2014-03-12 15:19:45

Ue e G7 insieme contro l'annessione della Crimea alla Russia. Barroso: no a guerra fredda


“Cessare ogni sforzo per l’annessione della Repubblica autonoma di Crimea che viola la carta dell’Onu. Pena, una reazione collettiva”. Questo il cuore della dichiarazione congiunta dei Paesi del G-7 e dell’Unione europea sulla crisi ucraina. ”Qualunque referendum in Crimea non avrebbe alcun effetto legale e non sarebbe riconosciuto”, si legge nel comunicato che sottolinea anche l'intimidazione della presenza delle truppe della Russia nella penisola. Già in mattinata Bruxelles pur respingendo l’idea di una nuova guerra fredda, aveva raccomandato alla Russia di accettare l'idea che i Paesi decidano da soli le loro relazioni. Oggi intanto alla Casa Bianca è atteso il premier ad interim ucraino Yatseniouk che vuole ottenere aiuto e sostegno americano nella questione della Crimea. A questo punto quanto spazio resta per la trattativa diplomatica e quanto è credibile l’ipotesi di una guerra fredda? Gabriella Ceraso ne ha parlato con Alessandro Politi analista politico e strategico: RealAudioMP3

R. – Lo spazio per la trattativa, se proprio la follia collettiva non crea danni irreparabili, c’è e come. Perché, alla fine, stiamo facendo di una questione secondaria un casus belli. Non si può pensare che un accordo di associazione, quindi con scarsissimo valore politico ed economico, diventi una posta in gioco così importante. Non si può pensare che un governo di fatto, per quanto sostenuto da una parte importante dell’opinione pubblica ucraina, sia un governo legittimato da delle elezioni. Poi ci sono naturalmente delle esigenze primarie. Ma se si evitano irrigidimenti fuori luogo e tentativi egemonici o neoimperialistici – forse – si riesce a trovare una soluzione ragionevole.

D. – E nel cammino della diplomazia, questa dichiarazione oggi congiunta Unione Europea-G7, questo parlare ad una voce a Mosca, dopo che già ieri sono arrivati degli aiuti economici, almeno promessi, lei come lo legge in questo scacchiere di mosse internazionali?

R. – Io credo che le parole di Barroso siano delle parole di carattere politico, però poi la politica viene misurata in base a quello che si è realmente disposti a fare. E se l’impegno sono 11 miliardi – di cui uno soltanto statunitense – mi pare francamente poco. Ma c’è anche il problema che noi abbiamo la necessità di essere solidali con i nostri Paesi partner dell’Unione Europea, che sono sotto attacco finanziario.







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