Thailandia, attentati. Una religiosa racconta la vita dei pochi cristiani nel Paese
Continuano gli attentati antigovernativi in Thailandia. Domenica, una granata lanciata
contro la folla a Bangkok ha causato la morte di due bambini e una donna. Il coinvolgimento
di minori sembra aver scosso il Paese. La premier Shinawatra ha condannato gli attentati
definendoli "atti terroristici". Veronica Giacometti ha intervistato sull’argomento
Emanuele Giordana, direttore di Lettera22:
R. – Apparentemente
siamo in una situazione di stallo, con una serie di interrogativi irrisolti: il primo
dei quali è che fine ha fatto la premier, che è scomparsa da Bangkok e che non si
vede da qualche giorno? Da quel che si sa avrebbe in animo di convocare una riunione
con i ministri più importanti del suo governo, lontana però da Bangkok, lontana cioè
dalla scena della battaglia. Che cosa questo significhi è ancora poco chiaro: forse
che la premier vuole riaffermare il suo ruolo, ma evitare che si trasformi in una
battaglia continua.
D. – Si parla di deriva terroristica per rovesciare il
governo…
R. – Naturalmente le parole lasciano il tempo che trovano… E’ comprensibile
che si utilizzano anche questi termini. Potremmo persino sostenere che c’è il precedente
della situazione ucraina che forse, in qualche misura, fa temere alla Shinawatra che
qualcosa possa succedere anche lì. Naturalmente le cose sono molto diverse perché
l’esercito ha un ruolo ben preciso: si sa che sta dalla parte della monarchia.
D.
– E’ aperta la prospettiva di un dialogo tra le due parti?
R. – L’esercito,
che è – come dire – l’ago della bilancia di questa situazione, non solo ha deciso
finora di non intervenire, ma ha anche ufficialmente detto che non interverrà. Quindi,
in questo momento, una situazione di dialogo non c’è. Ma potrebbe anche essere possibile:
ci sono forze nei due campi che, in realtà, vorrebbero dialogare.
Una presenza
piccola ma vitale: è quella dei cristiani in Thailandia, dove la chiesa cattolica
conta molte piccole comunità, sia a Bangkok che nelle campagne. In una di queste,
il villaggio di Thung Chao, nel nord del Paese, Davide Maggiore ha raggiunto
telefonicamente suor Teresa Bello, missionaria saveriana, che descrive così
il contesto in cui si trova ad operare:
R. – La parrocchia
dove lavoriamo con le comunità è in una zona prevalentemente rurale, anche se la diocesi
dove ci troviamo, che è la diocesi di Chiang Mai, raduna le più grandi città del nord
della Thailandia e ha una percentuale di cristiani dello 0,6%. Nella zona di Chiang
Mai, comincia anche a crescere l’industria, il commercio e il turismo. Molti giovani
lasciano i villaggi, vanno in città sia per studio che per lavoro e quindi siamo in
un momento di confusione culturale perché i giovani che lasciano i loro villaggi,
dove l’identità culturale e anche religiosa è più chiara, andando in città perdono
anche i loro valori tradizionali. Ci sarebbe molto da lavorare con i giovani, con
la famiglia, sia in città che nei villaggi.
D. – Per la maggior parte, la popolazione
è buddista. Come siete stati accolti in quanto cristiani?
R. - Questo è un
aspetto molto bello della società thailandese, quello dell’armonia, dell’accoglienza,
quindi noi non abbiamo avuto problemi nell’inserirci in questa società. Però, c’è
anche da dire che l’identità religiosa buddista è abbastanza forte, per cui anche
interessarsi a un’altra religione non è così scontato e anzi è un processo lento…
Quando siamo arrivati in questa zona ci siamo stabiliti in un villaggio dove c’era
solo una famiglia cristiana. Poi pian piano, attraverso le relazioni, attraverso anche
un lavoro sociale che facciamo, siamo arrivati ad avere, nell’arco di 13 anni, una
piccola comunità cristiana. I primi cristiani, adesso sono quelli che seguono le persone
che pian piano si interessano al Vangelo.
D. - C’è una storia di fede particolarmente
emblematica che vorrebbe ricordare?
R. - Una davvero particolare. Un giorno
ho visto arrivare a casa quest’uomo che mi ha detto: io sono venuto a trovare il Signore.
Sapevo per certo che non aveva partecipato agli incontri di preghiera, agli incontri
di ascolto del Vangelo che abbiamo nella zona. Quando poi finalmente abbiamo fatto
più amicizia gli ho chiesto: ma il Signore che tu vieni a cercare come l’hai conosciuto?
Allora lui mi ha detto: “Io ero nel buio, ero nella disperazione, e il Signore ha
avuto misericordia di me”. Mi ha raccontato che lui era molto scoraggiato nella vita,
perché sua moglie aveva subito un ictus e quindi entrambi avevano dovuto lasciare
il lavoro. Lui aveva deciso che doveva porre fine alla sua vita e anche a quella della
moglie. Tornato a casa la sera, era fuori nella veranda, pensando a quello che avrebbe
fatto il giorno dopo, la mattina dopo: quella sarebbe stata la sua ultima sera. E’
passato un vicino, si sono salutati e gli ha detto: “Dove vai?” Il vicino ha risposto:
“Vado in chiesa, vado a pregare”. E lui ha detto: “Voglio venire con te”. E’ entrato
in chiesa dietro al suo amico e non si ricorda altro che il Crocifisso che ha visto
sulla parete. Ha visto il Crocifisso e ha detto: ecco il vero Dio, ecco il Dio che
sto cercando. Poi, è tornato da sua moglie e le ha raccontato che aveva incontrato
la luce, aveva visto una nuova possibilità di vita. Lui e sua moglie dopo un percorso
di catecumenato hanno ricevuto il Battesimo. Adesso sono ancora insieme.