Taglio delle tasse, il governo trova le copertura. Per l'Istat lieve crescita del
Pil
IL governo ha annunciato di aver trovato le coperture per tagliare le tasse di 10
miliardi. L’intervento dovrebbe essere messo a punto nel consiglio dei ministri di
domani. Per l’Istat, nel 2012 il valore medio del cuneo fiscale e retributivo per
i lavoratori dipendenti e' stato pari al 49,1% del costo del lavoro. E nel quarto
trimestre 2013, il Pil italiano è salito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente,
mentre risulta ancora negativo su base annua. Lo ha rilevato ieri l’Istat. Si tratta
del primo segno positivo dopo oltre due anni e rappresenta perciò la prima boccata
d'ossigeno per l'economia del Paese. Quanto alle previsioni, l’Ocse calcola una crescita
del Pil dello 0,7% nel primo trimestre del 2014, ma un rallentamento nel secondo.
Intanto, dalla Confesercenti arriva il dato più allarmante degli ultimi 40 anni: la
chiusura di 29 mila imprese tra gennaio e febbraio con Roma "maglia nera" per il peggior
risultato. Adriana Masotti ha intervistato l’economista Alberto Quadrio
Curzio, vicepresidente dell’Accademia dei Lincei:
R. – C’è un
sintomo di inversione di tendenza ed è questo dato del Pil. Naturalmente, se guardiamo
le previsioni su base annuale per il 2014 il nostro Pil cresce molto poco – ovvero,
dello 0,6% come previsione – a fronte di un 1,2% dell’Eurozona che è comunque il doppio.
Sappiamo inoltre che i dati sulla nostra disoccupazione sono molto pesanti: circa
come quelli dell’Eurozona, intorno al 12,5%, tuttavia quelli dell’Eurozona tenderanno
a diminuire nel 2015-2016, mentre in base alle previsioni attuali per quelli italiani
non è prevista nessuna diminuzione significativa. Quindi, qualche spiraglio c’è, ma
allo stesso tempo non dobbiamo pensare che la crisi sia finita.
D. – Infatti,
c’è attesa per le stime sul primo trimestre del 2014 che, se fossero positive, potrebbero
ufficializzare l’uscita dalla recessione…
R. – Esattamente, è vero. L’uscita
dalla recessione sì, però in base a valutazioni che sono certamente individuali e
non oggettivate nell’analisi scientifica. Fin quando il nostro Paese non ritornerà
sopra l’1%, non si può considerare che la crisi sia superata.
D. – Invece,
c'è l’altro dato negativo che emerge oggi dalla Confesercenti. Si tratta dell’emorragia
di imprese che ha colpito tutto il suolo nazionale: quindi, il saldo negativo tra
le imprese che quest’anno hanno chiuso e quelle che hanno aperto i loro battenti…
R.
– Questo è un dato importante ed è un dato drammatico. Il saldo negativo è enorme
– anche solo di esercizi commerciali che sono il punto terminale della catena che
intercorre tra produttori e consumatori – ed è molto difficile quando queste desertificazioni
hanno luogo, ricostituire poi la “coltivazione” nel senso di un parallelo agrario
perduto. È difficile perché ci sono fenomeni di disaffezione, di scoraggiamento che
vanno anche oltre nel tempo al fatto meramente materiale di chiudere un esercizio.
Obiettivamente, la nostra crisi, che in sei anni ha fatto perdere nove punti percentuali
di Pil, è una crisi molto pesante. Siamo stati costretti a manovre correttive molto
forti per via del nostro debito pubblico, ma questo ci spinge anche a dire che l’Europa
non ha adeguatamente riflettuto su tutta la questione e se vuole ritrovare se stessa
deve ritrovare anche la via della crescita.
D. – La crisi ha colpito anche
il settore turistico e Roma, che vive sul turismo, risulta essere la città più colpita.
Questo vuol dire anche disoccupazione e maggiore degrado…
R. – Non c’è dubbio
che sia così. Roma ha potuto resistere entro limiti accettabili a una crisi pesante
perché è anche un punto di coagulo del popolo cattolico che si reca a Roma per ragioni
religiose. Se però non ci fosse stata quella forza di attrazione connotata da valenze
religiose il fattore turistico, nel senso vero senso della parola, non sarebbe stato
certamente sufficiente ad attenuare una crisi.