2014-03-05 12:55:00

Cina: economia e difesa al centro del Congresso Popolare del Popolo


Con l’inaugurazione ufficiale ieri mattina e il discorso del premier Li Keqiang, sono iniziati i lavori della seconda sezione del 12° Congresso nazionale del popolo. Quello che in Cina è l’equivalente di un parlamento unicamerale, sebbene con pochi poteri oltre a quello di approvare formalmente le azioni decise dagli alti vertici del Partito comunista e da organismi più ristretti dello stesso congresso, ha radunato nella Grande sala del popolo a Pechino i quasi 3.000 membri della maggiore assise del potere cinese.

Un evento atteso, in particolare, per fare il punto sul primo anno della leadership decennale che ha nel Presidente Xi Jinping e nel premier Li Keqiang gli esponenti di punta di un sistema di governo che è fotocopia di quello del partito comunista, dove Xi e Li hanno rispettivamente il ruolo di segretario generale e di membro del Comitato permanente dell’Ufficio politico del partito.

Molti i punti affrontati dal primo ministro - riferisce l'agenzia Misna - data la complessità di un Paese non solo vasto e complesso, ma anche di una realtà in evoluzione da uno sviluppo rapido e pressoché incontrollato verso una economia matura con un ruolo anche internazionale più responsabile. Tra i nove campi di maggiore impegno per il governo sono stati segnalati la ristrutturazione dell’economia, la lotta alla corruzione e agli sprechi, lo sviluppo di are di libero scambio, profonde riforme finanziarie e lotta all’inquinamento, soprattutto dell’aria, sviluppo dell’apparato militare.

Economia al centro, con l’ammissione delle relative difficoltà dovute alle ripercussioni della crisi internazionale e le molte anomalie del sistema economico-finanziario cinese, immaturo in molti aspetti e sottoposto più di altri a un sistema bancario “ombra” che ha dato ampie potenzialità finora agli investitori con pochi scrupoli ma che rischia di travolgere l’economia reale, prosciugare le risorse del Paese e esporlo a una grave crisi. L’obiettivo di crescita per il 2014 è stato posto al 7,5%, sostanzialmente equivalente a quello dell’anno che si è chiuso, utile a raffreddare l’economia, ma allo stesso tempo non sufficiente alle necessità del Paese se non è accompagnato da provvedimenti che stimolino, ad esempio, i consumi interni, frenino le speculazioni su terreni e case, migliorino i livelli occupazionali (disoccupazione non oltre il 4,6%) e di reddito. Tra le conseguenze dello sviluppo, ma anche di una politica poco attenta finora alla qualità della vita, dal discorso di Li è uscito un impegno forte nella lotta all’inquinamento, che anche nell’inverno in corso ha visto fenomeni gravi, in particolare per le maggiori metropoli inclusa la capitale.

Infine, l’annuncio di un incremento del 12,2% del bilancio militare, secondo solo a quello Usa, previsto a 131,57 miliardi di dollari. Per il quarto anno con un’espansione superiore al 10% e ormai attorno al 9% del bilancio complessivo dello stato. Inevitabile impatto sui rapporti con i Paesi vicini, a partire dal Giappone, ma anche con altre nazioni con cui Pechino ha contenziosi territoriali aperti e, infine, con le strategie americane in Asia meridionale e Estremo Oriente. Lo scopo espresso dal premier cinese del nuovo consistente aumento di fondi destinati alla difesa è di “aumentare la natura rivoluzionaria delle forze armate, modernizzarle ulteriormente, accrescere la loro efficacia e continuare a migliorare la loro capacità di dissuasione e di combattimento nell’era informatica”. (R.P.)







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