Ue e Usa promettono sanzioni alla Russia sulla crisi in Crimea. Mosca: non vogliamo
la guerra
In apertura la crisi in Ucraina. Ue e Usa studiano misure dure contro le violazioni
della Russia in Crimea e chiedono al Cremlino di fermare ogni possibile azione militare.
L’ambasciatore di Mosca all’Onu però assicura: “non vogliamo una guerra”. Alessandro
Guarasci:
Un conflitto
militare non è un’opzione, assicurano tutti. Ma comunque l’Occidente procede verso
le sanzioni contro la Russia. Dura la Cancelliera tedesca Merkel e anche la Corte
dei diritti dell'uomo di Strasburgo ammonisce Mosca a fermare azioni militari. Nel
corso del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il premier ad interim dell’Ucraina Iatseniuk
usa toni duri: "Il mio Paese è stato aggredito senza motivo da uno Stato vicino, e
questo è inaccettabile nel ventunesimo secolo". L’ambasciatore russo al Palazzo di
Vetro cerca di rassicurare: “Mosca non vuole una guerra, e nemmeno i russi”. E Putin
aggiunge che la crisi non è stata voluta da . Parole che non convincono, tanto che
gli Stati Uniti preparano una risoluzione Onu contro la secessione della Crimea che
dovrebbe essere sancita domenica in un referendum. Il segretario di Stato americano,
John Kerry, parlando al Congresso, afferma che già lunedi saranno intrapresi “passi
seri”, ma, secondo il Wall Street Journal, Washington si limiterebbe a fornire a
Kiev razioni militari, mentre il governo ucraino avrebbe chiesto armi e munizioni.
Sul terreno la situazione rimane tesa: nell'est russofono dell’Ucraina, due manifestanti
sono stati uccisi ieri sera in scontri tra filo-russi e pro-Kiev.
Sulle reazioni
occidentali a quanto sta accadendo in Ucraina, Debora Donnini ha sentito Marco
Di Liddo, analista del Centro Studi Internazionali, esperto dell’area ex-sovietica
e Balcani:
R. – La reazione
occidentale, com’è stata annunciata sin dall’inizio della crisi ucraina, è una reazione
che si basa sulla combinazione di condanne formali e, molto probabilmente, di sanzioni
economiche. Il rischio è che anche la Russia possa rispondere a queste sanzioni con
altre sanzioni, innescando un meccanismo a domino, che potrebbe avere effetti deleteri
sia sull’economia russa sia sull’economia occidentale. Il lato positivo è senz’altro
l’esclusione di qualsiasi escalation militare, che permetta quindi, almeno dal punto
di vista delle vite umane e della tutela della pace in Europa, di smorzare un po'
i toni.
D. – Per la prima volta, a livello ufficiale russo, è stato ammesso
che Mosca ha inviato le sue truppe in Crimea, in caso di attacco armato da parte delle
forze ucraine durante il referendum di domenica e, dall’altra parte, il Parlamento
ucraino ha approvato all’unanimità la proposta di creazione di una Guardia nazionale,
composta da 60 mila volontari. Lei quali scenari vede profilarsi domenica?
R.
– Innanzitutto, il governo ucraino ha dichiarato che non eserciterà alcuna opzione
militare contro la Crimea. Naturalmente la formazione di una Guardia nazionale è stata
concepita come forma di difesa contro un’ipotetica azione militare russa più estesa
e più profonda, non solo in Crimea, ma nel resto del territorio ucraino e, soprattutto,
è stata concepita sull’onda anche emotiva degli ultimi eventi in Crimea. Il referendum
che si terrà in Crimea, che solleva preoccupanti questioni sulla sua legalità sia
interna che internazionale, sicuramente darà vita a molte polemiche, perché si tratta
di un’azione unilaterale, sostenuta da un Paese esterno come la Russia e che assolutamente
divide sia il fronte ucraino sia quello internazionale.
D. – Il presidente
del parlamento locale della Crimea, Konstantinov, ha detto che i giacimenti del Mar
Nero e del Mar d’Azov di proprietà di Kiev entreranno in possesso della Repubblica
di Crimea e se ne occuperà la Russia e Gazprom. Quanto pesa la questione del gas in
quello che sta succedendo, secondo lei?
D. – Le dinamiche economiche ed energetiche
sono assolutamente primarie per quanto riguarda lo scenario della Crimea. La Crimea
è importante per la Russia dal punto di vista economico e dal punto di vista strategico
militare. Questa dichiarazione da parte delle autorità della Crimea è assolutamente
coerente rispetto alla loro volontà secessionista ed indipendentista, perché nel caso
in cui intendano costituirsi come Stato indipendente o come nuovo soggetto all’interno
della Federazione Russa, automaticamente avranno delle rivendicazioni sulle risorse
energetiche. L’impatto sull’economia ucraina potrebbe essere considerevole, anche
perché l’Ucraina non è un Paese che ha ingenti risorse energetiche convenzionali.