Un patto tra le religioni contro la violenza: l'appello lanciato in un convegno di
Sant'Egidio
Possono le religioni liberare dalla violenza? Uno degli interrogativi ai quali leader
di tutte le religioni spesso sono chiamati a rispondere. Se ne è parlato a Roma, in
un Convegno organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio “Le Religioni e la Violenza”,
al quale hanno preso parte personalità cristiane, ebree, musulmane, assieme a diplomatici,
studiosi e analisti. Servizio di Francesca Sabatinelli:
Fondamentalismo
e terrorismo: sono gli elementi che possono contaminare le religioni a tal punto da
non essere più veicoli di pace, bensì strumenti di morte. Alcuni dei conflitti che
oggi si vivono in diverse parti del mondo, in alcune zone dell’Africa, del Medio Oriente
o dell’Asia testimoniano il tentativo di dare giustificazione religiosa alla violenza.
Come già altre volte in passato, anche in questa occasione le personalità chiamate
a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio hanno, pur nella diversità di sfumature e accenti,
confermato che nessuna religione legittima atti di violenza, che il nome di Dio non
può essere usato per giustificare il terrorismo. “Oggi tutte le religioni, ha detto
in apertura di Convegno il cardinale Walter Kasper, presidente emerito del
Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani, sono vittime di persecuzioni”, ma
non bisogna neanche dimenticare il fatto che “gli appartenenti a tutte le religioni,
compresi i cristiani, sono stati e sono fautori di violenza”. Dunque, è l'osservazione,
“non possiamo eludere un esame di coscienza”. Occorre però rifiutare le teorie che
“denunciano l’inevitabile connessione fra religioni – soprattutto quelle monoteistiche
– e violenza religiosa”:
“Oggi, abbiamo questo abuso delle religioni: spesso
sono un pretesto, anche, per ragioni o interessi economici, politici, sociali. Ma
la religione è per la pace, il nome di Dio è pace, e perciò la religione ci chiama
alla pace, al riconoscimento dell’altro e all’apprezzamento dell’altro come uomo,
come immagine di Dio. Una purificazione delle religioni stesse è anche un ripensamento
dell’essenza della religione e una conversione del cuore. La pace sorge dal cuore”.
La
violenza indossa l’abito della religione laddove i diritti umani sono lesi, dove mancano
i diritti economici, il rispetto dei diritti sociali e politici. E’ da qui - spiega
Abdelfattah Mourou, vicepresidente del movimento Ennahdha, vincitore delle
elezioni in Tunisia e artefice della nuova Costituzione - che si deve partire per
fermare la violenza:
Les causes de la violence, ce n’est pas la religion,
c’est autre chose… Le cause della violenza non risiedono nelle religioni,
sono un’altra cosa. Sono una dittatura, o una mentalità razzista, o aspetti economici,
sociali che provocano problemi. Bisogna risolvere quei problemi per poter imporre
la giustizia tra gli uomini, e imporre che non ci sia più violenza. Chiedere a persone
indifese, povere, senza prospettive economiche, di sottomettersi alla legge - quella
stessa legge che non riconosce i loro diritti - è un’ingiustizia nei riguardi di queste
persone. Bisogna togliere loro il pretesto di usare violenza.
“Tutte le
religioni sono interpellate dalla violenza, sono tentate da essa, sono talvolta sopraffatte,
mentre in altri casi resistono a essa e guariscono l’umanità dalla sua presa”. Così
Andrea Riccardi, fondatore di Sant’Egidio, in conclusione di Convegno:
R.
– Sono finite le ideologie e la violenza, i violenti, le organizzazioni violente si
rivolgono alle religioni per essere legittimate: questo è il grande problema. Le religioni
subiscono la seduzione, la pressione delle organizzazioni violente e noi abbiamo una
violenza religiosa crescente. Vediamo in Centrafrica che oggi si parla di lotta tra
cristiani e musulmani, ma la realtà è più complessa. E allora, le religioni non possono
vivere chiuse nel loro angolo, ma si debbono prendere le loro responsabilità: delegittimare
la violenza – primo; secondo, educare al rispetto per l’altro e soprattutto cancellare
quella predicazione del disprezzo verso l’altro che è tipica di tanti mondi religiosi.
D.
– A chi identifica nell’islam la radice della violenza, cosa occorre rispondere?
R.
– Io credo che l’islam non sia la radice della violenza, anche se l’islam è fortemente
tentato dalla violenza e fortemente coinvolto da un processo di violenze in alcune
Regioni, in alcune parti del mondo, come vediamo in Siria. Io credo che tutte le religioni,
in maniera virtuosa, debbano mettersi a riflettere.
Le religioni hanno le loro
armi per contrastare le spinte distruttive e sono il dialogo e la cooperazione, efficaci
nonostante le profonde differenze. Marco Impagliazzo, presidente di Sant’Egidio:
“Noi
siamo stati sollecitati dalla stessa predicazione di Papa Francesco ad affrontare
il tema della violenza nelle religioni. Ciò che appare, guardando il nostro mondo,
è che questa violenza esiste, che questa violenza è forte e colpisce molti innocenti
ed è anche in grado di attrarre tanti piccoli. Quindi, il fatto che uomini di religione,
teologi, professori si mettano a discutere di come le ragioni della pace, invece,
siano le vere ragioni delle religioni, può essere una grande educazione per molti”.
Impagliazzo
e Jerry White, del Dipartimento di Stato americano, leader della campagna internazionale
contro le mine antiuomo, si sono ritrovati quindi sulla necessità di dar vita ad un
“patto comune” delle religioni, delle culture e della diplomazia per sradicare la
violenza e costruire la pace nel mondo.