Chiesa in Sud Sudan: la pace solo se sappiamo perdonare
In Sud Sudan serve una responsabilità di governo condivisa, per unire e riconciliare:
lo dice alla Misna mons. Rudolf Deng Mayak, il vescovo di Wau, definendo positiva
la proposta dei mediatori africani di formare a Juba un esecutivo di transizione aperto
a entrambe le parti in conflitto. “La popolazione del Sud Sudan è stata devastata
da questi due mesi di violenza, dolore e distruzione – sottolinea il vescovo – e ora
ha bisogno di un leader che unisca e riconcili, dimostrando la capacità di perdonare”.
La necessità di soluzioni politiche nuove è tema dei negoziati in corso nella capitale
etiopica Addis Abeba tra il governo del Presidente Salva Kiir e i ribelli legati al
suo ex vice Riek Machar. Entrambe le parti hanno fatto sapere di accettare in linea
di principio la creazione di un esecutivo di transizione proposta dai mediatori dell’Autorità
intergovernativa per lo sviluppo (Igad). Allo stesso tempo, però, hanno respinto l’ipotesi
di un’esclusione sia di Kiir che di Machar. Secondo mons. Deng, è difficile dire oggi
chi in Sud Sudan possa avere la capacità di avviare un cammino di pace. “Di sicuro
– dice il vescovo – è giusta l’idea di una responsabilità condivisa di governo e di
servizio ai cittadini, tenendo conto del fatto che le elezioni sono previste nel 2015,
che è l’anno prossimo e non è lontano”. Il Sud Sudan è divenuto indipendente da Khartoum
nel 2011, dopo una guerra civile durata più di 20 anni. Il nuovo conflitto è cominciato
a Juba il 15 dicembre, con la denuncia da parte di Kiir di un presunto tentativo di
golpe. A orchestrarlo sarebbe stato Machar, che ha però sempre smentito questa versione
dei fatti e denunciato invece una deriva autoritaria da parte del governo. Secondo
le Nazioni Unite, i combattimenti hanno causato migliaia di vittime e costretto a
lasciare le loro case oltre 800.000 persone. (R.P.)