Pakistan. Minacce a giudici e avvocati: restano in carcere due cristiani accusati
di blasfemia
Due cristiani innocenti, Shafaqat Emmanuel, paralitico, e sua moglie, Shagufta Kausar,
accusati di “blasfemia via sms” restano nel carcere di Toba Tek Singh: l’Alta Corte
di Lahore ha infatti rifiutato la richiesta di rilascio su cauzione, inoltrata dagli
avvocati difensori. In precedenza, anche un tribunale di primo grado aveva negato
la richiesta di cauzione. Come denuncia in una nota inviata a Fides la Fondazione
“World Vision in Progress” (Wvip), che sta seguendo il caso, “i giudici dell’Alta
Corte si erano inizialmente convinti degli argomenti della difesa. Ma, dopo le pressioni
dei leader religiosi musulmani e le minacce di estremisti di Gojra, i giudici hanno
negato la cauzione, affermando che il caso si concluderà entro due mesi. Musulmani
radicali avevano già minacciato gli avvocati della difesa molte volte. Lettere minatorie
sono giunte anche alla nostra Ong, per scoraggiarci a difendere la coppia. In risposta
alle minacce, mentre il caso era davanti al tribunale di primo grado, abbiamo depositato
una petizione di trasferimento del caso all’Alta Corte. Ma anche questi giudici sembrano
parziali”.
Il rischio è, secondo l’Ong, che l’Alta Corte commini la pena di
morte a un uomo infermo e 35 anni di carcere alla moglie. Shafaqat ora si trova nell’ospedale
del carcere, a causa di molteplici piaghe da decubito e presto avrà bisogno di un
intervento chirurgico. “Non sappiamo per quanto tempo Shafaqat potrà sopravvivere
in carcere, senza assistenza, nelle sue condizioni” nota l’Ong.
“In Pakistan
continua a perpetrarsi una grave ingiustizia con l’uso improprio della legge di blasfemia.
E i giudici non hanno la forza di ripristinare la giustizia” dice a Fides Farrukh
H.Saif, di Wvip.
Shafaqat Emmanuel e sua moglie, Shagufta Kausar, erano stati
arrestati a Gojra a luglio 2013 per il presunto invio di messaggi di testo Sms blasfemi
ai musulmani locali. La Sim card del telefono era intestata alla donna, ma Shagufta
aveva denunciato lo smarrimento del cellulare un mese prima dell’episodio e aveva
chiesto diverse volte di bloccare la Sim. I due hanno subito torture da parte della
polizia che ha estorto loro una confessione. I loro quattro figli ora vivono insieme
al nonno. (R.P.)