Siria: gruppo jihadista impone regole di sottomissione ai cristiani di Raqqa
Un gruppo jihadista legato ad al Qaeda ha diffuso una serie di regole che i cristiani
di Raqqa devono seguire per essere "protetti". Fra queste vi sono una tassa, compiere
i riti al chiuso, non indossare nessun segno cristiano evidente. Gli estensori delle
regole (che essi chiamano "accordo") - riferisce l'agenzia AsiaNews - sono i membri
dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante(Isil), un gruppo che ha radici in al
Qaeda dell'Iraq e che vuole costruire un unico califfato che abbraccia tutto il Medio
oriente, l'Africa settentrionale, l'Andalusia e l'Italia meridionale, antichi possedimenti
arabi e islamici. Raqqa, città del nord della Siria, aveva 300mila abitanti prima
dell'inizio della guerra civile nel marzo 2011. Fra questi, l'1% era cristiano. Ora
molti abitanti sono fuggiti e la città è nelle mani dell'Isil, che ha diffuso il testo
dell'accordo sui siti jihadisti. Sotto la minaccia di essere trattati con violenza,
i cristiani devono pagare la "jiziya", l'antica tassa obbligatoria per i non musulmani.
I cristiani ricchi dovranno pagare una somma pari al valore di 13 grammi di oro puro
(mezza oncia); quelli della classe media metà della somma; quelli della classe povera
un quarto. I cristiani non devono esporre croci o simboli della loro fede in ambienti
frequentati dai musulmani e soprattutto al mercato; non devono usare altoparlanti
per il richiamo alla preghiera; devono compiere i loro riti a porte chiuse all'interno
degli edifici di culto. Il gruppo esige anche che i cristiani si conformino alle regole
sul vestire in modo modesto imposte a tutti gli abitanti. Ai cristiani è vietato portare
armi , come pure restaurare chiese e monasteri della zona. Chi non si attiene a queste
regole, avrà il destino assegnato alla "gente della guerra e della ribellione", cioè
l'uccisione. L'Isil fa parte delle frange più estremiste e islamiste dell'opposizione
a Bashar Assad. Dal gennaio scorso è in atto una guerra senza quartiere fra i gruppi
laici e islamici dell'opposizione, come pure fra quelli islamisti più radicali o meno.
Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, gli scontri fra i due campi hanno
causato la morte di almeno 3300 persone, dei quali 924 fra i membri del Siil. Gli
oppositori si stanno coalizzando contro l'Isil, accusato di "fare il gioco di Assad".
Proprio ieri, il Fronte Al-Nusra (Al Qaeda in Siria) ha lanciato un ultimatum di cinque
giorni contro l'Isil perché metta fine al conflitto interno, presentandosi davanti
a un tribunale religioso. (R.P.)