Ucraina: stasera verrà presentato il nuovo governo. Tensioni separatiste in Crimea
Il nuovo governo ucraino di unità nazionale sarà presentato questa sera in Piazza
Indipendenza nel centro di Kiev, "cuore" di questi tre mesi di protesta antigovernativa.
Ad annunciarlo un deputato vicino all'ex pugile, Vitali Klitschko. Un esecutivo che
dovrà, di fatto, guidare la transizione dell’Ucraina, con il pericolo concreto che
si vada verso una frammentazione del Paese. Da una parte, quello filo-russo, dall’altra
quello filo-europeo. In questo contesto, si inseriscono le crescenti tensioni in Crimea,
dove circa cinquemila sostenitori della protesta antigovernativa si sono riuniti davanti
al Consiglio supremo di Simferopoli per manifestare contro una possibile secessione
della penisola. Ma quanto è concreta la possibilità che il Paese si divida? Salvatore
Sabatino lo ha chiesto a Fulvio Scaglione, vice-direttore di Famiglia Cristiana
ed esperto di area ex sovietica:
R. - Quello
che è sotto gli occhi di tutti è che in questo momento c’è una trattativa a livello
internazionale - ovviamente non aperta, ma piuttosto evidente - sul futuro dell’Ucraina.
Questo riporta il problema a quello che si diceva sin dalle origini: è impossibile
risolvere decentemente una questione ucraina, qualunque essa sia, senza in qualche
modo parlare con la Russia. Il rischio di disgregazione del Paese - e per dirla più
esplicitamente, il rischio di secessione della parte orientale - è uno dei fattori
di questa trattativa. Bisognerà vedere se la Russia in questa trattativa otterrà quello
che crede di dover ottenere per vedere se il rischio da tale che sia diventerà una
tragica realtà.
D. - Una trattativa abbastanza secretata, però. Evidentemente
Washington e Londra sono determinate ad aiutare la transizione che è stata avviata
nel Paese. C’è il pericolo di una pericolosa contrapposizione tra l’Occidente e Mosca?
R.
- Questa contrapposizione è nei fatti e lo si è visto per le strade di Kiev ma lo
si è visto già anni fa nel 2004, quando la “Rivoluzione arancione” - che ebbe come
protagonista la Timoshenko e l’economista Yushenko - fu abbondantemente sostenuta
e finanziata dagli Stati Uniti. Quello che è successo negli ultimi mesi è sotto gli
occhi di tutti: abbiamo visto le pressioni europee ed americane a favore della ribellione
contro il regime di Yanukovich, quindi questa contrapposizione è assolutamente evidente.
D.
- Da non sottovalutare sono gli enormi interessi legati agli oleodotti e ai gasdotti
che percorrono l’Ucraina, permettendo il transito verso l’Europa degli idrocarburi
russi. C’è chi parla di un’Europa sotto “scacco” di Mosca. È davvero così?
R.
- No. Non è così perché semmai è uno “scacco” reciproco, è uno stallo. È vero che
la Russia da sola provvede al 25% del fabbisogno energetico dell’Europa, ma è anche
vero che l’Europa pagando contribuisce in maniera formidabile agli introiti dello
Stato russo, il quale non potrebbe assolutamente fare a meno. Quindi, diciamo che
da quel punto di vista non è che l’Europa domani po’ trovarsi al buio: è l’Ucraina
che può trovarsi al buio perché basterebbe che Mosca facesse pagare all’Ucraina, per
gas e petrolio, i prezzi di mercato, o decidesse di ridiscutere le forniture di combustibile
nucleare - perché l’Ucraina ha le centrali nucleari funzionanti e il combustibile
nucleare che usano viene al 100% dalla Russia. Allora, lì per l’Ucraina sarebbero
guai seri.
D. - Storia a parte, in fine la vicenda della Crimea, molto vicina
a Mosca. C’è il pericolo che scoppino tensioni anche su questo fronte?
R. -
Il pericolo c’è ma dipende da quanto le varie tendenze alla frammentazione verranno
usate dai diversi protagonisti - in questo caso per la Crimea, ovviamente, in primo
luogo dalla Russia - per ottenere vantaggi su questa specie di trattativa internazionale
che si sta svolgendo sul tema dell’Ucraina.