Sinodo sulla famiglia: il card. Kasper spiega le sue proposte
Esce in questi giorni, nelle librerie italiane, il volume “Il Vangelo della famiglia”
del cardinale Walter Kasper (Ed. Queriniana). Il libro contiene il testo integrale
della Relazione introduttiva tenuta dal porporato tedesco al recente Concistoro straordinario
sul tema della famiglia. Tra i temi più caldi, la questione dell’ammissione dei divorziati
risposati alla Comunione. Philippa Hitchen ha chiesto allo stesso cardinale
Walter Kasper di parlarci di questo testo:
R. – "Il Vangelo
della famiglia" vuol dire che Dio vuole bene alla famiglia e che la famiglia è fondata
da Dio dall’inizio della Creazione: è la più antica istituzione dell’umanità. Gesù
Cristo ha fatto il suo primo miracolo durante le nozze di Cana: lui ha apprezzato
la famiglia e l’ha elevata a Sacramento, e questo vuol dire che l’amore fra l’uomo
e la donna è integrato nell’amore di Dio. Per questo è un Sacramento. Oggi dobbiamo
di nuovo rafforzare questa realtà in un periodo in cui c’è una crisi della famiglia
nelle attuali condizioni di crisi economica e delle condizioni di lavoro, e dobbiamo
dare il nostro aiuto perché la grande maggioranza dei giovani vuole una famiglia,
vuole un rapporto stabile, per tutta la vita. La felicità degli uomini dipende anche
dalla vita familiare.
D. – Lei propone un approccio più tollerante verso le
famiglie in difficoltà, senza negare la natura indissolubile del Sacramento del matrimonio:
che cosa propone, esattamente?
R. – Io propongo una via al di là del rigorismo
e del lassismo: è ovvio che la Chiesa non si può adottare soltanto allo “statu quo”,
ma non di meno dobbiamo trovare una via di mezzo che era la via della morale tradizionale
della Chiesa. Ricordo soprattutto Sant’Alfonso de’ Liguori, che voleva questa via
tra i due estremi, e questa è quella che dobbiamo trovare anche oggi; è anche la via
di San Tommaso d’Aquino nella sua “Summa Theologica”: quindi, mi trovo in buona compagnia,
con la mia proposta. Non è contro la morale, non è contro la dottrina ma piuttosto
a favore di un’applicazione realistica della dottrina alla situazione attuale della
grande maggioranza degli uomini, e per contribuire alla felicità delle persone.
D.
– Lei parla dell’abisso tra la dottrina attuale della Chiesa e la pratica di tanti
cattolici. Alcuni danno la colpa a gruppi che promuovono una politica aggressiva contro
il concetto tradizionale di famiglia …
R. – E’ ovvio che ci sono persone e
gruppi che hanno un interesse politico contro la famiglia: questo è chiaro. Ma la
Chiesa è sempre stata contestata, in tutta la sua storia. Ma non ci sono soltanto
questi interessi ideologici e politici: ci sono anche problemi economici, problemi
che riguardano le condizioni lavorative e che oggi sono molto gravi. Le condizioni
di vita nella società sono cambiate molto e molti hanno difficoltà a realizzare il
proprio progetto di felicità. La maggioranza dei giovani, però, vuole un rapporto
stabile, una famiglia stabile, ma non ci riesce; e la Chiesa, a sua volta, deve aiutare
le persone che si trovano in difficoltà.
D. – Lei fa il paragone con il modo
in cui il Concilio Vaticano II ha portato una vera rivoluzione nei rapporti ecumenici
e interreligiosi, senza negare il Magistero della Chiesa. Lei, quindi, è ottimista
per il fatto che il Sinodo sulla famiglia porterà lo stesso tipo di rivoluzione?
R.
– Io non parlerei di una rivoluzione, quanto piuttosto di un approfondimento e di
uno sviluppo, perché la dottrina della Chiesa è un fiume che si sviluppa e così anche
la dottrina sul matrimonio si è sviluppata. Così penso che questo attuale sia un passo
simile a quello del Concilio, dove c’erano posizioni della Curia Romana contro l’ecumenismo
e contro la libertà religiosa; il Concilio ha conservato la dottrina vincolante –
e anche qui, io voglio conservare la dottrina vincolante – ma ha trovato una via per
superare quelle questioni e ha trovato una via d’uscita. Ed è quella che anche noi
dobbiamo trovare, oggi. E così, non si tratta di una novità, quanto di un rinnovamento
della prassi della Chiesa, che è sempre necessario e possibile.
D. – La sua
relazione ai cardinali dovere rimanere riservata e invece è uscita sulla stampa. E
ha riacceso un dibattito …
R. – Ma sì, è necessario avere un dibattito, e in
realtà lo aspettavo e l’avevo detto anche al Papa: all’inizio, ci sarà un dibattito.
E il Papa ha detto: “Va bene. Vogliamo un dibattito. Non vogliamo una Chiesa che dorme,
vogliamo una Chiesa vivace”. Questo è normale. Ma non era un documento segreto: un
testo che è nelle mani di 150 persone non può essere segreto, sarebbe molto irrealistico
e utopico. Quindi, io ho pensato di pubblicare il testo e mi è stato detto che ero
libero di pubblicarlo. Ma quello che ha fatto un quotidiano italiano, cioè pubblicarlo
senza autorizzazione, è contro la legge. Secondo me, in questo modo hanno sabotato
la volontà del Papa. Loro vogliono chiudere la discussione, mentre il Papa vuole una
discussione aperta nel Sinodo. Poi, dipenderà dal Sinodo e dal Papa, il risultato.
Io ho fatto una proposta, come mi ha richiesto di fare il Papa, e si vedrà come procederà
la discussione, nei prossimi due anni.