Ultimatum di Mosca alle truppe ucraine, ma per ora esclusa l'opzione militare
Nuova riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu stasera sulla crisi in Ucraina.
La richiesta sarebbe partita dalla Russia che ha dichiarato di non voler cedere la
Crimea ma di ritenere, almeno per ora, l’intervento armato, autorizzato dal Senato,
non necessario. Ma il braccio di ferro non si allenta anzi rischia di espandersi anche
all’Ucraina orientale. Intanto i ministri degli esteri dell’Unione europea riuniti
a Bruxelles lasciano decadere l’ipotesi di sanzioni contro la Russia, ma minacciano
di rivedere le relazioni bilaterali in assenza di passi distensivi da parte di Mosca.
Il servizio di Gabriella Ceraso:
Diplomazia
internazionale impegnata in un lavoro febbrile in queste ore per ìevitare il peggio
in Ucraina e nella penisola della Crimea. A più voci si chiede una soluzione negoziale
e conforme al diritto che fermi l’escalation. La Russia dal canto suo, come ha chiarito
oggi a Ginevra il ministro degli esteri Lavrov, ha intenzione di lasciare le truppe
schierate per tutelare diritti e libertà dei fratelli russi presenti in Ucraina, ma
ha anche escluso per bocca del capo della camera bassa del Parlamento un intervento
armato almeno per il momento. Smentito come "un’assurdità" l’ultimatum alla resa entro
l’alba, che Kiev aveva dato per certo, lanciato dalla flotta russa. Ancora alta la
tensione con Washington nonostante un giro di telefonate tra le due cancellerie: Mosca
ritiene “minacce inaccettabili” le parole del segretario di Stato Usa Kerry che ha
parlato di ”occupazione” paventando gravi conseguenze, tra cui le sanzioni. Opzione,
quest’ultima, respinta oggi dai ministri degli esteri europei riuniti a Bruxelles,
che lasciano la decisione eventualmente al Consiglio di giovedi' dei capi di Stato
e di governo Ue, ma minacciano di rivedere le relazioni bilaterali in caso di un mancato
impegno di Mosca alla distensione. Domani occhi puntati su Kiev dove voleranno i rappresentanti
di Onu, Stati Uniti, Unione europea e Fondo monetario internazionale. Intanto sul
terreno oggi è stata una giornata di altissima tensione e serpeggia il timore che
la crisi possa allargarsi nell’Ucraina orientale dove manifestanti filorussi hanno
invaso i palazzi del potere a Donetsk e Odessa.
Le borse stanno risentendo
pesantemente della crisi ucraina. La piazza di Mosca ha perso il 10%, Parigi, Londra
e Francoforte chiudono tutte in forte passivo, con perdite fino al 3,5%. Milano scivola
del 2,34%. Dunque la mobilitazione della comunità internazionale non sembra aver convinto
gli analisti. Fausta Speranza neha parlato della crisi ucraina con
Daniele De Luca, docente di storia delle relazioni internazionali all’Università
del Salento:
R. – Il compattamento
della Comunità internazionale è un po’ ambiguo. Dobbiamo distinguere tra G7 - ex G8
- e G20. Se nella questione ucraina noi consideriamo l’ex G8 - ora diventato G7 -,
diciamo che c’è una certa comunanza di intenti, anche se c’è la posizione della Germania
che è un po’ più sganciata. Però, dobbiamo allargare la questione al G20 dove abbiamo
dei problemi: ci sono Paesi come Brasile, Cina ed India che probabilmente non guardano
con estremo favore una politica magari anche di sanzioni nei confronti della Russia.
Faccio l’esempio della Cina: si è letto anche sui giornali di una telefonata tra il
ministro degli Esteri cinese e quello russo; lì credo ci sia una comunanza di interessi
non tanto per quanto riguarda la Crimea ma sulla politica generale nei confronti dei
diritti umani e di sfere di influenza.
D. – C’è davvero il rischio di un conflitto?
R.
– Lo escluderei. Nessun Paese – intendo un Paese occidentale e gli Stati Uniti – ha
intenzione di andare in guerra per la questione Ucraina; perché, nonostante la Conferenza
di Yalta sia passata da così tanto tempo, ancora vigono nel mondo le sfere di influenza.
Gli Stati Uniti possono alzare la voce quanto vogliono ma probabilmente – così come
nel caso della Siria, che era un caso abbastanza preoccupante - non muoveranno le
proprie truppe; naturalmente ci sono comunque una serie di passaggi. Gli Stati Uniti
sono mesi che stanno sollecitando l’Unione Europea a non prendere sottogamba la questione
Ucraina e la crisi Ucraina. Ancora una volta devo sottolineare la totale assenza di
una politica estera comune nei confronti di una qualsiasi crisi internazionale; basta
vedere gli atteggiamenti di alcune nazioni europee e come invece si distingue la Germania
per altre azioni.
D. – In certi momenti è sembrato che tutto si potesse riportare
ad un braccio di ferro tra Stati Uniti e Russia, soprattutto dopo la dura condanna
venuta da Obama...
R. – La questione non è soltanto bilaterale, la questione
è molto più ampia; sul campo ci sono questioni molto più ampie. Ci sono due questioni
che devono essere prese in considerazione, una è prettamente economica e l’altra è
militare. Non dimentichiamo che qualche tempo fa la Nato aveva provato a dislocare
dei missili difensivi quasi a circondare la Russia e la Russia si era opposta; inoltre
da lì passano gasdotti assolutamente fondamentali per l’economia Europea e per l’economia
mondiale. Quindi, il confronto non può e non deve essere soltanto bilaterale ma deve
essere un confronto a più ampio raggio. Per questa ragione, ritengo che riportare
il confronto dal G8 al G7 sia un gravissimo errore: non bisogna mai escludere dalle
Conferenze internazionali la nazione che è maggiormente interessata, non si può quindi
escludere la Russia con un’azione di rappresaglia diplomatica da un incontro fondamentale
come può essere quello del G8.