Nigeria. Tresoldi (Nigrizia): i Boko Haram si frenano riformando la società
“La Nigeria è in guerra contro i Boko Haram”: è la dichiarazione resa dal presidente
Jonathan Goodluck dopo gli attacchi terroristici del gruppo estremista islamico, che
solo negli ultimi giorni hanno provocato più di 50 morti. L’ultimo giovedì con 32
persone uccise. Secondo Goodluck, l’obiettivo dell’organizzazione è tentare di rovesciare
il suo governo. L'opinione di Efrem Tresoldi, direttore responsabile di Nigrizia,
intervistato da Maura Pellegrini Rhao:
R. – Questa
realtà estremamente pericolosa è causata dall’insorgenza del gruppo del Boko Haram,
un gruppo che si ispira all’islam ma che sappiamo bene essere un gruppo terroristico.
Si parla di migliaia di vittime dal 2009. Questi attacchi si sono concentrati praticamente
negli Stati nordorientali del Paese. Questi gruppi possono facilmente uscire e entrare
nel Paese, dati i confini "porosi" che esistono tra la Nigeria e il Ciad. L’altro
fatto che bisogna sottolineare è che, per esempio, gli Stati di Borno e lo Stato di
Jobe sono tra gli Stati più poveri della Nigeria dove c’è una speranza di vita sui
47 anni, un analfabetismo rampante e sono Stati nei quali c’è una grande voglia di
vendicarsi contro le ingiustizie compiute anche da parte dello Stato federale e dalla
situazione di abbandono, appunto, in cui si trovano queste popolazioni. Bisogna ccpire,
quindi, quale sia il motivo per cui i Boko Haram sono così capaci di commettere queste
atrocità: non è soltanto l’indottrinamento, ma anche questa voglia di farsi giustizia
da sé nei riguardi di uno Stato visto come inadempiente o addirittura semplicemente
punitivo e che non porta alcun beneficio alla popolazione. C’è anche tutto un sostrato
sociale ed economico che è un terreno fertile, perché questi gruppi possano poi espandersi
e continuare le loro attività criminali.
D. – C’è una parte della popolazione,
se non della Nigeria, o comunque dei Paesi vicini, che sostiene i Boko Haram?
R.
– Non abbiamo prove, però ci si domanda come mai questi possano agire impunemente
senza essere mai arrestati. Il sospetto è di una certa complicità. Oltre a questo,
sono in vista le elezioni del 2015 e si suppone che intendano influenzare in maniera
veramente negativa la situazione per dimostrare, appunto, l’incapacità di questo governo
sotto la guida di Goodluck Jonathan. C’è anche il sospetto che, appunto, non solo
ci siano complicità esterne al Boko Haram, ma anche all’interno del Paese, soprattutto
in ambienti politici, forse anche per avvantaggiarsi per le prossime elezioni.
D.
– Ci sono circa 300 mila sfollati dal nord della Nigeria e diventa sempre più difficile
per le organizzazioni umanitarie portare aiuti…
R. – C’è il problema dell’emergenza
umanitaria, che va affrontato con l’aiuto anche di organizzazioni straniere, per poter
far fronte a questa grossa calamità causata dal terrorismo. Ma la soluzione non può
essere soltanto la repressione militare e poliziesca del movimento: occorre mettere
mano veramente a riforme sociali, economiche per dare speranza anche e soprattutto
alla grande maggioranza dei giovani che non hanno prospettive.