Thailandia: si apre la campagna elettorale, ancora in piazza gli antigovernativi
Da oggi la Thailandia è di nuovo in campagna elettorale. Mentre il governo provvisorio
si avvia allo scioglimento legale il 1° aprile e si attende la decisione della Corte
costituzionale sull'eventuale annullamento delle contrastate elezioni per la Camera
dei Rappresentanti del 2 febbraio, i thailandesi guardano al prossimo voto per il
Senato, mentre non cessano le contestazioni antigovernative. Da Bangkok Stefano
Vecchia:
Molti si interrogano
ovviamente sul senso di questa consultazione, data la prospettiva di ingovernabilità.
Pochi si dicono certi anche che l'esecutivo, di fatto privo di poteri che non siano
di ordinaria amministrazione e di gestione della crisi, possa addirittura arrivare
alla data del voto il 30 marzo. Alla Corte costituzionale è infatti stato chiesto
di deliberare sulla legalità della permanenza in carica del governo, passati i 30
giorni dal voto di febbraio ancora senza risultato ufficiale. Inoltre, a giorni, la
Commissione nazionale anti-corruzione dovrà pronunciarsi sulle responsabilità della
premier Yingluck Shinawatra nella controversa politica nazionale e eventualmente
avviarne l'impeachment. Una bomba è esplosa questa notte proprio vicino alla sede
della commissione, senza fare vittime, ma è un segnale che la sempre più complessa
partita per il controllo del Paese continua a giocarsi su tre piani: quello formale
della politica e della legalità; quello della piazza con sempre più attori e rischi
elevati di scontro definitivo; infine quello delle tensioni e violenze che hanno provocato
23 morti e 740 feriti dal 30 novembre. La protesta, che si è raccolta da lunedì nel
solo grande presidio nel parco cittadino di Lumpini, continua intanto le sue azioni
dimostrative in una capitale meno tesa e meno sconvolta nella vita quotidiana ma anche
più presidiata dai militari. Da questa mattina è in corso il blocco della sede centrale
del Partito Puea Thai, maggioritario nel governo. Le forze filo-governative, da parte
loro, proseguono nelle provincie settentrionali una campagna a favore dell'esecutivo
segnata anche da tentazioni secessioniste.