Bonanni (Cisl) sul lavoro: ridurre le tasse, riaprire il tavolo sulla p.a.
Per il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, la priorità su cui si deve concentrare
il nuovo governo è il lavoro e su questo, ha detto, "spero che ci siano provvedimenti
incisivi in tempi rapidi". Anche per i sindacati bisogna al più presto intervenire
sull’occupazione. Alessandro Guarasci ha sentito il segretario generale della
Cisl Raffaele Bonanni:
R. – Le tasse
hanno messo in difficoltà le famiglie che non spendono più. Si possono vendere prodotti
all’estero, e le vendite all’estero vanno discretamente, ma se manca il mercato nazionale
è chiaro che l’economia si blocca. Ridare soldi alle imprese per l’Irap può andare
anche, magari dopo; ma oggi, dare soldi all’impresa, dare liquidità alle imprese significa
che non avendo commesse, queste liquidità le imprese vanno a metterle in banca. Ecco
perché ora quei pochi soldi che ha lo Stato li deve impiegare per ridurre le tasse
a lavoratori e pensionati.
D. – Non pensa che sia il caso anche di sbloccare
tutti quei contratti che sono fermi? Penso, per esempio, a quelli degli statali, fermi
ormai da più di quattro anni?
R. – Certo, questo ha ridotto notevolmente il
potere d’acquisto delle persone: quindi, tra disoccupati di più in casa, tra tasse
in più in casa, tra stipendi inferiori per il blocco dei contratti è chiaro che si
sta distruggendo qualsiasi vitalità della nostra economia.
D. – Voi chiederete
l’apertura di un tavolo con il governo, proprio sulla pubblica amministrazione?
R.
– Noi riteniamo che questo debba avvenire e già l’abbiamo chiesto, perché stare senza
contratto da oramai sette anni significa non solo indebolire gli stipendi dei pubblici
impiegati con riflessi forti sull’economia; significa anche far morire la pubblica
amministrazione, perché è diventato un cimitero dove non si muove foglia.
D.
– Lei è spaventato dalla possibilità di una nuova riforma del mercato del lavoro,
così come annunciato da Renzi?
R. – Io ho segnalato apertura verso questo,
solo che nessuno sa l’oggetto della discussione, e ho paura che sia un tormentone
mediatico solo per passare qualche nottata in più. L’occupazione non si fa con la
modifica delle norme del mercato del lavoro; l’occupazione si fa con nuovi investimenti
e i nuovi investimenti vengono da una situazione interna più vivace. Ecco perché insisto:
la vicenda delle tasse è essenziale per ripristinare i consumi. Dove prendiamo i soldi
per ridurre le tasse? Li prendiamo da una ristrutturazione potente di istituzioni
e amministrazioni, da una revisione forte della spesa pubblica: sugli enti locali,
sulle asl, c’è una lobby di privati che succhiano soldi attraverso concessioni, attraverso
esternalizzazioni, attraverso appalti, attraverso prezzi che non si giustificano.
Tagliare le tasse significa anche spingere la classe dirigente a fare cose che oggi
comunque non fa, non perché voglia bene alla gente, ma perché vuol bene a questo sistema
di potere che sfrutta intensivamente, per fini non sociali, le risorse pubbliche.