Fede, arte e cultura a Roma: restaurata la chiesa dei Cappuccini a Via Veneto
Dopo un restauro durato quasi due anni, la chiesa di Santa Maria Immacolata dei Cappuccini,
in Via Veneto a Roma, torna al proprio splendore: sono infatti rivenuti alla luce
preziosi capolavori dell'arte italiana, quasi del tutto dimenticati. Alla presentazione
del restauro, ieri, anche il ministro generale dei Frati Minori Cappuccini, frà Mauro
Jöhri. Il servizio di Giada Aquilino:
La tradizione
dei frati assegna il Crocifisso ligneo, che accoglie i fedeli a Santa Maria Immacolata,
al disegno di Michelangelo. Del Domenichino invece il "San Francesco d’Assisi sorretto
dall’Angelo dopo le stimmate". Il "San Michele Arcangelo" è di Guido Reni. Col restauro,
torna all’antico splendore la chiesa dei Cappuccini a Via Veneto, in un complesso
voluto da papa Urbano VIII Barberini, che raccoglie le testimonianze più esemplari
della pittura romana del 1600, ispirata alle forme sia classiciste sia neovenete dell’arte,
con una singolare adesione al nascente Barocco. Daniela Porro, soprintendente
per il patrimonio storico-artistico e museale di Roma:
“L’interno della
chiesa è stato completamente restaurato: duemila metri quadrati di superficie pittorica.
Ricordo, in particolare, il dipinto della volta a botte del Cocetti, del ‘700, raffigurante
l’'Assunzione della Vergine'; e poi il pavimento ottocentesco; 29 fra tavole e tele,
che decorano le dieci cappelle laterali; il coro settecentesco, realizzato da abili
frati intagliatori. E anche l’altare marmoreo, il cui restauro ha portato ad una scoperta:
i marmi, infatti, provengono dalla Fabbrica di San Pietro ed è stata ritrovata pure
la firma dell’artefice, lo scultore Luca Fancelli. E’ stata poi restaurata una bellissima
scultura in stucco, raffigurante l’'Immacolata', un’opera del ‘700, la cui superficie
era completamente coperta da pitture successive: è del Maini ed è particolarmente
bella ed importante, perché il modello è servito per la scultura d’argento realizzata
per la Cattedrale di Lisbona, andata perduta. Il restauro, infine, non ha riguardato
soltanto la chiesa superiore, ma anche la facciata: il portone ligneo ed un rilievo”.
A maggio prossimo, un ciclo di conferenze approfondirà il restauro effettuato.
Ce ne parla lo storico dell’arte Giorgio Leone, progettista e direttore dei
lavori:
“Abbiamo cercato di fare un restauro che interessasse tutta la chiesa.
Abbiamo preso la chiesa in consegna, dopo tutta la progettazione, a marzo del 2012,
e la riconsegniamo oggi, dopo avere restaurato praticamente tutto e in parte fatto
degli interventi di manutenzione: dalle tele alle pitture murali, ai legni, ai marmi
ed anche agli ex voto e a tutte le lampade. Abbiamo concepito
un sistema di illuminazione nuovo, per facilitare proprio la visione delle tele, delle
pale d’altare, che sono sicuramente oggetto di devozione, mantenute così da sempre
dai Cappuccini, ma che sono al contempo dei capisaldi della pittura italiana”.
Nei
due anni di lavori, tanti i fedeli e i pellegrini che hanno atteso il ricupero di
quella che è comunemente chiamata "chiesa dei romani". Ce ne parla il rettore, padre
Rinaldo Cordovani:
R. – La particolarità è che si tratta della prima chiesa
a Roma dedicata all’Immacolata Concezione di Maria. I Cappuccini hanno la spiritualità
della regola francescana: i Francescani hanno avuto sempre il culto, oltre che del
Cristo Crocifisso, del Cristo del presepe, a La Verna e Greccio, anche della Madre
di Gesù. San Francesco diceva: “Dobbiamo venerare Maria, perché ha reso Dio nostro
fratello”. E qui abbiamo questa soddisfazione di avere, grazie a Urbano VIII e a suo
fratello, Antonio Barberini, che era frate cappuccino, la prima chiesa a Roma dedicata
all’Immacolata concepita senza peccato originale.
D. – Padre, un’altra particolarità
della chiesa dei Cappuccini a Via Veneto è la cripta...
R. – La cripta custodisce
i resti dei Cappuccini della prima generazione, quindi 1529-1530. L’opera d’arte che
poi è stata realizzata nel cimitero, con i resti mortali dei frati, verso la metà
del ‘700, ha un messaggio di vita. San Francesco diceva: “Laudato sii mi Signore per
sora luna, le stelle, sora acqua”. Ma diceva anche: “Laudato sii mi Signore per sora
nostra morte corporale”. E in questa spiritualità francescana della morte che è sorella
– perché chiude la vita del tempo ma apre quella dell’eternità – è stata fatta quest’opera
d’arte cimiteriale, che è un messaggio di vita, di resurrezione, di eternità.
Un
traguardo importante per i Cappuccini stessi quello del restauro della chiesa di Santa
Maria Immacolata. Padre Gianfranco Palmisani, provinciale romano dei Frati
Minori Cappuccini:
R. - Per noi, questa è la chiesa madre, la chiesa dell’Ordine,
direi. Oggi, infatti, ci sono i Cappuccini del Lazio, ma nel passato questa era anche
la chiesa della Curia generale, quindi del ministro generale dell’Ordine. E’ una chiesa,
dunque, importantissima per tutto l’Ordine cappuccino del mondo.
D. – Dal 1600
ad oggi, il messaggio che avete trasmesso qual è?
R. – La vita di fraternità,
da San Francesco, perché per noi la testimonianza della fraternità è l’elemento, il
messaggio più importante.