Ucraina: mons. Shevchuk chiede di fermare lo spargimento di sangue
Un appello perché sia fermato lo spargimento di sangue in Ucraina e la richiesta a
tutte le Chiese del Paese di suonare le campane in questo momento in cui in Ucraina
c’è pericolo di un vero e proprio “fratricidio”. A lanciarlo - dopo i nuovi violenti
scontri scoppiati a Kiev tra polizia e manifestanti antigovernativi - è mons. Sviatoslav
Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, da sempre impegnato con i suoi
sacerdoti e le chiese, a fianco dei manifestanti di Maidan per un’Ucraina democratica
ed europea. Dal 22 novembre, giorno in cui sono iniziate le manifestazioni pro-Europa
in Maidan - riferisce l'agenzia Sir - la Chiesa greco-cattolica è sempre stata a fianco
dei manifestanti. Ha lasciato le chiese di Kiev aperte per accogliere e dare rifugio
e pasti caldi alle persone. Al presidente ucraino Viktor Yanukovich, mons. Shevchuk
ha detto: “Noi siamo, siamo stati e saremo sempre a fianco del popolo”. Ieri però
la situazione è improvvisamente degenerata e il capo della Chiesa greco-cattolica
ha lanciato un appello al Paese: “Con grande rammarico devo dire che gli appelli delle
Chiese affinché fosse impedito lo spargimento di sangue e fosse trovata una soluzione
pacifica al conflitto, non sono stati ascoltati. In nome di Dio condanno ogni violenza,
ogni violazione dei diritti umani e della volontà del popolo. Vorrei ricordare con
forza che chi ha potere, ha anche la piena responsabilità per quanto sta accadendo
nel Paese. Mi appello a ciascuno perché sia fermato immediatamente lo spargimento
di sangue. Chiedo a tutti i figli della Chiesa di digiunare, pregare ed esprimere
solidarietà alle vittime. In questo momento in cui l’Ucraina vive il pericolo di un
fratricidio, lasciate che tutte le campane delle chiese suonino”. (R.P.)