Ucraina: mandato d'arresto per Yanukovich, Mosca richiama ambasciatore a Kiev
In Ucraina, l'esecutivo provvisorio ha spiccato un mandato d'arresto per l'ex presidente
Viktor Yanukovich accusato di strage. Situazione che ha suscitato forti tensioni tra
Mosca e Kiev. La Russia ha richiamato il proprio ambasciatore "per consultazioni".
Intanto il novo capo provvisorio dello Stato, Oleksandr Turcinov ha chiesto a Mosca
di rispettare la scelta europeista dell’Ucraina. Fitto scambio di telefonate tra il
capo del Cremlino Putin e i leader mondiali, mentre oggi arriva a Kiev il capo della
diplomazia Ue, Catherine Ashton. In questo scenario l'appello alla pace e alla preghiera
della Conferenza episcopale ucraina. Il servizio di Massimiliano Menichetti:
E’ Oleksandr
Turcinov, braccio destro dell’ormai libera Iulia Timoshenko, a ribadire che la Russia
deve rispettare le scelte dell’Ucraina. Il nuovo capo provvisorio dello Stato a cui
è affidata anche la presidenza del parlamento e il ruolo di premier ad interim,
ha escluso di voler occupare la poltrona di primo ministro nel prossimo governo, che
dovrà essere formato entro domani. Le elezioni presidenziali sono state anticipate
al 25 maggio. Intanto del fuggito e decaduto presidente Viktor Yanukovich si sono
perse le tracce, si ipotizza sia nella parte orientale dell’Ucraina, dove si registrano
manifestazioni filorusse. Il ministro dell'Interno ad interim ucraino ha annunciato
che è stato spiccato un mandato di cattura per il presidente deposto. Rimane comunque
incandescente il clima in Crimea, dove la Russia ha un'importante base navale a Sebastopoli:
diecimila persone, ieri, hanno manifestato contro quello che hanno definito un "golpe”.
Qui in centinaia si stanno arruolando nelle cosiddette “brigate popolari” per difendere
"se necessario" la Repubblica autonoma. Sul fronte internazionale la Russia ha richiamato
il proprio ambasciatore a Kiev, mentre il presidente russo Putin ha avuto una serie
di telefonate con i leader mondiali, dall’omologo statunitense Obama alla cancelliera
tedesca Merkel; ci sarebbe "accordo" sulla necessità di rispettare l'integrità dell’Ucraina".
La tedesca Merkel ha sentito anche la leader della rivoluzione arancione Timoshenko,
al centro del colloquio l’unità del Paese. E per aiutare l’Ucraina sull'orlo del collasso
economico – anche a causa della decisione della Russia di congelare un prestito da
15 miliardi di dollari – il Fondo Monetario Internazionale e l’Unione Europea pensano
ad interventi urgenti di sostegno. Intanto. arriva oggi a Kiev il capo della diplomazia
Ue, Catherine Ashton, mentre è già in città il coordinatore dell'Onu per la pace in
Medio Oriente Robert Serry.
Sulla situazione in Ucraina, il commendto di Massimiliano
Di Pasquale autore del libro "Ucraina terra di confine" edito da "Il Sirente":
R. – La situazione
in Ucraina è ancora complessa. E’ vero che Yanukovich è stato deposto e adesso c’è
un governo provvisorio con a capo Turcinov, l’ex-braccio destro della Timoshenko e
c’è un mandato di cattura per Yanukivich, che non si sa bene dove sia, però la situazione
è molto grave. Dico questo perché anche nella città di Kharkiv, che è la seconda città
d’Ucraina, polo industriale famoso anche all’epoca dell’Unione Sovietica, ci sono
scontri tra "titushki", che sono queste milizie irregolari, reclutate da Yanukovich,
comunque filo russe, e i manifestanti di "Euromaidan". La situazione è tutt’altro
che pacificata. Kharkiv è una roccaforte importante: se il tentativo di secessione
lì non va in porto allora l’Ucraina può stare sicura. Ma la battaglia in questo momento
è proprio a Kharkiv.
