Green Economy: per l'Italia una strada possibile per uscire dalla crisi
Capire le prospettive per l’affermazione della Green economy in Italia, prendendo
in esame le esigenze degli investimenti pubblici e privati, gli effetti sull’occupazione
e le riforme indispensabili. E’ l’obiettivo del rapporto “Un Green New Deal
per l’Italia” promosso da Enea e da Fondazione per lo sviluppo sostenibile, presentato
questo giovedì a Roma. Il rapporto, giunto alla sua seconda edizione, vuole evidenziare
come scelte sempre più green possono diventare la strada per rilanciare il
Paese dalla crisi. Il servizio di Marina Tomarro:
In Italia circa
il 68% della popolazione vive nelle città, e il 75% dei rifiuti, viene prodotto proprio
in ambito urbano. La raccolta differenziata è diffusa ancora a "macchia di leopardo",
molto di più al Nord del Paese che al Sud, e dove il riciclaggio è più alto diventa
inferiore il costo della gestione dei rifiuti per ciascun cittadino, circa 116 euro
annui. Anche sulla mobilità sostenibile l’Italia è ancora lontana dai modelli d’Oltralpe.
Infatti, le metropolitane sono meno di 200 km solo in sei città tra cui Roma, Milano
e Napoli, e nei capoluoghi la presenza delle piste ciclabili è pari al 6% di quella
destinata alle automobili. Ci sono delle eccezioni, come l’esempio virtuoso di Torino,
che primeggia per il suo parco veicolare ecologico. Edo Ronchi presidente per
la Fondazione per lo sviluppo sostenibile:
“Questa crisi, che si trascina
da anni, per essere superata ha bisogno di idee nuove, di cambiare modi di produrre
e anche beni prodotti. Questo cambiamento, orientato in senso ecologico, è un’occasione
di sviluppo e di rilancio dell’occupazione e degli investimenti. La riqualificazione
urbana, la mobilità sostenibile, le raccolte differenziate, l’efficienza energetica
degli edifici a partire da quelli pubblici, la diffusione delle rinnovabili a partire
dai territori: tutto ciò è la base di un Green New Deal, che
in Italia ha particolari potenzialità di sviluppo”.
Ma nonostante le possibili
potenzialità l’Italia, continua a rimanere tra gli ultimi posti in Europa per lo sviluppo
della green economy. Ancora Edo Ronchi:
“In Italia sono ancora
prevalenti idee vecchie. Si ha una visione dell’economia molto tradizionale, basata
sulla ripresa del consumismo e della produttività, soprattutto del lavoro. Ha difficoltà
a mettersi in sintonia con le idee più innovative che puntano, invece, a migliorare
la tutela del capitale naturale, la produttività delle risorse; a vedere l’economia
non come fine, ma come mezzo per assicurare benessere e attraverso questo benessere
anche una ripresa dell’economia”.
E dal Rapporto viene fuori anche un uso
del territorio spesso sconsiderato. Giovanni Lelli, Commissario Enea:
“Il
dato che mi ha più impressionato è la velocità con la quale viene occupato il suolo
pubblico del nostro Paese, per attività qualsiasi: qualcosa come quasi 400 metri quadrati
vengono occupati nel nostro Paese ad una velocità e ad una media - in valore assoluto
- molto maggiore di quella degli altri Paesi europei. Eh sì, che sappiamo che il nostro
Paese è un Paese montagnoso… Questo è un dato molto importante, perché l’uso del territorio
è una delle tessere che compongono il mosaico green: il territorio
non è una cosa infinita! L’uso del territorio corretto è la concretizzazione più valida
del concetto di sostenibilità”.