Terra dei Fuochi: mappate dal governo le aree interdette all'uso agricolo
Il 2% delle aree mappate dal governo nella Terra dei Fuochi, tra le province di Napoli
e Caserta, ha subìto sversamenti e smaltimenti abusivi. Sette i siti ad altissimo
rischio. Questi i dati dello studio congiunto dei Ministeri di Agricoltura, Salute
e Ambiente, presentati a Palazzo Chigi. Al termine della relazione, è stato firmato
anche il decreto interministeriale per le misure di prevenzione e azione sul territorio.
Per noi c’era Elvira Ragosta:
Cinquantasette
in totale i comuni a rischio, 33 nella Provincia di Napoli e 24 nel casertano. La
vendita dei loro prodotti sarà per il momento vietata. Per garantire salute e sicurezza
alimentare degli abitanti delle zone a rischio, entro 90 giorni verranno effettuate
le indagini per indicare i terreni interdetti alla produzione alimentare e quelli
con capacità fitodepurative, nei quali saranno ammesse colture diverse da quelle agroalimentari.
Il generale della Guardia di Finanza, Giovanni Mainolfi, coordinatore dello
studio per l’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura:
R. – I consumatori possono
stare assolutamente tranquilli, perché tutto quello che riguarda questi territori
sarà interdetto all’uso agricolo. Questo significa che su quei territori non si potrà
produrre niente e quindi nulla di inquinato potrà arrivare sulle nostre tavole.
D.
– Il fatto che solo il 2 per cento della Terra dei Fuochi al momento risulta assolutamente
pericolosa nelle indagini effettuate dai tre ministeri non significa comunque che
potrebbero esserci dei dati molto preoccupanti in altre zone campane?
R. –
Non solo in altre zone campane… Io credo che di dati come quelli che sono venuti fuori
in Campania ce ne sono probabilmente in tutto il territorio nazionale. Questa indagine
sarà un modello che verrà esportato in ogni regione. Forse le sorprese saranno notevoli,
perché la Terra dei Fuochi – diciamo - è sulla bocca di tutti, ma io credo che ci
siano altri territori nel nostro Paese: e quando io dico “io credo”, penso a qualcosa
di concreto. Ci sono altre situazioni che hanno qualche problema e che oggi non sono
attenzionate.
D. – E siete già in azione su questi altri campi?
R. –
No! Aspettiamo che ci sia uno strumento normativo, che disponga l’estensione di questo
tipo di attività ad altri territori, ad altri ambiti del territorio nazionale.