Un anno con la Chiesa missionaria di Francesco: il vangelo non è ideologia
"C'è stato un anno
di pace, un anno di festa per la grande novità. Ma ora si incominciano a vedere le
prime critiche nei suoi confronti, opposizioni che sono destinate a crescere". Luigi
Accattoli, vaticanista di lungo corso, ha appena dato alle stampe il volume
'Il vescovo di Roma - Gli esordi di Papa Francesco' (Edizioni Dehoniane
Bologna). Nel giorno in cui ricorre l'anniversario dell'inizio del pontificato
del primo Papa latino-americano della storia, riflette sui segni di novità del suo
magistero di gesti e parole. "Papa Francesco ha cambiato la figura papale, spogliandosi
da elementi ricevuti dalla tradizione, per farsi missionario. Un missionario vestito
di bianco che vuole andare alle periferie dell'universo. Poi, viene il suo programma
di riforme e soprattutto l'indicazione che la Chiesa deve uscire dai confini delle
sue istituzioni e incontrare l'uomo, badando di meno alla difesa degli spazi conquistati.
E questa è una novità di grande portata, superiore al cambio di immagine". Ma,
secondo Accattoli, il programma di 'una Chiesa povera per i poveri' non è una buona
notizia per l'occidente. "Fino ad oggi, vedendo che depotenzia i conflitti ideologici
con la contemporaneità si è pensato che il Papa potesse andare a braccietto con il
Nord del mondo. E' un'impressione sbagliata. Lui evita il conflitto perché vuole che
la Chiesa sia libera da questo peso per poter essere missionaria. E' convinto che
se la Chiesa impegasse tutte le sue forze a scontrarsi con la modernità non svolgerebbe
più la sua missione. Missione che porta la Chiesa alla scelta di campo per l'umanità
povera e che si trasforma quindi in un atto d'accusa per la società del benessere".
Secondo Accattoli, una delle novità più vive del pontificato di Bergoglio è inoltre
l'invito a non fare del vangelo un'ideologia. "In una situazione pluralista e secolarizzata,
qual è quella di quasi tutto il mondo, predicare una dottrina pre-confezionata, che
mette in primo piano i valori non-negoziabili, significa presentarsi come un'agenzia
che propone una visione antropologica con cui cerca di condizionare il dibattito pubblico.
I cristiani, invece, secondo Papa Francesco, devono andare prima di tutto a predicare
Cristo, il 'kerygma', il mistero dell'incarnazione, morte e resurrezione di Gesù.
Tutto il resto verrà dallo sviluppo e dall'approfondimento di questo". In studio
con noi, a un anno dall'inizio del Pontificato di Francesco, anche Elisabetta
Piqué, corrispondente da Roma e dal Vaticano per il quotidiano argentino La Nación,
autrice del libro 'Francesco, Vita e rivoluzione', (Lindau).
"Sono sicura che la coincidenza tra questo anniversario e il ritiro spirituale a cui
Bergoglio sta partecipando ad Ariccia, sia per lui davvero perfetta. E' una persona,
infatti, che non ama stare sotto i riflettori, pur essendo cosciente dell'importanza
dei media". "Quando lo intervistai per la prima volta nel 2001, faticò un po' a vincere
la sua timidezza. Ma quando iniziò a parlare mi resi conto che ogni sua risposta era
semplice e diretta come un titolo di giornale". "Oggi l'Argentina vive questo anniversario
con l'orgoglio di un Paese alla fine del mondo che, questa volta, non ha esportato
semplicemente un calciatore o una velina, ma ha dato al mondo un Papa che ha aperto
un capitolo nuovo nella vita della Chiesa, diventando un leader spirituale mondiale.
Ma allo stesso tempo a Baires sentono molto la mancanza di un arcivescovo così vicino
ai preti 'curas villeros', quelli che entrano nelle baraccopoli, anche se oggi in
città ci sono preti bravissimi che portano avanti i suoi insegnamenti. E sentono la
mancanza di un vescovo che aveva un ruolo così importante anche dal punto di vista
politico. La presidente Kirchner lo definì un giorno il 'vero rappresentante dell'opposizione'
". (a cura di Fabio Colagrande)