2014-02-22 14:31:14

Pontificia Accademia Vita: anziani e giovani si prendano cura gli uni degli altri


Accompagnare con adeguate cure e amore l’anziano sofferente nell’ultimo tratto del cammino della vita, "no" all'eutanasia. Questo è il messaggio conclusivo dei partecipanti al convegno “Invecchiamento e disabilità”, promosso a Roma dalla Pontificia Accademia per la vita. Il servizio di Marina Tomarro: RealAudioMP3

Favorire una cultura della reciprocità tra anziani e giovani, quel prendersi cura l’uno dell’ altro con amore e rispetto, perché solo così la disabilità senile diventa una risorsa e non solo un fardello da sopportare. Queste le conclusioni del convegno “Invecchiamento e disabilità”. Il commento di mons. Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari:

R. - Dobbiamo lavorare su questa cultura dell’unità nella famiglia. Papa Francesco dice sempre ai giovani che devono curare e devono rispettare gli anziani, i disabili. Questo è il nostro programma: fare del bene a chi soffre, far capire al malato, all’anziano, al disabile, che loro hanno tanta potenzialità, che possono "offrire" le loro malattie agli altri, unendo le loro sofferenze a quelle di Cristo.

D. – In che modo la Chiesa riesce a esser vicino anche alle famiglie dei disabili?

R. – In Polonia, per esempio, i parroci, ogni primo venerdì del mese, visitano i malati con la Comunione e questo è un grande conforto anche per i famigliari. Quando noi pensiamo ai malati subito pensiamo all’ospedale. La realtà oggi è diversa perché il malato dopo qualche giorno torna a casa, ma oggi ci sono tanti malati anziani che "giacciono" nelle loro case. Questa è la grande preoccupazione: poter aiutare queste famiglie, perché ci sia solidarietà dentro la famiglia, da parte dei vicini di casa e anche in parrocchia. Questo è molto importante secondo me.

Ma spesso, purtroppo, i disabili si sentono lasciati soli ad affrontare la loro malattia e i problemi che ne conseguono. Cosa si dovrebbe fare maggiormente? La riflessione di Paolo Marchiori, presidente dell’ Associazione Italiana Sclerosi laterale amiotrofica:

R. - Parte tutto dalla conoscenza e dall’informazione sulla disabilità, che a mio avviso non ci sono. Ci sono regole, hanno fatto la convenzione dell’Onu, sono cose che comunque fanno bene per la società, ma è il "crescere" che crea la persona. Se noi riusciamo a integrare la disabilità, integrarla nel senso che un disabile deve crescere insieme a una persona senza disabilità, quindi, questo giovane, un domani potrebbe diventare una persona che vede la sua disabilità come una normalità. Quindi aiutare una famiglia, essere d’aiuto è una cosa normale. Infine, vorrei dire che la nostra vita, soprattutto da cristiani, fosse una vita a servizio dell’altro. Se avessimo un po’ di fede le famiglie non sarebbero sole. Il cristiano deve essere quella persona attenta al bisogno dell’altro. La fede è questo: io sono l’altro, se voglio bene a me stesso, voglio bene anche all’altro.








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