D . –Differente comunque la situazione in Crimea…
La
Crimea è sempre stata una roccaforte russofona. E’ più facile mobilitare una protesta
e configurare uno scenario come quello dell’Ossezia del Sud, nel 2008, quando, con
la scusa della tutela della popolazione russofona, i carri armati invasero la Georgia.
Uno scenario di questo tipo è più probabile in Crimea piuttosto che nelle regioni
dell’Est. Però è chiaro che in questo momento c’è grande paura per quello che potrebbe
succedere a Kharkiv.
D. - In questo scenario Unione europea e Stati Uniti fanno
pressione su Mosca affinché non ci sia un intervento, è un rischio reale?
R
. – Il rischio è reale. L’intervento di Mosca potrebbe creare veramente una guerra
civile. Finora non c’è stata una guerra civile, anche se molti l’hanno definita così.
C’è stata una guerra del popolo: del popolo dell’Est e dell’Ovest contro un regime
che è diventato una sorta di dittatura sanguinaria, visto quello che è successo nelle
ultime settimane, non una guerra civile. Il rischio però di manipolare delle folle
russofone - ricordiamoci che in Crimea sono stati emessi tanti passaporti russi a
cittadini ufficialmente ucraini - potrebbe creare uno scenario molto pericoloso.
D.
– Sono state anticipate le elezioni presidenziali al 25 maggio, anche la Timoshenko
ha in un certo qual modo ribadito che non si candiderà…
R. – La Timoshenko
ha dichiarato che non si vuole candidare in questa fase, non ha escluso la candidatura
alle presidenziali il 25 di maggio.
D. – Questo porta una continuità con la
"rivoluzione arancione" o ci sono differenze?
R. – Io credo che esistano differenze
tra la "rivoluzione arancione" e questa rivoluzione, soprattutto anche rispetto alla
polarizzazione Est-Ovest, perché la "rivoluzione arancione" nacque appunto come sussulto
contro un regime corrotto che attraverso il broglio elettorale perpetrato da Yanukovich
voleva insediare Yanukovich al potere. Poi ci fu la ripetizione del voto e vinse la
coalizione degli arancioni. Però in quel momento era configurabile una dialettica
Est contro Ovest, che è una dialettica che poi è cambiata nel corso degli anni. Adesso,
invece, come ripeto c’è stata sollevazione popolare di tutto il popolo ucraino contro
il regime Yanukovich e questo ha riguardato sia le roccaforti nazionaliste come Leopoli
o le città dell’Ovest, ma anche città dell’Est. Ci sono stati "Euromaidan" molto forti
a Kharkiv, a Zaporozhye, che era una città industriale dell’ex-Unione sovietica e
addirittura qualche manifestante in Crimea per cui la situazione è diversa. Poi comunque
io credo che gli eventi di questi giorni abbiano dimostrato che si chiude la fase
del post soviet, quella fase che non si era conclusa nel 2004, ci vuole un ricambio,
una rigenerazione della nazione ucraina. Il ricambio passa anche per nuovi volti e
nuovi politici. Occorre non ripetere l’errore fatto dagli arancioni, nel 2004,
quando le liti continue tra Timoshenko e Yushenko portarono a una crisi dell’elite
che aveva vinto. In questo momento occorre unitarietà, occorre mettersi d’accordo
su un candidato unitario per vincere le elezioni.
D. - Questo dal punto di
vista interno. In questa situazione però è altrettanto necessario che il popolo ucraino
sia sostenuto dall’Unione Europea, anche economicamente…
R. – Questa è un’altra
delle priorità per cui in questa prima fase è importante che si vada a negoziare con
l’Europa e con il Fondo monetario internazionale presentando una persona che sia credibile
e che dia garanzie.