2014-02-20 14:21:21

"Invecchiamento e disabilità". Mons. De Paula: bisogna combattere l'indifferenza


Al via, ieri a Roma, presso l’Istituto Augustinianum il Workshop della Pontificia Accademia per la Vita, dedicato ad “Invecchiamento e disabilità”. I lavori si concluderanno oggi con l’intervento di mons. Zygmut Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, sul tema “Chiesa e persone anziane disabili. Fabio Colagrande ha intervistato mons. Ignacio Carrasco de Paula, presidente della Pontificia Accademia per la Vita:00:04:03:62

R. – Credo che la cosa specifica della Chiesa sia sempre svegliare la dimensione trascendente. Dobbiamo renderci conto che la nostra vita, i nostri problemi, vanno collocati in un contesto nel quale c’è qualcosa di più, al di là di noi stessi: Dio. Questa è la cosa fondamentale. In questo senso, ritengo che sia molto importante ricordarsi di quella espressione di Gesù nel Vangelo: "L'avete fatto anche a me".

D. – Papa Francesco ha condannato più volte la cultura dello scarto, diffusa oggi, che tende a escludere i disabili e gli anziani…

R. – Mi pare sia un’espressione molto indovinata. Io direi che è una variante di quel termine “cultura della morte” che introdusse il Beato Giovanni Paolo II. Ci sono cose che effettivamente vengono usate, poi non servono più e si gettano. Questo non si può trasferire al mondo degli esseri umani. E’ assolutamente inammissibile.

D. - Ci sono atteggiamenti sociali in particolare che bisogna contrastare in questo campo?

R. – Penso di sì. In primo luogo, l’indifferenza. Penso che uno dei mali della nostra cultura, della nostra società, nel terzo millennio, sia l’indifferenza, più che l’incredulità. E’ l’atteggiamento più importante da combattere in questo momento.

D. - Che significato assume il 20.mo anniversario della vostra Fondazione nell’attuale contesto ecclesiale, sociale?

R. – Ci permette di guardare un po’ indietro, vedere il percorso che abbiamo fatto quando Giovanni Paolo II volle istituire l’Accademia. Credo dobbiamo continuare sulla linea che abbiamo seguito fino ad adesso, che è fondamentalmente quella di aiutare a capire le reali dimensioni, radici, circostanze in cui nascono tutti questi fenomeni che riguardano la vita umana. La maggior parte di questi sono straordinari! Basti pensare in questi 20 anni a tutti i progressi della medicina, delle discipline biomediche. In generale, è una cosa della quale possiamo essere più che soddisfatti e guardare al futuro con speranza. Noi abbiamo la particolarità di poter studiare e affrontare queste cose in totale autonomia, non siamo influenzati da fattori economici, dall’opinione pubblica, non siamo soggetti ai cliché. Però, vorrei dire anche un’altra cosa. Il nostro intento non è solo di formare le intelligenze: consideriamo che sono temi nei quali è assolutamente fondamentale mettere il cuore. Quando si tratta della vita umana, soltanto con teorie, ipotesi, sillogismi, con ragionamenti, il percorso che possiamo fare è molto breve, non dura tanto. Sono temi che è necessario anche affrontare con il cuore.

D. – Cambiando tema, preoccupano in questo momento il diffondersi di legislazioni che autorizzano l’eutanasia, estendendola addirittura ai minori. Come spiegare, secondo lei, questa cultura contraria alla vita?

R. – Io non sono molto convinto che sia una cultura contraria alla vita, in quanto mi sembra che sia un fenomeno abbastanza focalizzato, solo che è focalizzato nelle stanze del potere. E’ qualcosa che viene imposto servendosi anche di tutto un lavoro di propaganda, di manipolazione dell’opinione pubblica. Questa legge vorrebbe risolvere eventuali problemi, soprattutto di sofferenza, che in realtà si risolvono in un’altra maniera e molto meglio. La morte non è una soluzione in nessun caso.

Ultimo aggiornamento: 21 febbraio







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