Nel la scelta di un direttore giovane e relativamente poco noto, come Claudio Abbado,
fu considerata sorprendente. Tra i tanti cambiamenti, Abbado impone un rinnovamento
dell'approccio alla partitura: approccio filologico, ma non dogmatico; la ricerca
e l'utilizzo di partiture originali, lo studio dell'esecuzione musicale dell'epoca,
si accoppiano con la ricerca di una musicalità spontanea ma non banale. Questo consente
di risentire per la prima volta, capolavori ben noti del repertorio tradizionale,
così come di poter ascoltare brani di autori dei quali si conosceva solo parte della
produzione (come ad esempioGioachino
Rossini). Dal punto di vista sinfonico, i cicli completi delle opere di Beethoven e Brahms,
sono accoppiati all'esecuzione di autori all'epoca poco (o addirittura mai) eseguiti
in Italia, come Mahler o
Bruckner. Per questa operazione
di "internazionalizzazione" del cartellone, sono sovente ospitati i maggiori direttori
del panorama mondiale, come Karl
Böhm, Herbert von Karajan,
Carlos Kleiber, Leonard
Bernstein, Riccardo Muti,
Georg Solti; talvolta alla
guida delle rispettive orchestre, altre volte guidando l'Orchestra
del Teatro alla Scala, destinata a trasformarsi da orchestra prevalentemente operistica
in orchestra sinfonica
di caratura internazionale, come effettivamente accadde nel 1982
con l'istituzione ufficiale della Filarmonica
della Scala. Stefano Corato presenta stasera al grande Claudio Abbado, i suoi
esordi nel ambito del compositore Ludwig van Beethoven. Oggi Giovedi 20 Febbraio,
alle 19’50 (FM 105) nell’ambito di ‘Diapason’: Abbado-Beethoven: gli esordi.