2014-03-06 07:22:20

Malaysia: rinviato il verdetto sull'uso di "Allah" per i cristiani


Attesa inutile mercoledì di una decisione su cui i cristiani malesi contavano per vincere una contesa che rischia di esporre i battezzati a incomprensioni e ritorsioni. Dopo che un tribunale di grado inferiore lo scorso ottobre aveva sostenuto la richiesta del governo di bloccare l’uso della parola “Allah” per indicare anche il Dio cristiano nei testi in lingua malese, la Chiesa aveva chiesto una revisione del pronunciamento che rischia, in una applicazione che i radicali islamici vorrebbero estesa a tutti gli ambiti, di bloccare un uso antico di secoli. Oltre tutto, una questione mai apparsa fino a pochi anni fa e oggi cavalcata dal governo per interessi politici e a sostegno dell’identità della maggioranza malese di fede musulmana (il 60% dei 28 milioni di abitanti, al 10% cristiani).

Sette giudici della Corte federale malese - riferisce l'agenzia Misna - avrebbero dovuto decidere mercoledì se procedere verso un nuovo giudizio sulla questione oppure confermare la sentenza precedente. Invece, dopo ore di tensione, mentre all’esterno centinaia di musulmani reclamavano l’uso esclusivo di “Allah” e mostravano striscioni in cui consigliavano a non musulmani che volessero usare il termine di convertirsi all’Islam, i giudici hanno deciso di posporre il loro parere. Una non-decisione che ha creato ovvia delusione tra i cristiani che in tutto il Paese avevano accompagnato la giornata con iniziative di digiuno e di preghiera.

La decisione di ottobre aveva rovesciato una precedente sentenza della stessa Corte che nel 2009 si era pronunciata a favore dell’uso della parola contesa nei testi in malese del settimanale cattolico della capitale Kuala Lumpur, The Herald. Al suo direttore, padre Lawrence Andrew, nel 2007 il ministero dell’Interno aveva minacciato di togliere il permesso di pubblicazione se non avesse sospeso l’uso di un vocabolo che per i radicali islamisti rischierebbe di confondere i lettori e che potrebbe spingere i musulmani alla conversione, non consentita e sanzionata dalla legge coranica.

Lo stesso padre Andrew è alla testa della rivendicazione dell’uso di Allah da parte cristiana in tutti gli ambiti di utilizzo tradizionale, inclusa la Bibbia, con il sostegno della gerarchia cattolica ma anche di non cattolici. All’estero, oltre a varie Conferenze episcopali cattoliche, anche il Consiglio Mondiale delle Chiese ha chiesto che venga rispettata una tradizione antica e che non è estranea a altri Paesi di fede musulmana. (R.P.)

Ultimo aggiornamento: 7 marzo







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