Maximulta dall'antitrust per cartello Novartis-Roche. Aziende annunciano ricorso
E’ la più alta sanzione mai inflitta dall’Antitrust: Novartis e Roche dovranno pagare
180 milioni di euro. Le due Case farmaceutiche sono accusate di aver creato un cartello
per ostacolare la diffusione di un medicinale molto economico a vantaggio di uno più
costoso. Le aziende annunciano ricorso al Tar, mentre le procure di Roma e Torino
hanno aperto un’inchiesta. Il servizio di Paolo Ondarza:
Due farmaci:
stessa efficacia – attestata da studi e pazienti – nella cura della maculopatia, una
grave malattia degli occhi che può provocare la cecità; decisamente enorme la differenza
di prezzo. 900 euro per una confezione di Lucentis prodotto dalla Novartis, tra i
15 e gli 80 euro per una di Avastin di proprietà della Roche, usato originariamente
nella cura di alcune gravi forme di tumore. Una terapia efficace necessita di almeno
sei dosi l’anno. Secondo l’Antitrust le due case farmaceutiche si sarebbero accordate
per favorire la vendita del medicinale più costoso. Per colpa del cartello, inoltre,
il servizio sanitario nazionale avrebbe già speso 45 milioni in più nel 2012 e a 100mila
pazienti sarebbero state rifiutate le cure a causa dei tagli della spending review,
denuncia la Società oftalmologica italiana. Novartis e Roche parlano di accuse infondate
e promettono ricorso, ma intanto la Beuc, l’organizzazione europea dei consumatori,
sollecita un’indagine Ue per valutare i danni. Ne fa parte l’Associazione dei consumatori
italiani per l’Europa, di cui Giovanni Ferrari è presidente:
R. – L’esigenza
che si sente in questi casi è di un intervento unitario a livello europeo, perché
troppo spesso la frammentarietà delle decisioni delle autorità locali rende facile
alle aziende tenere comportamenti illeciti senza avere sanzioni o senza che possano
essere bloccati tempestivamente. E devo dire che l’autorità antitrust italiana è sempre
un po’ un faro a livello europeo.
D. – Siete preoccupati per quanto è emerso
in queste ultime ore?
R. – Sicuramente sì. Sono tanti i pazienti che non hanno
potuto accedere alle cure, proprio a causa del costo, ma sicuramente, il primo danneggiato
è il Servizio sanitario nazionale, per il quale l’antitrust prevedeva in futuro danni
nell’ordine di 600 milioni di euro e quindi un danno, per tutti i cittadini. Ovviamente,
poi, ho sentito che le Case farmaceutiche vogliono fare ricorso al Tar: speriamo che
abbiano ragione loro! Devo dire che le evidenze che si hanno finora depongono invece
in senso contrario e non è certo il primo caso a cui assistiamo.
D. – Andare
a gravare sul Servizio sanitario nazionale in un momento di tagli, di spending review,
di crisi economica rende il quadro ancora più grave, più allarmante …
R. –
Certo, rende il quadro più allarmante, però – purtroppo – dobbiamo renderci conto
che in questo momento di crisi economica questi fenomeno si accentuano. Siccome anche
le aziende si trovano in crisi economica, cercano di ribaltare le difficoltà che
hanno sulle pubbliche amministrazioni e poi indirettamente sui cittadini.
D.
– L’Agenzia italiana del farmaco parla di una sentenza storica per tutta l’Europa.
Ma ci sono delle responsabilità di omesso controllo su questa vicenda, da parte della
stessa Aifa, Agenzia del farmaco?
R. – E’ possibile. E’ una cosa che andrà
accertata senz’altro.
D. – Per le due Case farmaceutiche vale la presunzione
di innocenza, visto che l’inchiesta giudiziaria è stata appena aperta. Ma, secondo
la vostra esperienza, è lecito pensare ad altri episodi di cartelli a danno dei consumatori
e a vantaggio delle aziende?
R. – Nell’ambito farmaceutico è possibile che
ci siano, come purtroppo vengono rilevati un po’ in tutti i settori. Dal momento che
nel settore farmaceutico c’è una posizione dominante da parte di pochi operatori,
è facile che si creino fenomeni del genere. D’altra parte, la stessa antitrust ha
evidenziato le partecipazioni reciproche azionarie che hanno, queste due società,
per cui è chiaro che l’interesse di una società possa coincidere con quello dell’altra,
apparentemente concorrente, e questo poi ovviamente va a viziare i meccanismi sani
di concorrenza tra aziende.