Ricerca Gruppo Abele-Auser: gioco d'azzardo in crescita fra gli anziani
Crescono sempre di più i dati che confermano la tendenza degli anziani al gioco d’azzardo.
Lo ha dimostrato una ricerca, presentata oggi in una conferenza stampa a Torino, realizzata
da Gruppo Abele, Auser e Libera. Gli anziani giocano più frequentemente rispetto agli
adulti e ai giovani, rischiando l’isolamento e l’impoverimento. Veronica Giacometti
ne ha parlato con Leopoldo Grosso, vicepresidente del Gruppo Abele:
R. – Lo scopo
di questa ricerca, condotta dal Gruppo Abele e dall’Auser, è quello di sviluppare
meccanismi di protezione della popolazione anziana di fronte al rischio del gioco
d’azzardo: vogliamo spiegare che l’azzardo non è un gioco di per sé, ma un modo per
cui molte persone rischiano di andare incontro a ulteriori problemi tra cui quello
dell’indebitamento e dell’impoverimento.
D. – Cosa ha messo in luce la ricerca?
R.
– L’indagine ha messo in luce che il 70% della popolazione anziana, su un campione
raccolto dall’Associazione Auser, sembrerebbe giocare d’azzardo. Il dato forse più
preoccupante è che all’interno di questo 70% della platea dei giocatori intervistati,
quello che aumenta è il numero di coloro che giocano a un livello di rischio e addirittura
sviluppano problematiche patologiche. Mentre le precedenti ricerche tendenzialmente
davano una percentuale di rischio di questo sviluppo di dipendenza tra l’1 e il 3%,
noi siamo decisamente un po’ più alti.
D. – Quali potrebbero essere le soluzioni
a questo problema patologico?
R. – Le soluzioni si collocano da più punti di
vista. La prima è quello di bloccare l’attuale deregulation da parte dello
Stato visto che, lo ricordo, il gioco d’azzardo è formalmente vietato da un articolo
del Codice penale. Però, di volta in volta, dal 1999 a oggi lo Stato ha aperto ad
una serie di deroghe e di concessioni, instaurando la possibilità – attraverso il
monopolio e poi le agenzie specializzate – di tutta una serie di nuovi giochi, e si
è passati dal Lotto al Superenalotto, alle istruzioni che diventano sempre più frequenti,
alle lotterie istantanee, a un gratta-e-vinci che è venduto alle Poste come è proposto
dopo la coda al supermercato… Quindi, c’è un’esposizione totale delle persone, soprattutto
delle persone più vulnerabili, che hanno anche più tempo libero a disposizione – che
hanno redditi magari bassi ma certi, che arrivano puntuali con la pensione – per l’illusione
della vincita, l’illusione di mettere a posto i propri conti, l’illusione di potersi
permettere, magari, alcuni lussi che prima non si potevano permettere. Quindi, da
una parte bisogna limitare l’offerta, fare un passo indietro e soprattutto non continuare
ad aumentarla. Per fare questo bisogna anche dare la possibilità ai sindaci dei Comuni
di decidere per le loro città quanto gioco d’azzardo vogliano nel loro territorio,
quanto vogliano trasformare le loro città in piccole Las Vegas in cui muta il panorama
urbano. C’è un’aggressività dell’offerta rispetto alla quale i sindaci devono avere
il potere di concedere o meno le licenze, cosa che oggi invece è "bypassata" direttamente
dalle autorizzazioni statali. E poi, soprattutto, bisogna diffondere una cultura tra
gli anziani stessi, all’interno della popolazione, secondo cui l’azzardo, per l’appunto,
non è un gioco.