"Andare verso le
periferie esistenziali significa vivere nel mondo, a contatto di tutti. Significa
uscire per andare incontro a chi ha più bisogno di aiuto, solidarietà e amore. Dietro
questa necessità c'è soprattutto la nuova esigenza di evitare ogni esclusione. Un
tempo si parlava di lotta sociale, fra lavoratori e padroni. Oggi, la sofferenza più
forte nel mondo è quella di chi viene escluso da un sistema che non perdona, che non
accetta debolezze e inferiorità. La periferia, sia sul piano urbanistico che su quello
esistenziale, è frutto proprio del 'mettere da parte', del non accettare l'eguaglianza".P. Fabrizio Valletti sj, Superiore della comunità dei Gesuiti di Scampia (Napoli)
e collaboratore della rivista Popoli commenta così uno dei concetti chiave del magistero
di Papa Francesco. Proprio per iniziativa del magazine internazionale dei gesuiti
popoli, il 12 marzo a Milano, si svolgerà l'incontro 'Un anno con Francesco', dove
alcune firme del mensile rileggeranno i primi 12 mesi del primo Papa gesuita attraverso
sue parole o frasi diventate celebri. Accanto a p. Valletti ci sarà, tra gli altri,
sr. Elisa Kidané, missionaria comboniana e giornalista, che commenta l'invito
di Francesco alle consacrate (8 maggio 2013) a essere "madri e non zitelle". "Tutte
noi donne, in fondo, sentiamo di essere madri. Ci viene naturale. Nella madre c'è
la pienezza della femminilità", spiega. "Essere madre significa essere capaci di accogliere.
Nell'immaginario comune, infatti, il concetto di madre evoca attenzione, finezza,
capacità di donazione totale". "Il Papa, in fondo, - spiega sr. Elisa Kidanè- ci ha
chiesto di ritornare ad essere ciò che veramente siamo. Ci ha chiesto di non far sì
che la vita religiosa ci trasformi in fanciulle immature, ma di essere vere donne,
capaci di darsi completamente". L'attore comico Giacomo Poretti, componente
del trio 'Aldo, Giovanni e Giacomo', e da anni collaboratore di Popoli, commenta
invece una frase pronunciata dal Papa il 4 ottobre ad Assisi : "Litigate quanto volete.
Se volano i piatti, lasciateli. Ma mai finire la giornata senza fare la pace!". "Con
questa battuta, apparentemente banale, il Papa dimostra una profonda conoscenza dei
rapporti umani. Sa bene che non sono solo idilliaci e possono in qualsiasi momento
dimostrare asperità e difficoltà. Non ci si può sottrarre al litigio e all'incomprensione.
L'importante però è, alla fine della giornata, arrivare a chiedere scusa, arrivare
a fare la pace". "Il Papa sa usare l'ironia e sa quanto possa cogliere nel profondo",
aggiunge Poretti. "Si sente da come parla che proviene da una grande diocesi,
dov'è stato costantemente a contatto con la gente e ha conosciuto tanti problemi concreti.
Questo lo ha aiutato molto e sta aiutando molte persone". (a cura di Fabio Colagrande)