2014-02-20 11:10:13

Abbado-Beethoven: gli esordi


Nel la scelta di un direttore giovane e relativamente poco noto, come Claudio Abbado, fu considerata sorprendente. Tra i tanti cambiamenti, Abbado impone un rinnovamento dell'approccio alla partitura: approccio filologico, ma non dogmatico; la ricerca e l'utilizzo di partiture originali, lo studio dell'esecuzione musicale dell'epoca, si accoppiano con la ricerca di una musicalità spontanea ma non banale. Questo consente di risentire per la prima volta, capolavori ben noti del repertorio tradizionale, così come di poter ascoltare brani di autori dei quali si conosceva solo parte della produzione (come ad esempioGioachino Rossini).
Dal punto di vista sinfonico, i cicli completi delle opere di Beethoven e Brahms, sono accoppiati all'esecuzione di autori all'epoca poco (o addirittura mai) eseguiti in Italia, come Mahler o Bruckner. Per questa operazione di "internazionalizzazione" del cartellone, sono sovente ospitati i maggiori direttori del panorama mondiale, come Karl Böhm, Herbert von Karajan, Carlos Kleiber, Leonard Bernstein, Riccardo Muti, Georg Solti; talvolta alla guida delle rispettive orchestre, altre volte guidando l'Orchestra del Teatro alla Scala, destinata a trasformarsi da orchestra prevalentemente operistica in orchestra sinfonica di caratura internazionale, come effettivamente accadde nel 1982 con l'istituzione ufficiale della Filarmonica della Scala.
Stefano Corato presenta stasera al grande Claudio Abbado, i suoi esordi nel ambito del compositore Ludwig van Beethoven. Oggi Giovedi 20 Febbraio, alle 19’50 (FM 105) nell’ambito di ‘Diapason’: Abbado-Beethoven: gli esordi.








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