2014-02-24 15:37:08

Thailandia, attentati. Una religiosa racconta la vita dei pochi cristiani nel Paese


Continuano gli attentati antigovernativi in Thailandia. Domenica, una granata lanciata contro la folla a Bangkok ha causato la morte di due bambini e una donna. Il coinvolgimento di minori sembra aver scosso il Paese. La premier Shinawatra ha condannato gli attentati definendoli "atti terroristici". Veronica Giacometti ha intervistato sull’argomento Emanuele Giordana, direttore di Lettera22:RealAudioMP3

R. – Apparentemente siamo in una situazione di stallo, con una serie di interrogativi irrisolti: il primo dei quali è che fine ha fatto la premier, che è scomparsa da Bangkok e che non si vede da qualche giorno? Da quel che si sa avrebbe in animo di convocare una riunione con i ministri più importanti del suo governo, lontana però da Bangkok, lontana cioè dalla scena della battaglia. Che cosa questo significhi è ancora poco chiaro: forse che la premier vuole riaffermare il suo ruolo, ma evitare che si trasformi in una battaglia continua.

D. – Si parla di deriva terroristica per rovesciare il governo…

R. – Naturalmente le parole lasciano il tempo che trovano… E’ comprensibile che si utilizzano anche questi termini. Potremmo persino sostenere che c’è il precedente della situazione ucraina che forse, in qualche misura, fa temere alla Shinawatra che qualcosa possa succedere anche lì. Naturalmente le cose sono molto diverse perché l’esercito ha un ruolo ben preciso: si sa che sta dalla parte della monarchia.

D. – E’ aperta la prospettiva di un dialogo tra le due parti?

R. – L’esercito, che è – come dire – l’ago della bilancia di questa situazione, non solo ha deciso finora di non intervenire, ma ha anche ufficialmente detto che non interverrà. Quindi, in questo momento, una situazione di dialogo non c’è. Ma potrebbe anche essere possibile: ci sono forze nei due campi che, in realtà, vorrebbero dialogare.

Una presenza piccola ma vitale: è quella dei cristiani in Thailandia, dove la chiesa cattolica conta molte piccole comunità, sia a Bangkok che nelle campagne. In una di queste, il villaggio di Thung Chao, nel nord del Paese, Davide Maggiore ha raggiunto telefonicamente suor Teresa Bello, missionaria saveriana, che descrive così il contesto in cui si trova ad operare:RealAudioMP3

R. – La parrocchia dove lavoriamo con le comunità è in una zona prevalentemente rurale, anche se la diocesi dove ci troviamo, che è la diocesi di Chiang Mai, raduna le più grandi città del nord della Thailandia e ha una percentuale di cristiani dello 0,6%. Nella zona di Chiang Mai, comincia anche a crescere l’industria, il commercio e il turismo. Molti giovani lasciano i villaggi, vanno in città sia per studio che per lavoro e quindi siamo in un momento di confusione culturale perché i giovani che lasciano i loro villaggi, dove l’identità culturale e anche religiosa è più chiara, andando in città perdono anche i loro valori tradizionali. Ci sarebbe molto da lavorare con i giovani, con la famiglia, sia in città che nei villaggi.

D. – Per la maggior parte, la popolazione è buddista. Come siete stati accolti in quanto cristiani?

R. - Questo è un aspetto molto bello della società thailandese, quello dell’armonia, dell’accoglienza, quindi noi non abbiamo avuto problemi nell’inserirci in questa società. Però, c’è anche da dire che l’identità religiosa buddista è abbastanza forte, per cui anche interessarsi a un’altra religione non è così scontato e anzi è un processo lento… Quando siamo arrivati in questa zona ci siamo stabiliti in un villaggio dove c’era solo una famiglia cristiana. Poi pian piano, attraverso le relazioni, attraverso anche un lavoro sociale che facciamo, siamo arrivati ad avere, nell’arco di 13 anni, una piccola comunità cristiana. I primi cristiani, adesso sono quelli che seguono le persone che pian piano si interessano al Vangelo.

D. - C’è una storia di fede particolarmente emblematica che vorrebbe ricordare?

R. - Una davvero particolare. Un giorno ho visto arrivare a casa quest’uomo che mi ha detto: io sono venuto a trovare il Signore. Sapevo per certo che non aveva partecipato agli incontri di preghiera, agli incontri di ascolto del Vangelo che abbiamo nella zona. Quando poi finalmente abbiamo fatto più amicizia gli ho chiesto: ma il Signore che tu vieni a cercare come l’hai conosciuto? Allora lui mi ha detto: “Io ero nel buio, ero nella disperazione, e il Signore ha avuto misericordia di me”. Mi ha raccontato che lui era molto scoraggiato nella vita, perché sua moglie aveva subito un ictus e quindi entrambi avevano dovuto lasciare il lavoro. Lui aveva deciso che doveva porre fine alla sua vita e anche a quella della moglie. Tornato a casa la sera, era fuori nella veranda, pensando a quello che avrebbe fatto il giorno dopo, la mattina dopo: quella sarebbe stata la sua ultima sera. E’ passato un vicino, si sono salutati e gli ha detto: “Dove vai?” Il vicino ha risposto: “Vado in chiesa, vado a pregare”. E lui ha detto: “Voglio venire con te”. E’ entrato in chiesa dietro al suo amico e non si ricorda altro che il Crocifisso che ha visto sulla parete. Ha visto il Crocifisso e ha detto: ecco il vero Dio, ecco il Dio che sto cercando. Poi, è tornato da sua moglie e le ha raccontato che aveva incontrato la luce, aveva visto una nuova possibilità di vita. Lui e sua moglie dopo un percorso di catecumenato hanno ricevuto il Battesimo. Adesso sono ancora insieme.







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