India: sotto la lente dell’Onu i massacri del 2002 e la libertà religiosa in Gujarat
Le Nazioni Unite faranno di tutto per garantire che la libertà di religione, sancita
dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, venga pienamente rispettata
nella vita della popolazione del Gujarat e in altre parti di India: è quanto ha dichiarato,
a conclusione di una visita nello stato indiano di Gujarat, compiuta il 23 e 24 febbraio,
l’Osservatore speciale Onu per libertà di religione, Heiner Bielefeldt. Come riferisce
all'agenzia Fides padre Cedric Prakash, direttore del Centro per i diritti umani “Prashant”,
in Gujarat, la visita è stata utile “a squarciare un velo di silenzio sui massacri
del passato e sulla condizione del presente”: il relatore Onu, infatti, ha incontrato
e interagito con numerosi esponenti delle comunità di minoranza, con gruppi della
società civile, accademici, studiosi , teologi e giornalisti. Bielefeldt ha ascoltato
i resoconti di sopravvissuti e testimoni dei massacri anti-musulmani avvenuti in Gujarat
nel 2002 e degli attacchi contro i cristiani registrati nel 1998-99 e negli anni successivi.
Sulla situazione attuale, le relazioni presentate all’inviato Onu hanno toccato anche
la cosiddetta “Legge anti-conversione” in vigore nello Stato dal 2003, “stranamente
chiamata ‘Legge sulla libertà di religione’, una delle leggi più draconiane nella
storia del Paese”, nota a Fides padre Prakash. Infatti “i programmi di riconversione
religiosa intrapresi da gruppi fondamentalisti e nazionalisti, con il pieno patrocinio
del governo del Gujarat, dimostrano come le minoranze del Gujarat siano costantemente
discriminate e penalizzate”. Tra le organizzazioni della società civile che hanno
avuto colloqui con il Relatore delle Nazioni Unite, vi erano diverse associazioni
ed enti espressione delle comunità cristiane, alcune nate dai Gesuiti, come il Centro
“Prashant”. (R.P.)