Esercizi spirituali. Mons. De Donatis: l'uomo liberato da Cristo per arrivare all'amore
misericordioso di Dio
“L’uomo è come un melograno: all’interno ha tanti piccoli semi carnosi, tanti quanti
sono gli elementi del creato. Dio li ha messi tutti insieme in un impasto, sul quale
ha poi effuso il soffio della vita. Mentre ieri mattina — in apertura della terza
giornata di esercizi spirituali per Papa Francesco e la Curia romana nella casa Divin
Maestro ad Ariccia — mons. Angelo De Donatis offriva quest’immagine della creazione
dell’uomo, ha mostrato proprio un bel frutto di melograno, maturo e compatto, quasi
a rendere l’idea della bellezza della creatura umana”. Lo riporta l’Osservatore Romano.
Si tratta però di una bellezza che è destinata a disfarsi se si impedisce “all’amore
misericordioso” di Dio “di penetrare in profondità”, perché allora accade che ognuno
di quei piccoli semi “colto dalla voglia di autoaffermazione, cerca di espandersi
in un confronto dispotico con gli altri, sino a provocare l’esplosione e dunque la
disintegrazione del frutto”. Una metafora usata per spiegare l’effetto del male che
si impadronisce dell’uomo. Mons. De Donatis – ricorda ancora l’Osservatore Romano
- “si è riferito inizialmente al racconto dell’incontro di Gesù con l’indemoniato
narrato dall’evangelista Marco, del quale ha riproposto i momenti salienti”: il dialogo,
la domanda di Gesù per conoscere quale fosse il suo nome; il definirsi “legione” da
parte del demone, a indicare un numero enorme di coloro che avevano preso possesso
di quell’uomo; “la loro richiesta di essere almeno trasferiti tutti nel branco di
porci che era lì nei pressi e che, una volta ottenuto da Gesù il consenso, hanno fatto
impazzire sino a provocarne il suicidio di massa per affogamento nel mare”. Mons.
De Donatis ha spiegato che l’episodio, “per la reazione dei proprietari dei maiali
ci avvicina a quanto accade oggi nel mondo”: “nessuno, narra Marco, si accorse di
quel giovane che, liberato dal demone, tornava alla vita, perché erano piuttosto preoccupati
del danno economico provocato dalla morte di quei duemila maiali, al punto da cacciare
Gesù” . Dunque “un’ideologia economica ha impedito a quegli uomini di incontrare Gesù”.
“Di fronte all’ideologia economica pagana, si pone la religione”, ha ricordato mons.
De Donatis sottolineando che Gesù caccia il demone e l’uomo si ritrova “liberato da
Cristo”. “Dio l’ha salvato” perché arrivasse al Suo amore misericordioso. “E per
arrivare a questo amore, ha avvertito mons. De Donatis, abbiamo bisogno dell’aiuto
dello Spirito Santo”: “non servono infatti le nostre opere per arrivare a Dio”, quello
“che è necessario è l’essenzialità dell’amore in Cristo”. La meditazione di lunedì
pomeriggio era stata invece dedicata in gran parte “al rapporto tra opere dell’uomo
e grazia di Dio”, riferisce ancora l’Osservatore Romano. E mons. De Donatis “aveva
ricordato in particolare che il nostro compito non è far vedere al mondo cosa fa la
Chiesa, cosa fanno i preti, cosa fanno i cristiani, ma far vedere che cosa Dio fa
attraverso di noi. Quando invece mettiamo in primo piano il nostro impegno, le nostre
opere, allora rischiamo di diventare mondani”.