Centrafrica: 28 mila civili fuggiti in Camerun dall'inizio di febbraio
Nella Repubblica Centrafricana più della metà della popolazione ha bisogno di aiuti
urgenti: è quanto afferma l’Onu, che chiede un rafforzamento del contingente europeo
con l’invio di oltre 3 mila unità nel Paese. Dall’inizio di febbraio sono oltre 28mila
le persone riparate in Camerun per sfuggire alle violenze. I due principali leader
religiosi di Bangui, l’arcivescovo cattolico Dieudonné Nzapalainga e l'imam Oumar
Kobine Layama, hanno lanciato un appello congiunto al disarmo dei civili “infiltrati”
nelle chiese e nelle moschee. Veronica Giacometti ha intervistato Massimo
Alberizzi, direttore del sito africa-express.info:
R. - Il problema
è che non riescono a bloccare le violenze. C’è una fortissima pulizia etnica. Ovviamente,
le gerarchie religiose - da una parte e dall’altra - cercano di frenare queste violenze
ma non ci riescono. C’è stata troppa tensione e troppe vendette tra i due gruppi,
quindi è difficilissimo riuscire a bloccarle. Adesso, i francesi e le altre truppe
straniere riescono a mantenere in qualche modo la calma a Bangui, però nelle zone
remote, nei villaggi dove non c’è controllo, ovviamente la situazione è drammatica
e ci sono esodi biblici.
D. – Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha
chiesto un rafforzamento del contingente europeo nella Repubblica centrafricana con
l’invio di almeno tremila unità...
R. – Credo che tremila unità sia il numero
minimo perché il Paese è molto poco popolato: ci sono moltissimi villaggi isolati
dove il controllo è difficile ed anche se si arriva in un villaggio con un contingente
di circa 40 uomini nel momento in cui ci si allontana ricomincia l’attacco. Quindi,
si dovrebbe agire subito. Questo è un altro problema; i contingenti non si muovono
in un’ora ci possono volere settimane e lascio immaginare, durante quelle settimane,
cosa può succedere.
D. – La priorità è contenere la violenza...
R. –
Questo è l’obiettivo primario, poi ci sono altri obiettivi come dare finalmente un
governo civile che possa controllare la situazione con i militari ed ovviamente un
governo che sia in grado di controllare la situazione del Paese. È un obiettivo ambizioso
ma che bisogna raggiungere, altrimenti non ha nessun senso inviare un contingente
militare; il contingente serve a bloccare la situazione acuta, poi però c’è una situazione
cronica che va curata.