2014-02-19 16:30:55

Stonature sanremesi


RealAudioMP3 La protesta in avvio del Festival della canzone italiana, con due lavoratori arrampicati sulle impalcature dell'Ariston che minacciavano il suicidio perché senza salario da 16 mesi, ci porta in Campania, che dal 2008 ha perso quasi 15 punti di Pil, diventando la regione più povera d'Italia. I protagonisti del gesto - denunciati per violenza privata - sono disoccupati del Consorzio Unico di Bacino di Napoli e Caserta. "La questione è diventata esplosiva - lamenta Antonio Mattone, direttore dell'Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro della diocesi di Napoli - e ormai siamo purtroppo di fronte ad una sorta di professionalizzazione della protesta. Ci sono quasi 100 scuole campane occupate. Credo che la politica debba fare uno scatto ed intervenire con risposte concrete. C'è un'emergenza sociale che sta diventando insostenibile. In Campania ci sono 29mila persone in cassa integrazione, il tasso di disoccupazione è al 19% (quella giovanile supera il 40%), sono 600 le vertenze aperte che interessano 50mila lavoratori. Bisogna assumersi il problema Sud. Detto ciò, c'è un aspetto legittimo di diritto al lavoro da rivendicare ma oltre un certo limite non credo che possa essere condivisibile ricorrere a questo tipo di visibilità".
Certo, la protesta ha intralciato la partenza della kermesse che ha complessivamente registrato un milione e mezzo di spettatori in meno rispetto all'anno scorso, "il che non è poco", commenta Massimo Scaglioni, docente di Storia dei Media all'Università Cattolica di Milano. "L'andamento dell'ascolto ha evidenziato una certa stanchezza - sottolinea Scaglioni - come se il Festival non avesse mantenuto le promesse. Lento nella scrittura, faticoso, slabbrato. L'omaggio al tema della bellezza era interessante ma non è stato forse capito abbastanza. I momenti migliori sono stati Pif, la Carrà e la presenza di Cat Stevens, che ha dato molta qualità ed emozione". Mario Luzzatto Fegiz, critico musicale del Corriere della Sera, inviato a Sanremo, si ricrede sulla formula di due canzoni che, dice, "funziona, dal punto di vista dello spettacolo e del coinvolgimento della gente. Il problema grosso però è l'ipertrofia di questo festival, mi sembra una mancanza di rispetto per il pubblico. Si è tolta la centralità alla musica. Le canzoni comunque sono state abbastanza originali, con delle idee". Ma Sanremo serve alla musica? "La musica è una cosa, Sanremo è un'altra. E' difficile dire se e quanto serva oggi, con questa frammentazione esagerata dei consumi e della creatività". (a cura di Antonella Palermo)







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