2014-02-23 09:00:03

Il Cortile dei gentili promuove un concorso sulla via della bellezza per il dialogo


“Scienze umane, naturali e religiose in dialogo: la via della Bellezza”: questo il titolo del primo concorso nazionale, riservato alle scuole italiane, indetto dal Ministero dell’Istruzione d’intesa con il "Cortile dei gentili", l’iniziativa del Pontificio Consiglio della Cultura dedicata al dialogo tra credenti e non credenti. Isabella Piro ne ha parlato con il prof. Sergio Ventura, docente di religione presso il Liceo Tasso di Roma, e coordinatore del blog “Studenti nel Cortile”, ospitato sul sito web del Cortile dei Gentili:RealAudioMP3

R. – Il concorso è nato su iniziativa lungimirante del cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, e di Giovanna Boda, direttore di un dipartimento del Ministero per l’Istruzione. L’idea è quella di stimolare, attraverso i professori e gli studenti, una riflessione personale e creativa sull’importanza del dialogo tra credenti e non credenti, quindi in perfetto stile “Cortile dei gentili”. La scadenza del concorso è il 31 marzo, ma probabilmente verrà prorogata a metà aprile. Vi possono partecipare tutte le discipline – scienze naturali, umane e, ovviamente, religiose – e infatti i lavori che sono stati inviati fino ad ora appartengono a tante discipline diverse. Tutti gli elaborati ruotano attorno al tema della bellezza e sono suddivisi in riflessioni più narrative – tema, saggio breve, articolo di giornale - oppure in qualcosa di più creativo, come i componimenti musicali - pop o addirittura rap - piccole pitture, fumetti. Insomma: tutto il mondo creativo giovanile che permette di sviluppare le varie potenzialità dei ragazzi. Io ricordo di aver avuto un’alunna dotata in modo straordinario del dono del disegno. Lei riusciva a trasformare la lezione svolta in classe in un piccolo quadro. Ancora oggi, io conservo questi quadri che ogni anno porto nelle nuove classi e così, in modo immediato e sintetico, gli alunni capiscono di cosa parleremo.

D. - I giovani di oggi sanno che cosa è la bellezza? La sanno riconoscere, soprattutto?

R. – Sul blog degli studenti abbiamo sviluppato questa tematica collegando il tema della bellezza con quello dell’etica, del bene. Riprendendo anche un passo straordinario di Isaia 58, abbiamo intitolato il post “La bellezza della giustizia”. Cosa è emerso dalla maggior parte dei commenti? Che i ragazzi riconoscono con grande serenità di essere più vittime che protagonisti della così detta “società dell’immagine”, e infatti curano molto l’aspetto esteriore. Quindi, potremmo banalizzare e dire che i giovani non sanno cosa sia la bellezza, si preoccupano solo della bellezza materiale o superficiale. Però, con la giusta dose di input, facendoli lavorare, a poco a poco cominciano a notare che c’è un altro tipo di bellezza che tuttavia, per loro, è bruttezza. Per questo, è necessario aiutarli a cambiare la loro prospettiva e far capire che gli uomini si possono valorizzare anche per ciò che solo apparentemente non è bello, come la diversità, la disabilità, ma che in realtà racchiude in sé una bellezza nuova.

D. - Recentemente, il Papa ha rivolto un discorso molto importante ai partecipanti alla Plenaria della Congregazione per l’Educazione cattolica. In particolare, Papa Francesco ha messo in luce due esigenze: il valore del dialogo nell’educazione e la preparazione qualificata dei formatori...

R. - Io credo che tutti quanti noi dialoghiamo con gli altri, siano essi persone di fede diversa o non credenti o studenti. Ma penso che dialogare sul serio significhi anche lasciarsi “provocare”, nel senso di “provocare un cambiamento”, ossia: il mio linguaggio, dopo una lezione, si deve modificare, approfondendo un significato, un senso che prima della “provocazione” che mi arriva, nel mio caso specifico, da un alunno, non era presente. Più di una volta mi è successo che gli alunni vedessero nella lezione qualcosa che era evidente, ma che io stesso, dopo dieci anni di insegnamento, non avevo proprio visto!

D. - Quindi si impara anche dai ragazzi?

R. – Sì, assolutamente!

D. – E per quanto riguarda la preparazione dei docenti?

R. – Posso riportare quello che dicono tutti i professori: è necessario, assolutamente, puntare sulla qualità. Un professore che non si aggiorna, perde, anche perché per l’ora di religione c’è la libertà di scelta e quindi, se non sappiamo cosa comunicare o come comunicarlo, perdiamo gli alunni. La preparazione e l’aggiornamento sono quindi fondamentali, ma bisogna capire chi ce li propone, perché purtroppo, negli anni, è accaduto che i corsi di aggiornamento venissero proposti da persone che non avevano idea di cosa avviene nella scuola.







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