Cambia scenario la crisi ucraina. Dopo settimane di sanguinose violenze e grazie alla
mediazione dell'Unione Europea, l'opposizione ucraina ha accettato di siglare ieri
un accordo con il presidente, Yanukovich, per disinnescare la crisi politica a Kiev.
Immediatamente approvata dal Parlamento di Kiev la riforma per limitare i poteri del
presidente con il ritorno alla Costituzione del 2004, in vista di elezioni anticipate.
Plaudono all’accordo Stati Uniti, Russia, Nato e Bruxelles. Il servizio di Paolo
Ondarza:
“Un compromesso
necessario” secondo l’Unione Europea, una buona notizia per gli Usa per i quali resta
tuttavia aperta l’ipotesi sanzioni. L’accordo raggiunto in Ucraina tra governo e opposizione
fa tirare un respiro di sollievo dopo l’escalation degli ultimi giorni. Previste elezioni
anticipate nei prossimi mesi e - subito - un governo di unita' nazionale. Il presidente
Yanukovich, in perdita di consensi, ha dunque ceduto alle richieste delle opposizioni.
La Rada ha già dato l’ok alla riforma per il ripristino della Costituzione approvata
dopo la Rivoluzione Arancione del 2004, che limita i poteri presidenziali e ha concesso
inoltre l'amnistia "incondizionata" per tutti i manifestanti. Deposto anche il ministro
dell’interno Zacharchenko, accusato di aver usato violenza contro i dimostranti in
piazza Indipendenza. Si aprono inoltre spiragli per scarcerazione della leader dell’opposizione
Julia Tomoshenko: una riforma del codice penale in questa direzione è stata messa
ai voti dal Parlamento.
Che valore ha l’accordo siglato tra governo e opposizione
in Ucraina? Paolo Ondarza lo ha chiesto a Paolo Calzini, docente di
studi europei all’Università Americana John Hopkins di Bologna:
R. – E’ il primissimo
passo verso una soluzione politica, che invece prenderà molto più tempo, già gravata
dagli strascichi delle violenze di questi ultimi giorni che hanno esasperato le contrapposizioni
fra le varie parti, sia all’interno del Paese, sia anche all’esterno nei rapporti
Unione Europea-Russia. Questo è un primo passo, ma resta poi il compito fondamentale
di come arrivare a quello che sarà il nodo di svolta: nuove elezioni e la nomina di
un governo legittimato, perché per adesso è un governo nominato, è un governo di coalizione,
che dovrebbe in qualche modo unire i moderati delle due parti.
D. – Che cos’è
che ha portato ad una accelerazione verso questo accordo?
R. – E’ un contraccolpo
alla violenza estrema! Il secondo punto è che, in questo caso, credo che l’Unione
Europea abbia ripreso una sua iniziativa e la presenza dei tre ministri degli esteri
a Kiev e anche – mi pare di capire – di un rappresentante russo abbiano giocato a
favore di una soluzione, costringendo in qualche modo Janukovic a prendere posizione
e a cedere su tutta una serie di punti che l’opposizione gli chiedeva.
D.
– A questo proposito, il potere di Janukovic sembra uscire fortemente ridimensionato
dalle ultime giornate: prima la pressione della Comunità internazionale; poi il cedere
di fatto al ritorno alla Costituzione del 2004, che ridimensiona i poteri del presidente;
e ancora le numerose defezioni anche all’interno delle forze armate in segno di dissenso
nei confronti della repressione attuata verso i manifestanti…
R. – Certo, Janukovic
è con le spalle al muro! Una parte delle opposizioni vorrebbe le dimissioni di Janukovic:
cosa che invece l’Unione Europea per prima non vuole, perché bisogna mantenere un
dialogo tra le parti. Quindi Janukovic deve portare su di sé la responsabilità di
portare avanti questo discorso in chiave politica. Però indubbiamente Janukovic è
con le spalle al muro e se la situazione va avanti in questi termini perderà sempre
più influenza e quando si arriverà alle elezioni io non dubito che vinceranno le opposizioni.
D. – Quindi c’è da aspettarsi una svolta in Ucraina?
R. – C’è una
prima svolta. Adesso bisogna però realizzarla sul terreno di fatto: portandola alla
normalizzazione, perché intanto la situazione è molto degenerata. Pensi che nelle
regioni occidentali del Paese c’è – come dire – un governo insurrezionale… Quindi
come riportare un ordine istituzioni entro il quale poi portare avanti un discorso
politico di confronto elettorale aperto fra le parti? Quindi resta aperto il discorso,
però questo è un primo passo.