2014-02-25 15:04:51

Coldiretti: 30enni, 1 su 2 mantenuto dai genitori. Riscoperta l'agricoltura


Più della metà dei trentenni italiani vive con la paghetta e tre su quattro vivono a casa con genitori. Uno su quattro accetterebbe un posto da spazzino o in un call center, mentre solo il 30% fa un lavoro coerente con gli studi svolti e la maggioranza sarebbe inoltre disposta ad espatriare per lavorare. È il drammatico spaccato offerto dalla prima Indagine Coldiretti/Ixè su “Crisi: i giovani italiani e il lavoro”, presentata all’Assemblea elettiva di Giovani coltivatori. Marco Guerra ne ha parlato con Rolando Manfredini, capo area Sicurezza alimentare della Coldiretti:RealAudioMP3

R. - Purtroppo, moltissimi giovani sono senza lavoro e non lo trovano. Quindi, vengono sostanzialmente sorretti dalla famiglia: praticamente vivono con la paghetta dei genitori il 51 % dei trentenni italiani. Questo addirittura si alza al 79% se si considerano tutti gli under 34. Quindi, una situazione di questo tipo la dice lunga su come la crisi colpisca i giovani. Abbiamo visto come la disoccupazione giovanile sia a dei livelli ormai insostenibili: sta diventando un vero e grosso problema sociale. Quindi, il giovane non è certamente un ‘bamboccione’ che vuole rimanere in casa. Tra l’altro, proprio in una situazione che credo sia anche un po’ di vergogna, si adattano a fare dei lavori in casa per non essere proprio completamente di peso alla famiglia. Il 75% cerca di rendersi utile.

D. - Quindi, la famiglia è diventata la vera rete di protezione sociale…

R. - Immaginiamo cosa succederebbe se non ci fosse la famiglia: cosa accadrebbe dal punto di vista sociale, cosa farebbero questi giovani? Probabilmente, avrebbero anche un’attrazione per quelle che sono - e questo è importante dirlo - le attività illecite. Nel momento stesso in cui manca il lavoro, in cui manca la soddisfazione economica, in cui manca una traiettoria di futuro, è molto facile cadere in una rete delinquenziale.

D. - Uno su tre non sa il nome del premier - questo colpisce molto! - e solo il 4% si impegna in politica…

R. - Credo che questo rappresenti veramente una disillusione, proprio un rifiuto! E forse i giovani lo vivono in maniera ancora più accentuata rispetto agli adulti, rispetto ai genitori o ai nonni. Hanno addirittura perso, per certi aspetti, la voglia di ribellarsi… Ma anche fare politica è necessario: significa sviluppare la società. Se i giovani perdono anche questa prerogativa e non hanno più speranza, non credo che ci sia un grande futuro.

D. - Voi, però, avete messo in luce - con questa ricerca - tante esperienze innovative nel settore dell’agricoltura, che hanno battuto la crisi…

R. - I dati che noi abbiamo disponibili la dicono lunga su cosa può offrire e cosa offre l’agricoltura in termini assolutamente concreti. C’è la riscoperta, intanto, di attività di un certo tipo nella produzione del cibo, ma ci sono anche delle vere e proprie invenzioni: il fatto che ci si possa occupare di fare il muratore ecologico, di fare l’erborista, di essere tutor nell’orto in città… Certamente, l’agricoltura genera delle nuove professioni. La riscoperta dell’agricoltura in questo senso è fondamentale per il tessuto sociale che ha l’agricoltura e quindi per generare - anche in funzione dell’ottimismo, che tante volte manca – valore negli altri settori, dove si vede cosa sta succedendo, a parte le vendite dei grandi nomi dell’economia italiana. L’agricoltura - secondo noi - sta reagendo molto bene alla crisi e sta offrendo ai giovani alternative di successo.

Ultimo aggiornamento: 26 febbraio







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