Spagna. Il card. Rouco Varela a 10 anni dagli attentati di Madrid: "Senza perdono
non c'è pace"
Madrid, 11 marzo 2004, ore 7.36: dieci zaini imbottiti di esplosivo deflagrano in
sequenza su quattro treni regionali. La stazione di Atocha diventa il simbolo della
strage terroristica che provoca 191 morti ed oltre 2mila feriti. Dieci anni dopo,
il card. Antonio Maria Rouco Varela, arcivescovo della capitale iberica, ha celebrato
ieri mattina una Messa in suffragio delle vittime, nella cattedrale dell’Almudena.
Nella sua omelia, il porporato ha sottolineato “l’odio ed il disprezzo per
la persona umana” che hanno causato quegli attentati “di raffinata crudeltà”; ma al
contempo, il card. Rouco Varela ha evidenziato che “senza un pentimento profondo e
radicale non potranno esserci mai strumenti o autori di percorsi di vera giustizia
e pace”. “Non sappiamo esattamente – ha continuato il presidente dei vescovi spagnoli
– quali furono i propositi ultimi di coloro che idearono, programmarono ed eseguirono
gli attentati di Atocha; ma quello che risulta chiaro è che non riuscirono a neutralizzare
né ad annullare i frutti dell’umanità redenta” da Cristo.
Quindi, il porporato
ha ricordato che in quei giorni di dieci anni fa “l’amore trionfava sull’odio, la
vita sulla morte, la fiducia in Cristo morto e resuscitato aveva la meglio su un sentimento
umano di impotenza”, a riprova che “il terrorismo poteva essere sconfitto”, anche
grazie ai tanti episodi di “aiuto eroico e amore fraterno” che si verificarono in
città. “Per coloro che credono – ha aggiunto il card. Rouco Varela – la morte non
è un enigma indecifrabile” ed è per questo che gli attentati dell’11 marzo 2004 possono
insegnare due cose: ad essere “sempre aperti al perdono” ed a “costruire la comunità
politica e la convivenza sociale sui fondamenti etici dei diritti fondamentali della
persona umana, del rispetto e della promozione della sua dignità e dell’unità solidale
tra tutti i cittadini”. Infine, il porporato ha esortato “alla preghiera perseverante”,
definendola “un fattore imprescindibile per un futuro di rinnovamento profondo del
popolo spagnolo”. (A cura di Isabella Piro)