Il Cortile dei gentili promuove un concorso sulla via della bellezza per il dialogo
“Scienze umane, naturali e religiose in dialogo: la via della Bellezza”: questo il
titolo del primo concorso nazionale, riservato alle scuole italiane, indetto dal Ministero
dell’Istruzione d’intesa con il "Cortile dei gentili", l’iniziativa del Pontificio
Consiglio della Cultura dedicata al dialogo tra credenti e non credenti. Isabella
Piro ne ha parlato con il prof. Sergio Ventura, docente di religione presso
il Liceo Tasso di Roma, e coordinatore del blog “Studenti nel Cortile”, ospitato sul
sito web del Cortile dei Gentili:
R. – Il concorso
è nato su iniziativa lungimirante del cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del
Pontificio Consiglio della Cultura, e di Giovanna Boda, direttore di un dipartimento
del Ministero per l’Istruzione. L’idea è quella di stimolare, attraverso i professori
e gli studenti, una riflessione personale e creativa sull’importanza del dialogo tra
credenti e non credenti, quindi in perfetto stile “Cortile dei gentili”. La scadenza
del concorso è il 31 marzo, ma probabilmente verrà prorogata a metà aprile. Vi possono
partecipare tutte le discipline – scienze naturali, umane e, ovviamente, religiose
– e infatti i lavori che sono stati inviati fino ad ora appartengono a tante discipline
diverse. Tutti gli elaborati ruotano attorno al tema della bellezza e sono suddivisi
in riflessioni più narrative – tema, saggio breve, articolo di giornale - oppure in
qualcosa di più creativo, come i componimenti musicali - pop o addirittura rap - piccole
pitture, fumetti. Insomma: tutto il mondo creativo giovanile che permette di sviluppare
le varie potenzialità dei ragazzi. Io ricordo di aver avuto un’alunna dotata in modo
straordinario del dono del disegno. Lei riusciva a trasformare la lezione svolta in
classe in un piccolo quadro. Ancora oggi, io conservo questi quadri che ogni anno
porto nelle nuove classi e così, in modo immediato e sintetico, gli alunni capiscono
di cosa parleremo.
D. - I giovani di oggi sanno che cosa è la bellezza? La
sanno riconoscere, soprattutto?
R. – Sul blog degli studenti abbiamo sviluppato
questa tematica collegando il tema della bellezza con quello dell’etica, del bene.
Riprendendo anche un passo straordinario di Isaia 58, abbiamo intitolato il post “La
bellezza della giustizia”. Cosa è emerso dalla maggior parte dei commenti? Che i ragazzi
riconoscono con grande serenità di essere più vittime che protagonisti della così
detta “società dell’immagine”, e infatti curano molto l’aspetto esteriore. Quindi,
potremmo banalizzare e dire che i giovani non sanno cosa sia la bellezza, si preoccupano
solo della bellezza materiale o superficiale. Però, con la giusta dose di input, facendoli
lavorare, a poco a poco cominciano a notare che c’è un altro tipo di bellezza che
tuttavia, per loro, è bruttezza. Per questo, è necessario aiutarli a cambiare la loro
prospettiva e far capire che gli uomini si possono valorizzare anche per ciò che solo
apparentemente non è bello, come la diversità, la disabilità, ma che in realtà racchiude
in sé una bellezza nuova.
D. - Recentemente, il Papa ha rivolto un discorso
molto importante ai partecipanti alla Plenaria della Congregazione per l’Educazione
cattolica. In particolare, Papa Francesco ha messo in luce due esigenze: il valore
del dialogo nell’educazione e la preparazione qualificata dei formatori...
R.
- Io credo che tutti quanti noi dialoghiamo con gli altri, siano essi persone di fede
diversa o non credenti o studenti. Ma penso che dialogare sul serio significhi anche
lasciarsi “provocare”, nel senso di “provocare un cambiamento”, ossia: il mio linguaggio,
dopo una lezione, si deve modificare, approfondendo un significato, un senso che prima
della “provocazione” che mi arriva, nel mio caso specifico, da un alunno, non era
presente. Più di una volta mi è successo che gli alunni vedessero nella lezione qualcosa
che era evidente, ma che io stesso, dopo dieci anni di insegnamento, non avevo proprio
visto!
D. - Quindi si impara anche dai ragazzi?
R. – Sì, assolutamente!
D.
– E per quanto riguarda la preparazione dei docenti?
R. – Posso riportare quello
che dicono tutti i professori: è necessario, assolutamente, puntare sulla qualità.
Un professore che non si aggiorna, perde, anche perché per l’ora di religione c’è
la libertà di scelta e quindi, se non sappiamo cosa comunicare o come comunicarlo,
perdiamo gli alunni. La preparazione e l’aggiornamento sono quindi fondamentali, ma
bisogna capire chi ce li propone, perché purtroppo, negli anni, è accaduto che i corsi
di aggiornamento venissero proposti da persone che non avevano idea di cosa avviene
nella scuola.