Pompei, nuovi crolli. Unesco: subito piano straordinario. Franceschini convoca vertice
“Occorre un piano di interventi straordinario che metta in sicurezza l'intera area,
altrimenti Pompei è destinata a crollare per intero”. L’allarme arriva dall’Unesco
dopo i crolli che hanno interessato nelle ultime ore in particolare il "Tempio di
Venere" e la necropoli di Porta Nocera. Oggi una riunione urgente è stata convocata
dal neoministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Tursimo (Mibac), Dario Franceschini.
Sulla situazione, Paolo Ondarza ha intervistato Antonio Irlando, presidente
dell’Osservatorio patrimonio culturale:
R. – Ormai,
questi crolli sono una "grazia" per Pompei. Mi spiego meglio: ormai le criticità sono
evidenti da almeno una quindicina d’anni e noi facemmo uno studio nel 2005, nel quale
spiegavamo che l’80% dell’area archeologica di Pompei era a rischio crollo o, più
in generale, di distruzione. Purtroppo, c’è voluto il crollo della "Schola armaturarum"
di qualche anno fa per portare all’attenzione di tutti in maniera evidente, per far
aprire gli occhi a tutti e per far allargare la consapevolezza sul dramma che si viveva
a Pompei. Oggi ancora crolli, è come se qualcuno ci stesse dicendo: “Ma che aspettate?
Che cosa continuate a nascondere?”. Perché si tratta spesso anche di nascondere le
cose... A Pompei, la situazione è fuori controllo: per ogni crollo reso noto con un
comunicato ufficiale della Sovrintendenza, ce ne sono almeno nove di cui non si ha
notizia.
D. – Lei denuncia un grave vuoto gestionale. In che senso?
R.
– In questo preciso momento, la Sovrintendenza di Pompei – che è una Sovrintendenza
di nuova costituzione, perché è nata da una "costola" di quella più grande, che era
la Sovrintendenza di Napoli-Pompei, con un decreto legge dell’agosto scorso – non
ha un sovrintendente effettivo, ma ha un sovrintende reggente nella persona del direttore
generale del Ministero, perché il sovrintende incaricato è ancora in attesa che la
Corte dei Conti gli perfezioni, validi il suo contratto. Abbiamo notizia di diversi
ricorsi contro questa nomina. Quindi, riteniamo che questo possa rallentare ancora
di più l’iter, anche se chiaramente speriamo che ciò non avvenga.
D. – Quindi,
ancora una volta, è la burocrazia a rallentare il salvataggio di Pompei?
R.
– Sì, purtroppo sì. Un quotidiano internazionale - il New York Times - titolò l’estate
scorsa che Pompei è vittima della camorra e della burocrazia. Tornando sempre al vuoto
gestionale, c’è anche un altro problema: in questo momento, la struttura che dovrebbe
occuparsi di dare impulso alle attività di restauro del "Grande Progetto Pompei" –
si tratta di quell’opera co-finanziata con 105 milioni dall’Unione Europea – è costituita
solo dal direttore generale del progetto, che è stato nominato, e dal suo vice. Lo
staff che la legge prevede al servizio del vertice della struttura, composto da 25
persone, non è stato ancora nominato.
D. – Provocando uno stallo totale in
un progetto, che è appunto il "Grande Progetto Pompei", a cui tutto il mondo guarda.
Dunque, c’è anche grande aspettativa, grande attesa per quello che potrà scaturirne.
Solo pochi giorni fa, tra l’altro, è stata pubblicizzata la fine dei restauri della
"Domus del Criptoportico", che sembrava segnare una svolta nel processo di degrado
di Pompei…
R. – Sì, infatti. E’ stata annunciata la fine del’intervento, anche
se parziale, sulla Casa del Criptoportico, che è il primo intervento del "Grande Progetto
Pompei". E’ il primo intervento e accusa un ritardo di circa un anno rispetto alla
tabella di marcia, concordata proprio con l’Unione Europea.
D. – Quindi: un’incuria
che si trascina da anni, un grave vuoto gestionale e l’ombra della criminalità organizzata
dietro le lungaggini nel recupero di Pompei…
R. – Sì, purtroppo sì: nell’ordine
in cui lei li ha elencati, sono questi i grossi problemi che interessano l’area archeologica
di Pompei. Primo fra tutti, è la mancanza di una programmazione, di un piano organico
di interventi ordinari sull’area archeologica. Perché c’è da chiedersi una cosa: una
volta concluso il lavoro della "Casa del Criptoportico", non significa che poi si
potrà lasciare la Casa senza fare alcun intervento per anni… Quindi, più che fare
interventi straordinari, come si continua a fare - perché il "Grande Progetto Pompei"
è un intervento straordinario! – bisognerà finalmente pensare a un altro grande progetto
straordinario sì, ma di che cosa? Di una manutenzione ordinaria.
D. – Se ne
parlerà probabilmente anche domani al vertice urgente con il ministro della Cultura,
Franceschini?
R. – Mi auguro di sì, per arginare il degrado inesorabile dell’area
archeologica di Pompei.