2014-02-24 17:14:42

Governo Renzi, non basta tagliare spesa serve rilancio consumi e occupazione


RealAudioMP3 "Annunciando di voler insistere inizialmente soprattutto sul taglio della spesa pubblica, attraverso la cosiddetta 'spending review' finalizzata alla riduzione del cuneo fiscale, mi sembra che il Governo Renzi si sia posto su un sentiero molto stretto. La visione per cui l'economia migliora se si tagliano gli sprechi e si riduce la spesa, diventando più competitivi a livello internazionale, è limitata. Le cose non funzionano così". L'economista Leonardo Becchetti, docente all'Università di Tor Vergata, commenta la strategia economica anticipata dal sottosegretario Del Rio al momento del varo dell'esecutivo guidato da Matteo Renzi. "Il vero problema dell'Italia - spiega Becchetti - è infatti il crollo della domanda interna e tagliare la spesa vuol dire comunque tagliare una fonte di domanda, una fonte di consumi. Buona strada sarebbe invece riqualificare la spesa, sostituire agli sprechi maggior investimenti per esempio nell'istruzione, in un progetto di edilizia scolastica che potrebbe portate occupazione". "Io ho paura - commenta Becchetti - che il Governo si schiacci troppo su questa ortodossia, mentre dovrebbe andare in Europa con proposte di più ampio respiro, più simili a ciò che avviene negli Usa o in Giappone, dove ci sono visioni diverse e più coraggiose del ruolo delle banche centrali". "Compito ineludibile di questo Governo - aggiunge l'economista - deve essere comunque rinegoziare i vincoli europei con Bruxelles, perché come dicono anche molti economisti internazionali la crisi europea è una crisi artificiale causata dalla congiunzione di una moneta unica, che si è imposta su una serie eterogenea di stati, con il grande errore di aver abbracciato l'idea di un'austerità espansiva. Quindi, o c'è un rilancio forte dell'Europa, con una politica indirizzata all'obiettivo dell'occupazione e della crescita, oppure il progetto dell'euro resterà in crisi. Serve un governo autorevole capace di andare a Bruxelles a porre queste questioni sul tavolo". (a cura di Fabio Colagrande)








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