2014-03-11 15:31:49

Taglio delle tasse, il governo trova le copertura. Per l'Istat lieve crescita del Pil


IL governo ha annunciato di aver trovato le coperture per tagliare le tasse di 10 miliardi. L’intervento dovrebbe essere messo a punto nel consiglio dei ministri di domani. Per l’Istat, nel 2012 il valore medio del cuneo fiscale e retributivo per i lavoratori dipendenti e' stato pari al 49,1% del costo del lavoro.
E nel quarto trimestre 2013, il Pil italiano è salito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, mentre risulta ancora negativo su base annua. Lo ha rilevato ieri l’Istat. Si tratta del primo segno positivo dopo oltre due anni e rappresenta perciò la prima boccata d'ossigeno per l'economia del Paese. Quanto alle previsioni, l’Ocse calcola una crescita del Pil dello 0,7% nel primo trimestre del 2014, ma un rallentamento nel secondo. Intanto, dalla Confesercenti arriva il dato più allarmante degli ultimi 40 anni: la chiusura di 29 mila imprese tra gennaio e febbraio con Roma "maglia nera" per il peggior risultato. Adriana Masotti ha intervistato l’economista Alberto Quadrio Curzio, vicepresidente dell’Accademia dei Lincei: RealAudioMP3

R. – C’è un sintomo di inversione di tendenza ed è questo dato del Pil. Naturalmente, se guardiamo le previsioni su base annuale per il 2014 il nostro Pil cresce molto poco – ovvero, dello 0,6% come previsione – a fronte di un 1,2% dell’Eurozona che è comunque il doppio. Sappiamo inoltre che i dati sulla nostra disoccupazione sono molto pesanti: circa come quelli dell’Eurozona, intorno al 12,5%, tuttavia quelli dell’Eurozona tenderanno a diminuire nel 2015-2016, mentre in base alle previsioni attuali per quelli italiani non è prevista nessuna diminuzione significativa. Quindi, qualche spiraglio c’è, ma allo stesso tempo non dobbiamo pensare che la crisi sia finita.

D. – Infatti, c’è attesa per le stime sul primo trimestre del 2014 che, se fossero positive, potrebbero ufficializzare l’uscita dalla recessione…

R. – Esattamente, è vero. L’uscita dalla recessione sì, però in base a valutazioni che sono certamente individuali e non oggettivate nell’analisi scientifica. Fin quando il nostro Paese non ritornerà sopra l’1%, non si può considerare che la crisi sia superata.

D. – Invece, c'è l’altro dato negativo che emerge oggi dalla Confesercenti. Si tratta dell’emorragia di imprese che ha colpito tutto il suolo nazionale: quindi, il saldo negativo tra le imprese che quest’anno hanno chiuso e quelle che hanno aperto i loro battenti…

R. – Questo è un dato importante ed è un dato drammatico. Il saldo negativo è enorme – anche solo di esercizi commerciali che sono il punto terminale della catena che intercorre tra produttori e consumatori – ed è molto difficile quando queste desertificazioni hanno luogo, ricostituire poi la “coltivazione” nel senso di un parallelo agrario perduto. È difficile perché ci sono fenomeni di disaffezione, di scoraggiamento che vanno anche oltre nel tempo al fatto meramente materiale di chiudere un esercizio. Obiettivamente, la nostra crisi, che in sei anni ha fatto perdere nove punti percentuali di Pil, è una crisi molto pesante. Siamo stati costretti a manovre correttive molto forti per via del nostro debito pubblico, ma questo ci spinge anche a dire che l’Europa non ha adeguatamente riflettuto su tutta la questione e se vuole ritrovare se stessa deve ritrovare anche la via della crescita.

D. – La crisi ha colpito anche il settore turistico e Roma, che vive sul turismo, risulta essere la città più colpita. Questo vuol dire anche disoccupazione e maggiore degrado…

R. – Non c’è dubbio che sia così. Roma ha potuto resistere entro limiti accettabili a una crisi pesante perché è anche un punto di coagulo del popolo cattolico che si reca a Roma per ragioni religiose. Se però non ci fosse stata quella forza di attrazione connotata da valenze religiose il fattore turistico, nel senso vero senso della parola, non sarebbe stato certamente sufficiente ad attenuare una crisi.

Ultimo aggiornamento: 12 marzo







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