Crisi siriana. In tre anni di conflitto oltre 140mila morti
Oltre 140 mila morti, nove milioni di siriani (poco meno della metà dell'intera popolazione)
colpiti dal conflitto, 5 milioni e mezzo di bambini minacciati dalla guerra: sono
solo alcuni dei dati relativi alla tragedia del conflitto siriano. Il 15 marzo di
3 anni fa, il primo corteo di protesta a Damasco e la massiccia manifestazione anti-regime
a Daraa. La protesta si allarga e viene repressa nel sangue. Da lì, l’escalation
di violenze. In queste ore il rappresentante speciale delle Nazioni Unite in Siria,
Brahimi, chiede un "terzo round di negoziati". Lo fa accusando Damasco di aver frenato
il processo di pace e avvertendo: se Damasco organizza le elezioni presidenziali mette
a serio rischio qualunque trattativa di pace tra regime e opposizioni. E alla vigilia
del terzo anniversario, parlamentari e organizzazioni non governative della Rete della
pace, ieri e oggi a Roma, fanno il punto sulla situazione in Siria sotto il profilo
umanitario, civile e strategico, chiedendo alla politica di agire contro il commercio
delle armi. C’era per noi Gabriella Ceraso:
Un anno di rivoluzione
vera e due di guerra civile hanno significato, in Siria, nove milioni di vittime e
il naufragio del sogno di giustizia e libertà che ha animato le prime manifestazioni
di piazza. E' il quadro tratteggiato dalla Rete della Pace, che da voce alle associazioni
attive nel Paese arabo e agli esponenti della società siriana che chiedono aiuto:
non anestetizzarsi di fronte alle violenze, dicono, ma impegnarsi nonostante lo stallo
diplomatico del dopo-Ginevra 2, con l'accoglienza dei rifugiati, con l'assistenza
umanitaria, con la richiesta del cessate-il-fuoco. Sergio Bassoli è coordinatore
della Rete della Pace:
"Le iniziative della società civile durante la guerra
della ex-Jugoslavia ci insegnano che la democrazia dal basso e che la mobilitazione
possono veramente condizionare in positivo la fine dei conflitti e le soluzioni politiche.
Quindi, in questo solco che è molto stretto, cerchiamo di muoverci".
Un
impegno che porta avanti, per esempio, l'associazione "Un ponte per", come spiega
Domenico Chirico:
"E' importante sostenere tutti quei gruppi che
stanno cercando di costruire risposte alternative e di pace, come la rete non violenta
di associazioni siriane, come le radio libere e anche noi, come società civile italiana,
stiamo cercando di dialogarci".
Supportare le forze siriane che aspirano
alla pace è importante quanto accompagnare la costruzione di un tessuto civile, in
Siria. Ma oggi l'impegno fondamentale è anche fermare il commercio di armi, mai diminuito.
Giuseppe Schiavello, della Campagna mine:
"Ci sarà una condizione
disastrosa anche da inquinamento di ordigni esplosivi che continueranno a mietere
vittime anche quando, forse, questo conflitto si fermerà".