A Bangkok relativa calma dopo la giornata di sangue di martedì
In Thailandia dopo la giornata di sangue di martedì, ieri la polizia è restata sulla
difensiva, lasciando sostanzialmente via libera a nuove significative azioni di protesta.
Il premier al sicuro in località ignota, mentre anti-governativi e agricoltori minacciano
di invadere nelle prossimo ore la sede provvisoria dell'esecutivo a Bangkok, presidiata
da polizia antisommossa e armata. Il servizio di Stefano Vecchia:
Dopo i duri
scontri e le vittime di ieri per il tentativo della polizia di forzare un presidio
presso il Palazzo del governo, oggi è arrivata la risposta della protesta alle accuse
di volere fomentare i disordini e di impedire il pagamento degli arretrati dovuti
ai risicoltori, anch'essi in aperta rotta di collisione con l'esecutivo. Migliaia
di manifestanti si sono mossi dai presidi principali in un lungo corteo di auto e
motociclette verso la sede di lavoro del premier Yingluck Shinawatra, da due mesi
all'interno del segretariato permanente della Difesa, in un'area periferica della
metropoli. Ad essi si sono aggiunti centinaia di agricoltori, parte di quelli che
questa mattina hanno bloccato con pesanti catene gli ingressi del ministero del Commercio
chiedendo agli impiegati di tornarsene a casa. Questa congiunzione tra protesta di
piazza attiva ormai da oltre cento giorni e le rivendicazioni degli agricoltori che
stanno voltando le spalle al governo dopo essere stati la sua più fedele base elettorale,
è un elemento nuovo nel caos thailandese. Evidentemente non ha convinto la giustificazione
che il ritardato pagamento del riso consegnato ai magazzini governativi derivi dal
boicottaggio dell'opposizione. In realtà, il governo, che ora ha funzioni ridotte
in quanto provvisorio, è responsabile per una politica risicola che nell'ultimo biennio
ha creato enormi vuoti nelle casse pubbliche, ponendo nel contempo fuori mercato il
paese, fino al 2011 maggiore esportatore di riso al mondo. Per la scarsa trasparenza
del piano risicolo e la corruzione che lo ha interessato, da ieri la signora primo
ministro è sotto indagine ufficiale della Commissione nazionale Anti-corruzione. Un
altro elemento che pone lei e il suo esecutivo in una situazione assai difficile,
nella prospettiva di impeachment. Intanto, la conta delle vittime della battaglia
di ieri presso il ponte di Pan Fah è salita a 5 morti e 70 feriti. Dati già crudi,
ma che soprattutto accrescono rabbia e voglia di rivalsa. Anche nei ranghi della polizia,
che ha avuto un morto tra le vittime, ma che sempre più si trova davanti tra le fila
di una protesta normalmente nonviolenta, individui armati, preparati militarmente
e in grado di agire apparentemente indisturbati.