sua vita e come io cerco di fare, e come vorrei riuscire sempre di più. La vivo
veramente come una sfida ma che mi trasmette tanto entusiasmo.
D. – Il fascino
dei primi tempi del Movimento, a Trento, quello di una vita semplice basata solo sul
Vangelo… I giovani di oggi del Movimento sentono questo fascino di mettere in pratica
le parole di Gesù?
R. – E’ un’esperienza sempre forte quando ti rendi conto
che ciò che è stato scritto tantissimo tempo fa può essere una cosa da vivere anche
oggi e che offre tante opportunità per una vita piena. Ci sono tante esperienze che
ho fatto e che fanno tanti altri giovani del Movimento sul vivere il Vangelo.
D.
– Quale volto, quale immagine di Dio ti si è svelato grazie alla spiritualità di Chiara?
R.
– Ciò che Chiara mi ha mostrato è in realtà quanta curiosità devo avere verso Dio,
quanta curiosità nel poter conoscerlo, nel poter arrivare sempre di più a ciò che
Lui è. Uno dei punti più forti di cui ci parlava Chiara era “Dio Amore”: l’altro giorno
riguardavo un video dove Chiara ci presentava la figura di Dio come “Amore”, Dio che
ci ama immensamente. Questa è una realtà che ti riempie di gioia e ti fa capire veramente
quanto uno deve vivere questo amore nella sua vita personale. Come Dio ci ama immensamente,
così io sento che devo amare immensamente tutti, tutta l’umanità.