La protesta in avvio
del Festival della canzone italiana, con due lavoratori arrampicati sulle impalcature
dell'Ariston che minacciavano il suicidio perché senza salario da 16 mesi, ci
porta in Campania, che dal 2008 ha perso quasi 15 punti di Pil, diventando la regione
più povera d'Italia. I protagonisti del gesto - denunciati per violenza privata -
sono disoccupati del Consorzio Unico di Bacino di Napoli e Caserta. "La questione
è diventata esplosiva - lamenta Antonio Mattone, direttore dell'Ufficio di Pastorale
Sociale e del Lavoro della diocesi di Napoli - e ormai siamo purtroppo di fronte ad
una sorta di professionalizzazione della protesta. Ci sono quasi 100 scuole campane
occupate. Credo che la politica debba fare uno scatto ed intervenire con risposte
concrete. C'è un'emergenza sociale che sta diventando insostenibile. In Campania ci
sono 29mila persone in cassa integrazione, il tasso di disoccupazione è al 19% (quella
giovanile supera il 40%), sono 600 le vertenze aperte che interessano 50mila lavoratori.
Bisogna assumersi il problema Sud. Detto ciò, c'è un aspetto legittimo di diritto
al lavoro da rivendicare ma oltre un certo limite non credo che possa essere condivisibile
ricorrere a questo tipo di visibilità". Certo, la protesta ha intralciato la partenza
della kermesse che ha complessivamente registrato un milione e mezzo di spettatori
in meno rispetto all'anno scorso, "il che non è poco", commenta Massimo Scaglioni,
docente di Storia dei Media all'Università Cattolica di Milano. "L'andamento dell'ascolto
ha evidenziato una certa stanchezza - sottolinea Scaglioni - come se il Festival
non avesse mantenuto le promesse. Lento nella scrittura, faticoso, slabbrato.
L'omaggio al tema della bellezza era interessante ma non è stato forse capito abbastanza.
I momenti migliori sono stati Pif, la Carrà e la presenza di Cat Stevens, che ha dato
molta qualità ed emozione". Mario Luzzatto Fegiz, critico musicale del Corriere
della Sera, inviato a Sanremo, si ricrede sulla formula di due canzoni
che, dice, "funziona, dal punto di vista dello spettacolo e del coinvolgimento della
gente. Il problema grosso però è l'ipertrofia di questo festival, mi sembra una mancanza
di rispetto per il pubblico. Si è tolta la centralità alla musica. Le canzoni
comunque sono state abbastanza originali, con delle idee". Ma Sanremo serve alla musica?
"La musica è una cosa, Sanremo è un'altra. E' difficile dire se e quanto serva oggi,
con questa frammentazione esagerata dei consumi e della creatività". (a cura di
Antonella Palermo)