2014-03-07 12:29:23

Congo. Vescovi ed attivisti: "In Katanga l'incubo deve finire"


In un lettera pastorale i vescovi della provincia ecclesiastica di Lubumbashi – intitolata “Piangiamo con quelli che piangono” - lanciano “un grido di disperazione” alle autorità del Katanga, al governo di Kinshasa, alla locale missione Onu (Monusco) e ai miliziani Mayi Mayi Bakata-Katanga. Per i vescovi della provincia sud-orientale della Repubblica Democratica del Congo, l’attuale situazione “drammatica” è la conseguenza diretta della debolezza dell’autorità dello Stato, dell’impunità, della cattiva ripartizione delle ricchezze e degli squilibri economici tra ambienti urbani e rurali. La lettera pastorale, pubblicata il mese scorso al termine di un’Assemblea dei vescovi, auspica da tutte le parti coinvolte nella crisi “il rispetto della dignità umana”, calpestata dall’insicurezza politica, sociale ed economica.

I presuli evidenziano che “la rivendicazione dell’indipendenza da parte della milizia è in realtà soltanto un pretesto per giustificare la propria violenza” e denunciano “il reclutamento dei giovani con la forza e sotto l’effetto di droghe”. Incursioni, attacchi ai villaggi e violazioni dei diritti umani su vasta scala “alimentano la psicosi tra la gente e danno una pessima immagine del Katanga” si legge ancora nel testo che illustra il paradosso tra “l’abbondanza delle ricchezze derivanti dallo sfruttamento delle risorse locali” e “la povertà scandalosa delle popolazioni locali”.

Alle autorità centrali viene chiesto di “porre fine all’incubo vissuto dal Katanga” tenendo conto delle “rivendicazioni legittime dei civili”, con l’apertura di procedimenti giudiziari per punire i responsabili di crimini contro l’umanità, la fine dell’approvvigionamento in armi dei miliziani e della strumentalizzazione di “giovani innocenti trasformati in assassini”.

L’organizzazione locale di difesa dei diritti umani Voix des sans voix (Vsv), ricorda che il governo congolese “non ha mai spiegato all’opinione pubblica cause e dinamiche della fuga dal carcere, nel 2011, del capo milizia Gédéon Kyungu Mutanda e dei suoi uomini”, condannati alla pena capitale per crimini contro l’umanità. Vsv denuncia inoltre l’inerzia del governo congolese e chiede un suo intervento urgente per risolvere la crisi aperta in Katanga, riferendo della “crescente insicurezza ai danni della popolazione”, soprattutto nei territori di Manono, Mitwaba e Pweto, noti come “triangolo della morte”. Negli ultimi mesi, sottolinea la nota dell’Ong, la “barbarie” dei miliziani è sfociata in “atrocità commesse nella totale impunità”, tra cui esecuzioni sommarie, rapimenti, stupri, villaggi incendiati, che hanno costretto alla fuga più di 400.000 persone, oggi in situazione di “grave crisi umanitaria, dimenticata”. (R.P.)







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