Il card. Raï: crisi in Siria è guerra di Stati sunniti contro Stati sciiti, cristiani
minacciati
Un accorato appello alla comunità internazionale perché compia passi concreti per
la pace in Siria è stato lanciato dal cardinale libanese Béchara Boutros Raï.
Il patriarca di Antiochia dei Maroniti ricorda le violenze che stanno devastando la
Siria: una guerra di cui anche il Libano sta pagando le conseguenze, come gli attentati
che si stanno susseguendo negli ultimi giorni. Ascoltiamo l’appello del patriarca
libanese al microfono di Talal Yammine:
R. – Basta distruzione!
Basta gente che muore! Basta queste perdite su tutti i livelli! Nove milioni di siriani
fuori dalle loro case, che vivono all’aperto … bisogna che la comunità internazionale
abbia più responsabilità, ascolti di più la voce del Santo Padre che non cessa di
invitarla a trovare soluzioni pacifiche. Questo noi lo sosteniamo con la preghiera:
altrimenti, non sarà facile che questa Via Crucis possa finire … e noi in Libano –
purtroppo – ne subiamo tutte le conseguenze.
D. – La crisi siriana, secondo
lei, sta provocando un lento ma inevitabile processo di distacco del Libano da Damasco?
R.
– Se si comprende il “distacco da Damasco” come distacco dal regime, non lo so; comunque,
quello che sta avvenendo adesso, in questi giorni, è che il regime sta guadagnando
terreno, giorno dopo giorno. Ma noi non vogliamo guardare a chi vince: noi vogliamo
dire “basta alla guerra”, una guerra imposta e che proprio perché è imposta è uscita
fuori dal suo binario. E’ iniziata, come in altri Paesi arabi, con il popolo che voleva
le riforme; è diventata una guerra di Stati sunniti contro Stati sciiti che si combattono
su questo territorio, ed è finita per essere una guerra tra diversi gruppi di fondamentalisti
estremisti come al Qaeda, Daesh, al Nusra e mercenari di diversi Paesi occidentali
e orientali. Non è più una guerra tra il regime e il popolo, e per questo noi vogliamo
dire “basta!”. Bisogna che la comunità internazionale trovi le soluzioni perché questa
non è una via verso le riforme politiche; non è una via verso la democrazia: è una
situazione uscita fuori dal binario, come è successo in Iraq. Dov’è la democrazia
che si voleva portare in Iraq? Adesso c’è una guerra civile tra sunniti e sciiti che
tutti i giorni semina terrore e miete vittime innocenti. Allora, noi vogliamo rivolgere
questo appello alla comunità internazionale, alla coscienza della comunità internazionale,
affinché si ponga fine alla guerra.
D. – Qual è oggi la condizione dei cristiani
in Libano, alla luce di tutte le crisi che circondano il Paese – quella siriana, quella
israelo-palestinese, ma anche quella interna, economica?
R. – La guerra ha
i suoi effetti su tutti i cittadini, cristiani e musulmani. La guerra non distingue.
I cristiani come i musulmani, e tutti gli altri, in Libano e in Siria, come in Iraq
e in Egitto, soffrono della guerra, della mancanza di sicurezza, mancanza di stabilità
e quindi soffrono economicamente e socialmente. Questo è generale. In più, i cristiani
sono minacciati dove ci sono gruppi fondamentalisti. Adesso, in Siria, i fondamentalisti
minacciano i cristiani nominalmente: allora, i cristiani non possono vivere sotto
le minacce e non sanno che futuro avranno …