L'arcivescovo maggiore di Kiev, Shevchuk: iniziato processo di guarigione in Ucraina
Preghiera e digiuno per la pacificazione dell’Ucraina. Ad invocarli, la Conferenza
episcopale ucraina di fronte alle violenze di queste settimane. “La preghiera e i
sacrifici - affermano i vescovi in una nota - sono i nostri primi e più potenti strumenti.
Esortiamo tutti a pregare costantemente per la misericordia di Dio, che - proseguono
- può aiutare il nostro Paese sofferente”. I presuli incoraggiano inoltre i sacerdoti
a organizzare veglie di preghiera nelle parrocchie e nelle comunità, affinché “odio
e vendetta svaniscano” e lascino il posto all'“amore fraterno”, termini la guerra
e prevalga la pace, “spariscano le tenebre e brilli il sole della misericordia di
Dio”. Intanto, con gli ultimi avvenimenti in Ucraina, un primo passo del “processo
di guarigione” è stato compiuto: se ne è detto convinto l’arcivescovo maggiore
di Kiev Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica nel Paese. Paolo
Ondarza lo ha intervistato:
R. – Anzitutto
vorrei dire che adesso l’Ucraina è sotto shock, dopo avere visto decine di persone
uccise a sangue freddo nel centro della città, della nostra capitale. L’Ucraina deve
guarire queste ferite che abbiamo subito in questi giorni. Grazie a Dio è stato avviato
un processo costituzionale, in un modo più o meno ragionevole. Il nostro Parlamento
ha cominciato a servire il popolo. Abbiamo visto in questi giorni che il primo passo
che ha fatto cessare il fuoco è stata la decisione di fermare quella che veniva definita
“azione antiterroristica”, iniziata dal presidente Yanukovich. Grazie a questa decisione,
l’Esercito ha iniziato ad abbandonare il quartiere presidenziale e così siamo riusciti
a fermare lo spargimento di sangue. E’ l’inizio di un processo di guarigione. Vedremo,
a livello politico e internazionale, come si potrà risolvere questa situazione.
D.
– In questo momento è a rischio l’unità del Paese, secondo lei?
R. – Il potere
precedente faceva di tutto per provocare gli scontri fra le varie parti del Paese.
Si pensava, per salvare almeno una parte del potere, di dividere l’Ucraina, di creare
una cosiddetta Repubblica dell’Ucraina dell’Est. In questo modo, non potendo salvare
il potere in tutto il Paese, almeno sarebbe rimasto in una parte. Adesso, però, penso
che questo progetto sia già fallito. La sovranità del nostro Paese, anche l’integrità
territoriale, da nessuno sarà messa in dubbio.
D. – E come vive la Chiesa ucraina
greco-cattolica questi momenti? Quali le speranze?
R. – Anzitutto, la nostra
Chiesa è stata sempre con il suo popolo, soprattutto quando il nostro popolo soffriva.
In questi giorni, la nostra Cattedrale a Kiev, ed anche le altre chiese cristiane,
sono diventate ospedali ed anche sale operatorie. Al momento stiamo ospitando migliaia
di feriti. E le chiese sono i centri di una straordinaria solidarietà. La gente aiuta,
con tutti i mezzi che ha, per dare da mangiare alle persone che sono lì, per procurare
le medicine. E’ veramente una mobilitazione della comunità, sia ecclesiale che civile
nella città di Kiev e posso dire in tutta l’Ucraina. E la Chiesa sta sempre con il
suo popolo, come sua madre, sua maestra.
D. – Più volte in questi ultimi giorni
il Papa ha pregato per l’Ucraina...
R. – Ben tre volte ci ha incoraggiato ed
ha manifestato la sua solidarietà al popolo ucraino. Le sue parole di preghiera e
il suo appello a cessare il fuoco e risolvere in modo pacifico il conflitto sono stati
molto sentiti in Ucraina. Quindi, tutti i cittadini ucraini, le varie Chiese e confessioni
cristiane, sono veramente grati al Santo Padre in questo momento.