2014-03-06 14:47:54

Centrafrica. L'Unicef: sfollati in vertiginoso aumento, molti bambini soli


La crisi umanitaria nella Repubblica Centrafricana non si arresta e si stima che gli sfollati potrebbero aumentare fino a 150 mila: è l’allerta dell’Unicef. Le violenze della guerra civile costringono soprattutto donne e bambini a cercare rifugio, troppo spesso quando hanno già subìto esperienze traumatiche. Rischio di malnutrizione, carestie e inondazioni con la nuova stagione delle piogge vanno ad aggiungersi alle sofferenze cui è sottoposta la popolazione. Lo spiega Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, intervistato da Maura Pellegrini Rhao:RealAudioMP3

R. – Nella Repubblica Centrafricana, ci sono sempre più persone che fuggono nei Paesi vicini: è un’allerta di cui l’Unicef anche oggi parla, soprattutto per 76 mila persone. Ricordiamo che la maggior parte sono donne e bambini che scappano dalle violenze verso il Ciad; sono persone che hanno bisogno urgente di aiuto perché nei siti di sfollati lungo il confine ci sono madri e bambini che hanno lasciato ogni cosa, proprio nella Repubblica Centrafricana, per scappare e mettersi in salvo. Queste sono le notizie che ci sono arrivate proprio oggi da questo Paese, in cui ogni settimana i nostri colleghi sul campo danno assistenza alle persone che superano il confine con il Ciad. Molti, soprattutto i bambini, hanno subito terribili violenze: queste sono le evidenze più gravi che abbiamo in questo momento.

D. – Spesso i bambini arrivano ai campi profughi da soli…

R. – Finora, sono 1.062 i bambini registrati come non accompagnati o separati dalle proprie famiglie: questo è un fenomeno molto grave. La metà di questi, fortunatamente e grazie alla nostra azione, sono stati riuniti; ma l’Unicef, naturalmente, lavora con le altre autorità, con l’Oim (l’Organizzazione internazionale per le migrazioni), per assicurare a questi bambini cure immediate, un supporto psico-sociale e soprattutto un’intensa attività di protezione perché questi bambini sfollati spesso hanno subito esperienze molto traumatiche. Quindi, è necessario dare una priorità a questo tipo di attività e mettere tutti al sicuro, perché gli enormi bisogni umanitari, che naturalmente adesso si sposteranno nel Ciad, tenderanno ad aumentare nelle prossime settimane. E non dimentichiamo specialmente che l’arrivo della stagione delle piogge, per molti di questi siti di sfollati che sono esposti naturalmente a inondazioni e alle malattie legate all’acqua, creeranno ulteriori problemi. Quindi, ci sarà un deterioramento della situazione umanitaria ed è per questo che bisogna essere pronti non soltanto ai nuovi arrivi, ma anche – purtroppo – a possibili epidemie di colera, di morbillo, di malaria, di meningite. Insomma, è un quadro davvero impressionante. Bisogna intervenire subito.

D. – Inoltre, si stima il rischio di malnutrizione e carestie: come si può far fronte a tutto questo?

R. – Intervenendo immediatamente. Cioè, oltre al Ciad ci sono altri Paesi vicini come il Camerun, la Repubblica Democratica del Congo che sono fortemente coinvolte dall’impatto di questa crisi e quindi proprio la stima che ci saranno 500 mila bambini sotto i cinque anni affetti da malnutrizione nel Ciad ma soprattutto nella fascia del Sahel, non fa altro che aumentare i rischi. Bisogna intervenire, naturalmente, perché se le poche piogge del 2013 hanno colpito in maniera significativa la produzione agricola, a breve inizierà una stagione di carestia – si prevede da aprile a settembre – che coinvolgerà due milioni e mezzo di persone. Quindi, ci vuole un intervento immediato con kit di prima assistenza e cercare, soprattutto nelle fasce più deboli e per i bambini, di intervenire con alimenti terapeutici di qualsiasi tipo.

D. – Il governo sta cercando di arginare questa crisi?

R. – L’Unicef sta lavorando proprio con le autorità e con il governo per cercare almeno di porre freno alla situazione degli sfollati, oltre che naturalmente a collaborare con le altri organizzazioni internazionali, per aumentare l’impiego di personale medico e la distribuzione di aiuti salvavita. In questo il governo è assolutamente collaborativo. Non dimentichiamo che esiste una guerra civile che purtroppo impatta in maniera determinante su tutta la situazione. Non facciamo altro che invitare entrambe le parti a deporre le armi e interrompere il conflitto in corso, perché questa della Repubblica Centrafricana, insieme a quella del Sud Sudan, è l’emergenza del momento.







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