2014-03-06 14:00:49

Maximulta dall'antitrust per cartello Novartis-Roche. Aziende annunciano ricorso


E’ la più alta sanzione mai inflitta dall’Antitrust: Novartis e Roche dovranno pagare 180 milioni di euro. Le due Case farmaceutiche sono accusate di aver creato un cartello per ostacolare la diffusione di un medicinale molto economico a vantaggio di uno più costoso. Le aziende annunciano ricorso al Tar, mentre le procure di Roma e Torino hanno aperto un’inchiesta. Il servizio di Paolo Ondarza:RealAudioMP3

Due farmaci: stessa efficacia – attestata da studi e pazienti – nella cura della maculopatia, una grave malattia degli occhi che può provocare la cecità; decisamente enorme la differenza di prezzo. 900 euro per una confezione di Lucentis prodotto dalla Novartis, tra i 15 e gli 80 euro per una di Avastin di proprietà della Roche, usato originariamente nella cura di alcune gravi forme di tumore. Una terapia efficace necessita di almeno sei dosi l’anno. Secondo l’Antitrust le due case farmaceutiche si sarebbero accordate per favorire la vendita del medicinale più costoso. Per colpa del cartello, inoltre, il servizio sanitario nazionale avrebbe già speso 45 milioni in più nel 2012 e a 100mila pazienti sarebbero state rifiutate le cure a causa dei tagli della spending review, denuncia la Società oftalmologica italiana. Novartis e Roche parlano di accuse infondate e promettono ricorso, ma intanto la Beuc, l’organizzazione europea dei consumatori, sollecita un’indagine Ue per valutare i danni. Ne fa parte l’Associazione dei consumatori italiani per l’Europa, di cui Giovanni Ferrari è presidente:

R. – L’esigenza che si sente in questi casi è di un intervento unitario a livello europeo, perché troppo spesso la frammentarietà delle decisioni delle autorità locali rende facile alle aziende tenere comportamenti illeciti senza avere sanzioni o senza che possano essere bloccati tempestivamente. E devo dire che l’autorità antitrust italiana è sempre un po’ un faro a livello europeo.

D. – Siete preoccupati per quanto è emerso in queste ultime ore?

R. – Sicuramente sì. Sono tanti i pazienti che non hanno potuto accedere alle cure, proprio a causa del costo, ma sicuramente, il primo danneggiato è il Servizio sanitario nazionale, per il quale l’antitrust prevedeva in futuro danni nell’ordine di 600 milioni di euro e quindi un danno, per tutti i cittadini. Ovviamente, poi, ho sentito che le Case farmaceutiche vogliono fare ricorso al Tar: speriamo che abbiano ragione loro! Devo dire che le evidenze che si hanno finora depongono invece in senso contrario e non è certo il primo caso a cui assistiamo.

D. – Andare a gravare sul Servizio sanitario nazionale in un momento di tagli, di spending review, di crisi economica rende il quadro ancora più grave, più allarmante …

R. – Certo, rende il quadro più allarmante, però – purtroppo – dobbiamo renderci conto che in questo momento di crisi economica questi fenomeno si accentuano. Siccome anche le aziende si trovano in crisi economica, cercano di ribaltare le difficoltà che hanno sulle pubbliche amministrazioni e poi indirettamente sui cittadini.

D. – L’Agenzia italiana del farmaco parla di una sentenza storica per tutta l’Europa. Ma ci sono delle responsabilità di omesso controllo su questa vicenda, da parte della stessa Aifa, Agenzia del farmaco?

R. – E’ possibile. E’ una cosa che andrà accertata senz’altro.

D. – Per le due Case farmaceutiche vale la presunzione di innocenza, visto che l’inchiesta giudiziaria è stata appena aperta. Ma, secondo la vostra esperienza, è lecito pensare ad altri episodi di cartelli a danno dei consumatori e a vantaggio delle aziende?

R. – Nell’ambito farmaceutico è possibile che ci siano, come purtroppo vengono rilevati un po’ in tutti i settori. Dal momento che nel settore farmaceutico c’è una posizione dominante da parte di pochi operatori, è facile che si creino fenomeni del genere. D’altra parte, la stessa antitrust ha evidenziato le partecipazioni reciproche azionarie che hanno, queste due società, per cui è chiaro che l’interesse di una società possa coincidere con quello dell’altra, apparentemente concorrente, e questo poi ovviamente va a viziare i meccanismi sani di concorrenza tra aziende.







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