Siria. Mons. Zenari: sollievo per liberazione delle suore di Maalula, si spera per
gli altri
Sono tornate a Damasco le tredici suore ortodosse liberate domenica alla frontiera
siro-libanese, dopo tre mesi di prigionia. Le religiose erano state prelevate agli
inizi dello scorso dicembre nel convento di Santa Tecla a Maalula, villaggio a maggioranza
cristiana a nord della capitale siriana. Servizio di Francesca Sabatinelli:
Ha generato
molto sollievo, e con questo anche speranze, la liberazione delle 13 suore ortodosse
di Maalula, che per tre mesi sono rimaste nelle mani degli uomini della Jabhat an
Nusra, gruppo di ribelli affiliato ad al-Qaida. “Non ci hanno fatto mancare nulla”:
hanno assicurato le religiose parlando dei loro rapitori, precisando di essere state
trattate bene e smentendo che i miliziani avessero rimosso le croci dai loro abiti.
Come contropartita per la liberazione delle suore, e di tre loro assistenti, sono
state rilasciate oltre 150 siriane detenute nelle carceri di Damasco. In questi mesi,
delle suore erano stati diffusi due video che avevano indotto a credere che si sarebbe
arrivati a una felice conclusione del rapimento. L'arcivescovo Mario Zenari,
nunzio apostolico in Siria:
R. - È stato un sollievo e una soddisfazione generale,
una schiarita in questo periodo così nuvoloso che non lascia ancora intravedere la
luce dell’uscita da questo tunnel. È stata una notizia che ci aspettavamo, pregavamo
per la liberazione di queste religiose che erano tenute in ostaggio dall’inizio di
dicembre. Attualmente, le religiose si trovano a Damasco. Questa sera ci sarà un incontro
di preghiera (nella chiesa greco-ortodossa della Santa Croce, Damasco - ndr) per rendere
grazie al Signore per questo esito felice.
D. - Al sollievo per la liberazione
delle suore si alterna ovviamente il pensiero che va a tutte le altre persone ancora
nelle mani dei sequestratori…
R. - Speriamo che questa bella notizia, che ha
portato una soddisfazione generale, possa aprire la porta anche per la liberazione
dei due vescovi ortodossi - dei quali fra poche settimane ricorrerà un anno da quando
sono stati presi in ostaggio - e che possa aprire anche la porta alla liberazione
dei tre preti, tra cui Paolo Dall’Oglio, gesuita, e anche dei tanti altri sequestrati,
sia siriani che stranieri.
D. - Fanno sperare le dichiarazioni delle suore
che hanno sottolineato di essere state sempre trattate con attenzione da parte dei
rapitori?
R. - Sì, questo si sapeva. Il caso di queste religiose ortodosse
è un po’ diverso dagli altri: già dall’inizio era possibile avere comunicazioni, si
sapeva dov’erano, in una casa messa a disposizione da un cristiano: c’era quindi questo
collegamento. Naturalmente, c’era sempre un po’ di ansia, aumentata in queste ultime
settimane perché quella zona, la cittadina di Yabroud, ultimamente era diventata teatro
di aspri combattimenti tra l’esercito siriano e questi gruppi di ribelli. Si temeva
per la loro incolumità, ma grazie a Dio ieri è arrivata questa bella notizia e così
sono state liberate.