Libia al voto per eleggere l'Assemblea Costituente
Urne aperte in Libia per l’elezione dell’Assemblea Costituente, che sarà chiamata
a redigere la nuova Costituzione del dopo Gheddafi, deposto nel 2011. Passaggio essenziale
per disegnare il nuovo profilo istituzionale e politico del Paese nord-africano, ancora
alla ricerca di una stabilizzazione dopo la rivoluzione che ha portato alla caduta
del Rais. Il nuovo organismo sarà composto da 60 membri, rappresentanti della Tripolitania
all'ovest, di Fezzan nel sud e della Cirenaica ad est, mentre sei seggi saranno riservati
alle donne e altri sei alle minoranze etniche. Salvatore Sabatino ne ha parlato
con Arturo Varvelli, ricercatore Ispi ed esperto di politica libica:
R. - È la
seconda elezione del dopo Gheddafi. Viene, infatti, dopo quella del 2012 che aveva
riscosso un buon successo popolare con tre milioni di iscritti e che si erano svolte
in un clima quasi pacifico. Queste naturalmente si svolgono in un clima totalmente
diverso rispetto a quelle di due anni fa. Hanno poi un valore simbolico diverso anche
per la partecipazione popolare che avranno: già dagli iscritti a queste elezioni -
circa un terzo di quelli che erano allora - capiamo che la disaffezione verso la democrazia
dei libici sta prendendo piede.
D. - Un voto, infatti, che è stato anticipato
da violenze, tensioni, divisioni… Quali sono i punti critici della Libia di oggi?
R.
- Il punto fondamentale è che l’autorità centrale non ha ancora il monopolio dell’uso
della forza e non avendo questo controllo - ora diluito e distribuito tra tutte le
milizie che controllano ancora il Paese - naturalmente non possiamo avere uno Stato
come noi lo intendiamo. Il secondo motivo di preoccupazione è certamente quello legato
ad una polarizzazione del confronto politico: da una parte abbiamo la Fratellanza
Musulmana e le forze islamiste, che hanno una maggioranza all’interno del Congresso
nazionale; dall’altra parte abbiamo invece le forze laiche, più secolariste che appoggiamo
il governo di Zeidan e che si sentono usurpate del potere per la campagna che è stata
fatta dalla Fratellanza Musulmana all’interno del Parlamento ma soprattutto da un
confronto che è diventato molto più aspro tra le due componenti sotto l’influenza
di quanto è avvenuto in Egitto nel luglio scorso.
D. - La nuova carta costituzionale
che caratteristiche dovrà avere per traghettare il Paese verso un futuro di normalizzazione
e di crescita?
R. - L’unica caratteristica che deve avere secondo me è quella
di essere condivisa il più ampiamente possibile. Solo questo può essere un elemento
formante della nuova nazione libica, tutto il resto è secondario. Sono secondarie
anche le preoccupazioni sulla sharia: la sharia è uno degli elementi portanti, elemento
emergente e di convergenza di molte forze politiche. Poi, naturalmente su come verrà
inserita la sharia all’interno della Costituzione c’è un ampio dibattito: sarà l’unica
fonte principale della legge? Chi deciderà se una legge del Parlamento è coerente
con la legge della sharia? Tutte queste sono tematiche all’interno di una battaglia
politica che ancora deve essere compiuta pienamente e questo sarà uno degli elementi
caratterizzanti del futuro del Paese. Il punto fondamentale però è che sia una carta
il più condivisa possibile da tutti, da tutte le forze politiche, dalle entità locali,
tribali e dalle minoranze.