Padre Lombardi: da Papa Francesco grande impulso per una Chiesa in cammino
Tanti i commenti, in questi giorni, in vista del primo anniversario di Pontificato
di Papa Francesco che ricorrerà domani, 13 marzo. Un anno intensissimo, che ha suscitato
una rinnovata attenzione alle questioni ecclesiali anche dei cosiddetti lontani. Ascoltiamo,
in proposito, la riflessione del direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico
Lombardi, al microfono di Sergio Centofanti:
R. – La cosa
principale di questo primo anno è certamente la grande attenzione, la grande attrazione
della gente - dico la gente, per dire non solo i cattolici praticanti, ma tutte le
persone di questo mondo – la grande attenzione per questo Papa, per il suo messaggio.
E’ qualcosa che penso e spero sia radicato molto profondamente nel cuore delle persone,
che si sono sentite toccate da una parola di amore, di attenzione, di misericordia,
di vicinanza, di prossimità, in cui attraverso l’uomo, il Papa, è l’amore di Dio che
arriva. Io ricorderei un certo numero di episodi, che sono rimasti per me particolarmente
toccanti nel corso di quest’anno. Naturalmente la prima comparsa alla loggia della
Basilica di San Pietro, con tutto quello che ricordiamo e che ha rappresentato, è
indimenticabile. Poi, ricordo la lavanda dei piedi ai giovani nel carcere il Giovedì
Santo, nel pomeriggio. Ricordo il viaggio a Lampedusa, con la sua grande intensità
di vicinanza alle persone più dimenticate e abbandonate e a coloro che sono morti
nel viaggio della speranza e del dolore verso un futuro migliore. Ricordo la Giornata
mondiale della gioventù a Rio, il grande incontro della gioventù mondiale, in particolare
latinoamericana, con il Papa nel loro continente. Ricordo Assisi. Ricordo il documento
programmatico – diciamo così – l’Esortazione apostolica, Evangelii Gaudium, in cui
abbiamo veramente il cuore del Papa articolato in un modo molto chiaro, molto ampio,
come programma del suo Pontificato. E poi il Concistoro del mese di febbraio. Queste
tappe ci dicono quanto sia stato intenso quest’anno e quanti aspetti siano stati toccati,
quanti incontri siano avvenuti.
D. – Il Papa vuole una Chiesa in uscita, parla
di riforme strutturali necessarie. Come sta cambiando la Chiesa?
R. – La Chiesa
mi appare veramente come un popolo in cammino. Questa è la cosa più caratteristica:
un senso di grande dinamismo. Il Papa ha dato un grande impulso e cammina con una
Chiesa che cerca la volontà di Dio, che cerca la sua missione nel mondo di oggi per
il bene di tutti, andando veramente verso le periferie, verso i confini del mondo.
Il Papa ha parlato spesso dei pastori che sono davanti, dentro, dietro il gregge,
per aiutarlo a camminare, a trovare la sua strada. Mi sembra che egli sia veramente
così e invita anche tutta la Chiesa ad essere in cammino. C’è un senso forte di dinamismo,
che si riscontra in particolare nell’itinerario sinodale, questo lungo cammino di
un paio di anni, in cui la Chiesa riflette su un punto centrale dell’esperienza umana
e cristiana, che è appunto la famiglia.
D. – Papa Francesco guarda molto ai
lontani e scuote molto i vicini...
R. – Certamente, perché Dio guarda tutti.
Quindi è riuscito a far capire che l’interesse di Dio, il suo sguardo, è per tutte
le sue creature, per tutte le persone del mondo e nessuno è dimenticato. Questo è
un punto estremamente importante e non l’ha inventato Papa Francesco evidentemente.
E’ riuscito, però, a darne un senso molto forte e tantissime persone lo hanno capito.
Manifestazioni di attenzione, quindi, che vengono da sedi, da organi di stampa non
abituali, significano che il suo messaggio è arrivato. E naturalmente tutti dobbiamo
essere in cammino, quindi anche le persone che magari si sentivano più tranquille
o più stabili, stabilizzate nella loro condizione, si sentono coinvolte da questa
grande missione. Anche questo ha certamente un aspetto positivo.
D. – Quali
immagini significative del primo anno di Pontificato le vengono in mente?
R.
– Mi vengono in mente soprattutto le udienze generali del mercoledì: il Papa che passa
attraverso la gente, il Papa che saluta, sorride, incontra e in particolare che si
sofferma con i malati. Questa sua scelta precisa, che i malati sono i primi che egli
saluta dopo avere terminato la sua catechesi, scendendo dal sagrato e andando dove
sono loro, mi sembra molto significativo. Ecco, chi soffre e chi è debole ha una priorità
nel cuore del Papa e della Chiesa, perché ha una priorità nel Vangelo.
D.
– Che cosa significa essere il portavoce di Papa Francesco?
R. – Mi sembra
che sia molto bello il fatto che il protagonista sia il Papa stesso, cioè chi parla
e chi interessa la gente con le sue parole, chi colpisce con le sue formulazioni,
è lui stesso, non ha bisogno di una particolare mediazione. Questa mi sembra un’esperienza
molto positiva. E’ quello che ho sempre anche un po’ desiderato: che il Papa arrivi
direttamente senza distanze, senza ostacoli al cuore delle persone con le sue parole.
Il portavoce, chiamiamolo così, il direttore della Sala Stampa, dà delle informazioni
che, però, sono più informazioni di contorno, di carattere organizzativo, di decisioni
che vengono prese e sono anche importanti, ma quella che è la parola del Papa per
la gente, per il mondo, per la Chiesa arriva direttamente a loro. Questo a me sembra
molto bello e fondamentale.