2014-03-03 14:22:37

Ultimatum di Mosca alle truppe ucraine, ma per ora esclusa l'opzione militare


Nuova riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu stasera sulla crisi in Ucraina. La richiesta sarebbe partita dalla Russia che ha dichiarato di non voler cedere la Crimea ma di ritenere, almeno per ora, l’intervento armato, autorizzato dal Senato, non necessario. Ma il braccio di ferro non si allenta anzi rischia di espandersi anche all’Ucraina orientale. Intanto i ministri degli esteri dell’Unione europea riuniti a Bruxelles lasciano decadere l’ipotesi di sanzioni contro la Russia, ma minacciano di rivedere le relazioni bilaterali in assenza di passi distensivi da parte di Mosca. Il servizio di Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

Diplomazia internazionale impegnata in un lavoro febbrile in queste ore per ìevitare il peggio in Ucraina e nella penisola della Crimea. A più voci si chiede una soluzione negoziale e conforme al diritto che fermi l’escalation. La Russia dal canto suo, come ha chiarito oggi a Ginevra il ministro degli esteri Lavrov, ha intenzione di lasciare le truppe schierate per tutelare diritti e libertà dei fratelli russi presenti in Ucraina, ma ha anche escluso per bocca del capo della camera bassa del Parlamento un intervento armato almeno per il momento. Smentito come "un’assurdità" l’ultimatum alla resa entro l’alba, che Kiev aveva dato per certo, lanciato dalla flotta russa. Ancora alta la tensione con Washington nonostante un giro di telefonate tra le due cancellerie: Mosca ritiene “minacce inaccettabili” le parole del segretario di Stato Usa Kerry che ha parlato di ”occupazione” paventando gravi conseguenze, tra cui le sanzioni. Opzione, quest’ultima, respinta oggi dai ministri degli esteri europei riuniti a Bruxelles, che lasciano la decisione eventualmente al Consiglio di giovedi' dei capi di Stato e di governo Ue, ma minacciano di rivedere le relazioni bilaterali in caso di un mancato impegno di Mosca alla distensione. Domani occhi puntati su Kiev dove voleranno i rappresentanti di Onu, Stati Uniti, Unione europea e Fondo monetario internazionale. Intanto sul terreno oggi è stata una giornata di altissima tensione e serpeggia il timore che la crisi possa allargarsi nell’Ucraina orientale dove manifestanti filorussi hanno invaso i palazzi del potere a Donetsk e Odessa.

Le borse stanno risentendo pesantemente della crisi ucraina. La piazza di Mosca ha perso il 10%, Parigi, Londra e Francoforte chiudono tutte in forte passivo, con perdite fino al 3,5%. Milano scivola del 2,34%. Dunque la mobilitazione della comunità internazionale non sembra aver convinto gli analisti. Fausta Speranza ne ha parlato della crisi ucraina con Daniele De Luca, docente di storia delle relazioni internazionali all’Università del Salento:RealAudioMP3

R. – Il compattamento della Comunità internazionale è un po’ ambiguo. Dobbiamo distinguere tra G7 - ex G8 - e G20. Se nella questione ucraina noi consideriamo l’ex G8 - ora diventato G7 -, diciamo che c’è una certa comunanza di intenti, anche se c’è la posizione della Germania che è un po’ più sganciata. Però, dobbiamo allargare la questione al G20 dove abbiamo dei problemi: ci sono Paesi come Brasile, Cina ed India che probabilmente non guardano con estremo favore una politica magari anche di sanzioni nei confronti della Russia. Faccio l’esempio della Cina: si è letto anche sui giornali di una telefonata tra il ministro degli Esteri cinese e quello russo; lì credo ci sia una comunanza di interessi non tanto per quanto riguarda la Crimea ma sulla politica generale nei confronti dei diritti umani e di sfere di influenza.

D. – C’è davvero il rischio di un conflitto?

R. – Lo escluderei. Nessun Paese – intendo un Paese occidentale e gli Stati Uniti – ha intenzione di andare in guerra per la questione Ucraina; perché, nonostante la Conferenza di Yalta sia passata da così tanto tempo, ancora vigono nel mondo le sfere di influenza. Gli Stati Uniti possono alzare la voce quanto vogliono ma probabilmente – così come nel caso della Siria, che era un caso abbastanza preoccupante - non muoveranno le proprie truppe; naturalmente ci sono comunque una serie di passaggi. Gli Stati Uniti sono mesi che stanno sollecitando l’Unione Europea a non prendere sottogamba la questione Ucraina e la crisi Ucraina. Ancora una volta devo sottolineare la totale assenza di una politica estera comune nei confronti di una qualsiasi crisi internazionale; basta vedere gli atteggiamenti di alcune nazioni europee e come invece si distingue la Germania per altre azioni.

D. – In certi momenti è sembrato che tutto si potesse riportare ad un braccio di ferro tra Stati Uniti e Russia, soprattutto dopo la dura condanna venuta da Obama...

R. – La questione non è soltanto bilaterale, la questione è molto più ampia; sul campo ci sono questioni molto più ampie. Ci sono due questioni che devono essere prese in considerazione, una è prettamente economica e l’altra è militare. Non dimentichiamo che qualche tempo fa la Nato aveva provato a dislocare dei missili difensivi quasi a circondare la Russia e la Russia si era opposta; inoltre da lì passano gasdotti assolutamente fondamentali per l’economia Europea e per l’economia mondiale. Quindi, il confronto non può e non deve essere soltanto bilaterale ma deve essere un confronto a più ampio raggio. Per questa ragione, ritengo che riportare il confronto dal G8 al G7 sia un gravissimo errore: non bisogna mai escludere dalle Conferenze internazionali la nazione che è maggiormente interessata, non si può quindi escludere la Russia con un’azione di rappresaglia diplomatica da un incontro fondamentale come può essere quello del G8.







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