Italia, nuovo Governo. Renzi: no agli spot, proveremo a ridurre le tasse
In Italia, il giorno dopo il giuramento del Governo, il presidente del Consiglio Matteo
Renzi è al lavoro per mettere a punto il discorso programmatico con cui chiederà la
fiducia domani al Senato e martedì alla Camera. Al nuovo premier arrivano intanto
le prime telefonate di congratulazioni da parte di leader mondiali, tra i quali il
presidente americano Obama e quello francese Hollande. Il servizio di Giampiero
Guadagni:
Niente annunci
spot ma concretezza. Così su twitter, questa mattina, Matteo Renzi, consapevole che
per le attese create e per le modalità di approdo a Palazzo Chigi il suo esecutivo
non avrà a disposizione il normale tempo di rodaggio. E allora il neo premier, anche
facendo riferimento a quanto fatto da sindaco, delinea gli immediati obiettivi del
nuovo Governo: la riduzione dell’Irpef e delle tasse sul lavoro, il taglio della spesa
pubblica; e lo stop alla burocrazia, definito la madre di tutte le battaglie. Messaggi
indirizzati agli italiani e anche all’Europa, soprattutto in vista del semestre di
presidenza dell’Unione. Considerata, questa, l’occasione migliore per rendere più
flessibile il patto di stabilità e avere così a disposizione maggiori risorse da destinare
a investimenti e crescita. Una strada difficile, che passa dal gioco di squadra, in
particolare con il ministro dell’Economia Padoan, fino a poco tempo fa segretario
generale dell’Ocse e consulente del Fondo Monetario internazionale. Personalità tecnica,
dunque, apprezzata negli ambienti europei.
L’altra partita è quella della riforma
elettorale. Dopo aver raggiunto con Berlusconi il patto sul cosiddetto Italicum, Renzi
ha concordato con l’alleato Alfano del Nuovo Centrodestra di fare entrare in vigore
il nuovo sistema di voto solo una volta riformato il Senato. Allontanando così, di
fatto, l’ipotesi di ritorno immediato alle urne. E’ stato questo il presupposto per
l’accordo di Governo. Contro il quale faranno opposizione, con toni e motivazioni
diverse: Forza Italia, Lega, Sel e Movimento 5 Stelle. Restano poi le critiche di
una parte della minoranza del Pd legata a Civati, che potrebbero anche tradursi in
voto di sfiducia. Voteranno sì i Popolari per l’Italia, nonostante i malumori per
la mancata riconferma del ministro Mauro. Il Governo Renzi può dunque contare su una
maggioranza certa; la vera incognita è quanto questa maggioranza sarà ampia in Senato.