Siria. L'Onu accusa Damasco: strategia del regime è assediare e affamare i civili
L’attenzione della diplomazia internazionale puntata sulla crisi ucraina di queste
settimane ha lasciato in secondo piano un’altra difficile pagina ancora irrisolta,
la guerra in Siria, che continua a mietere vittime. E’ di ieri l’accusa al regime
di Damasco, da parte della Commissione indipendente d’inchiesta dell’Onu sui diritti
umani, di voler assediare e affamare i civili – 250 mila circa – come parte della
strategia militare contro i ribelli. Dunque, un governo, quello di Assad, che non
conosce declino e un futuro per la popolazione sempre più incerto. Gabriella Ceraso
ne ha parlato con Stefano Torelli, ricercatore dell’Istituto per gli studi
di politica internazionale (Ispi):
R. – Sul campo,
vi è una sorta di stallo. Fermo restando che effettivamente il regime di Assad sembra
non demordere, dall’altro lato c’è da registrare un fronte dei ribelli che si sta
sgretolando sempre di più, non solo tra forze islamiste e forze – diciamo – laiche
o secolari, ma una nuova divisione all’interno del Fronte jihadista islamista stesso.
D.
– In tutto questo, dal punto di vista umano le conseguenze sono gravissime. Di oggi
le nuove accuse della Commissione Onu, per la quale anche l’inazione internazionale
sta lasciando assolutamente via libera alla violazione sistematica dei diritti delle
persone…
R. – Purtroppo, le emergenze umanitarie a volte possono essere anche
indotte proprio per vantaggi strategici. La situazione umanitaria in Siria è gravissima,
siamo a oltre sei milioni di persone sfollate, e poi c’è l’emergenza cibo, una carenza
ormai strutturale.
D. – Quindi, affamare le persone come strategia militare.
Che però non ha un futuro se si pensa che la stessa cosiddetta “Ginevra 3” è praticamente
scomparsa dall’orizzonte della discussione internazionale…
R. – Sì: infatti,
i negoziati si stanno rivelando inefficaci. Anche l’idea di un corridoio umanitario
nell’area di Homs è stata una strategia percorribile per un paio di giorni, in realtà.
D.
– Appunto per questa situazione di stallo di cui parlavamo, per questo atteggiamento
quasi di indifferenza del mondo, in questo momento: dove stiamo andando, che succederà?
R.
– Se le cose dovessero rimanere così, la situazione potrebbe protrarsi in questo modo
per molto tempo, ancora molti mesi, se non anni. Anche fomentato – se così possiamo
dire – da forze esterne che appoggiano l’una o l’altra parte. Appare comunque improbabile
a breve o medio termine un ribaltamento degli equilibri a favore dei ribelli e delle
opposizioni.